La Ferrari ha perso il vantaggio di inizio stagione nella gestione degli pneumatici. Ora potrebbe esserci la spiegazione ai tanti guai.
In casa Ferrari c’è molto da riflettere attorno al fallimentare 2022, e non basta la scusa del considerarla come una stagione nettamente migliore rispetto al biennio precedente. Per sgomberare il campo dai dubbi, è bene chiarire subito un passaggio fondamentale, a cui non tutti pensano sempre.
Il Cavallino non aveva alcun gap da recuperare rispetto a Red Bull e Mercedes, dal momento che i progetti 2022 sono del tutto diversi da quelli dello scorso anno. Non c’è nulla in comune, neanche un bullone, tra la vecchia generazione di monoposto e le nuove F1 ad effetto suolo, che sono frutto di una rivoluzione regolamentare senza precedenti nella storia.
La Ferrari aveva un delta di prestazione importante rispetto a Mercedes ed Honda sul fronte della power unit, e per recuperarlo si è fallito sul campo dell’affidabilità. Le Rosse di Charles Leclerc e Carlos Sainz sono state fermate per ben tre volte, durante questo campionato, da guasti improvvisi all’unità propulsiva, il che significa che a Maranello si è lavorato male. Su questo non devono e non possono esserci giustificazioni.
Sul progetto 2022 e sul motore Superfast si è lavorato per tutto il 2021, partendo anche dalla stagione precedente, parlando di un ciclo che sarebbe stato aperto proprio in occasione dell’avvento delle nuove regole. Le prime tappe, soprattutto quelle di Sakhir e Melbourne, avevano illuso tutti, ma già da Imola si è capito che contro la Red Bull e Max Verstappen ci sarebbe stato poco o nulla da fare.
Il campione del mondo ha inseguito Leclerc soltanto per i primi due mesi in classifica, per poi salire in cattedra già a Barcellona, in occasione del primo problema tecnico importante che ha colpito il monegasco. A tutto ciò si è aggiunta anche una squadra non all’altezza, con continui errori strategici ed anche durante le fasi di pit-stop, operazione che una volta era motivo d’orgoglio per la Scuderia modenese.
Il crollo di performance che è maturato dal Belgio in poi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dal momento che da all’epoca in poi la Red Bull è diventata irraggiungibile anche sul fronte delle prestazioni. La Rossa ha mantenuto una sorta di strapotere in qualifica, ma in gara non concretizza praticamente mai.
Delle 12 pole position conquistate, ne sono state sfruttate soltanto 3, visto che Leclerc in Austria ha vinto partendo dalla seconda piazza. La TD39 potrebbe essere stata una delle cause dei guai sul passo gara, anche se Mattia Binotto e Laurent Mekies negano spudoratamente, forse per nascondere lo scarso peso politico di Maranello che ormai è chiaro a tutti.
Ferrari, le sospensioni sono la causa dei guai
La Ferrari è da sempre in netto ritardo rispetto a Red Bull e Mercedes sul fronte sospensivo, cosa che ha spesso causato guai nella gestione delle gomme. In questo 2022 si è visto qualcosa di molto particolare relativamente al comportamento degli pneumatici, che raramente avevamo potuto apprezzare in passato.
La RB18 è infatti la vettura che scalda le gomme nel minor tempo possibile, ma è anche quella che le gestisce al meglio. La Rossa, invece, soffre molto nei primi giri, soprattutto con le mescole più dure, e nonostante questo “cuoce” gli pneumatici in fretta, togliendo a Charles Leclerc e Carlos Sainz la minima speranza di battagliare con Max Verstappen.
Su “La Gazzetta dello Sport” è apparsa un’interessante analisi che tratta proprio dello schema sospensivo della Ferrari, che potrebbe essere stato toccato in maniera particolare dalla direttiva tecnica introdotta in Belgio. Secondo il giornalista Paolo Filisetti, sulla monoposto italiana le sospensioni sono state irrigidite proprio per via della TD39, cosa che ha portato l’impianto a stressare troppo le gomme.
Questa è un’ipotesi assolutamente valida, ma è bene prendere in considerazione anche un altro particolare: da Imola in poi, la Red Bull, con Verstappen, ha sempre avuto qualcosina in più rispetto alle Rosse in gara, tranne che in Spagna ed in Austria, dove Leclerc ha dominato senza problemi sul fronte del ritmo.
Se ben ricordate, anche a Silverstone Super Max stava dominando prima di colpire quel detrito, ed in Francia il passo era praticamente lo stesso nel corso del primo stint, con l’olandese che era sempre rimasto in zona DRS alle spalle di Charles. In Ungheria, gara precedente alla direttiva tecnica, il figlio di Jos non aveva fatto la pole position soltanto a causa della perdita di potenza nel Q3, per poi rimontare e vincere la gara dall’undicesima posizione. In conclusione, possiamo affermare che la direttiva tecnica ha sicuramente peggiorato le cose, ma il passo gara era sempre stato appannaggio dei rivali.