La Red Bull sta dominando in F1, ma ha perso il gran capo Dietrich Mateschitz. Ecco come potrebbero andare le cose in futuro.
La stagione di F1 targata 2022 non ha più nulla da raccontare. In Giappone, Max Verstappen si è laureato campione del mondo per la seconda volta, e lo stesso ha fatto la Red Bull ad Austin, portando a casa il quinto titolo costruttori della sua storia, interrompendo un’egemonia Mercedes che sembrava impossibile da scalfire.
La Ferrari è l’unica grande sconfitta, dal momento che un’annata storta per il team di Brackley è accettabile considerando tutto ciò che avevano vinto in questi anni. L’unica brutta notizia per la Red Bull è legata ad un dramma ben più importante rispetto ai risultati sportivi, visto che il patron Dietrich Mateschitz è scomparso all’età di 78 anni dopo una lunga malattia.
Sulla sua salute cagionevole circolavano voci da oltre un mese, ma solo nella serata italiana di sabato è arrivata la conferma del suo decesso. Christian Horner, Verstappen e Sergio Perez hanno dedicato la vittoria del titolo costruttori al grande capo, che ha costruito un impero dal nulla quando fondò il suo marchio nel 1984, per poi esportarlo e pubblicizzarlo in tutti gli sport, F1 compresa.
La Red Bull è al top della massima categoria automobilistica, e senza l’invenzione di Mateschitz oggi non l’avremmo in battaglia, ma probabilmente non avremmo mai visto in azione neanche tantissimi talenti che proprio la squadra anglo-austriaca ha fatto crescere nei programmi dedicati ai giovani piloti.
“Didi”, così era soprannominato, era la mente di tutto il progetto, ed ora che non c’è più si aprono degli scenari difficili da leggere. Vi ricordate quando Sergio Marchionne riportò la Ferrari in lotta per le prime posizioni dopo anni di grandi difficoltà? Correva l’anno 2018, e Sebastian Vettel era in testa al mondiale nel mese di luglio, quando iniziarono a circolare le prime voci sulle difficili condizioni di salute del presidente. Di lì a poco, tutto sarebbe cambiato per sempre.
F1, l’eredità di Mateschitz ed il futuro della Red Bull
Dietrich Mateschitz si era visto spesso nel paddock della F1, e durante il ciclo vincente della Red Bull ai tempi di Sebastian Vettel era quasi una presenza fissa nel box della sua squadra. Negli ultimi anni, invece, le sue visite alle gare si erano ridotte, anche se si concedeva sempre qualche presenza durante alcune gare.
Lui era un uomo dalla passione enorme per il mondo dello sport, come era Sergio Marchionne. Il grande manager italo-canadese voleva risollevare la Ferrari, e tramite Sebastian Vettel e la squadra diretta da Maurizio Arrivabene si erano visti degli enormi passi avanti nel biennio compreso tra il 2017 ed il 2018.
La notizia dei suoi problemi di salute si diffuse nel sabato di qualifiche del Gran Premio di Germania, nel giorno in cui Vettel mise a referto la pole position. Quello che successe alla domenica, purtroppo, i tifosi della Rossa lo sanno benissimo, con l’incidente del tedesco alla curva Sachs che distrusse le ambizioni mondiali, regalando vittoria e testa della classifica a Lewis Hamilton ed alla Mercedes.
Un paio di giorni dopo, Marchionne si spense lasciando la Ferrari in un mare di guai, cosa che andò a riflettersi in particolar modo sui risultati sportivi, con le gestione di Arrivabene che fu posta sotto accusa, sino a portare al suo licenziamento in favore di Mattia Binotto. Vi starete chiedendo cos’è che accomuna la scomparsa di Mateschitz con quella dell’ex CEO della Fiat.
La risposta è che quando se ne vanno i grandi capi, le cose possono cambiare, anche quando nulla lo farebbe pensare. Ovviamente, Red Bull e Ferrari sono due aziende ben diverse, visto che il marchio austriaco non ha un settore automotive come il Cavallino, ma punta sulla vendita di bibite energetiche e su eventi che pubblicizzino quel brand.
La Ferrari, che in F1 non vince da un’eternità, sostituì Marchionne con John Elkann, che sul fronte sportivo non riuscì di certo a migliorare le cose, conducendo la Scuderia modenese in un vero e proprio buco nero sul fronte della credibilità, dei risultati e del peso politico, come si è visto anche di recente con le varie penalità subite dalla FIA e la questione Budget Cap.
Mateschitz aveva fondato la Red Bull assieme ad un socio thailandese, vale a dire Chaleo Yoovidhya, ed ora ci sarà da capire se tutto finirà nelle sue mani o se entreranno altri investitori. La squadra che domina il Circus è gestita magistralmente da Christian Horner, Helmut Marko ed Adrian Newey sotto il profilo tecnico, per cui è difficile pensare che qualche cosa cambi nei prossimi anni, ma nulla è affatto scontato.