Con il Mondiale ormai praticamente andato, la Yamaha prova a capire cosa non è andato. Ma in chiave 2023 sembra avere un’arma in più.
A Valencia è pronto a svilupparsi l’ultimo atto del Mondiale 2022 di MotoGP. Per Pecco Bagnaia solo due punti da guadagnare per aggiudicarsi il titolo, il primo nella classe regina ma il secondo in carriera dopo quello in Moto2. Per il pilota Ducati sarebbe un sogno, anche perché sarebbe il primo italiano dopo Valentino Rossi a vincere un titolo così importante, per di più poi su una moto italiana. Sembra ormai un’impresa disperata invece quella di Fabio Quartararo, che nonostante il terzo posto di Sepang ha davvero flebili speranze. Infatti dovrebbe vincere la gara e sperare che Pecco arrivi quindicesimo per laurearsi campione.
Che la stagione per Yamaha sarebbe stata difficile lo aveva fatto capire già lo scorso anno dopo i test di Valencia proprio il fresco campione del mondo, che come fecero i suoi predecessori Rossi e Vinales, lanciò un monito ai tecnici giapponesi sulla necessità di intervenire in fretta e in maniera pesante sulla M1, che dopo anno di immobilismo rischiava di rimanere al palo rispetto alla concorrenza.
Qualcosa poi ha cominciato a muoversi, ma molto timidamente. A fare la differenza nella prima parte dell’anno c’ha pensato proprio Quartararo, capace di andare oltre i problemi e di sfruttare una messa a punto comunque ottimale per il suo stile e condurre comunque la sua Yamaha a risultati importanti. Il +91 fatto segnare dopo il Sachsenring su Bagnaia sembrava essere il sigillo alla sua riconferma in vetta al mondo. E invece da Assen la situazione ha cominciato a precipitare, con una rimonta inesorabile della Ducati, aiutata però dal contemporaneo flop della moto giapponese e del suo campione.
Yamaha, senza Mondiale si può sorridere ancora?
Ma cosa ha portato a questo imprevedibile crollo della casa di Iwata e di Quartararo? Di sicuro c’è la colpa dei tecnici Yamaha, che ancora una volta non hanno portato a termine un lavoro di sviluppo della M1 all’altezza. A Misano sono arrivate finalmente novità importanti, che riguardano un po’ tutta la ciclistica, dal telaio al motore, e che hanno soddisfatto tutti. Sembra davvero che stavolta si sia andati nella direzione richiesta da anni dai piloti di più potenza ma anche maggiore maneggevolezza. Il problema però è che tutte queste novità sono in chiave 2023 e solo in minima parte si è agito per risolvere la situazione attuale.
Ad oggi solo Quartararo riesce a guidare questa M1, ma a quanto pare è la nuova filosofia intrapresa dalla Yamaha, che ha voluto imitare la Honda con Marc Marquez, che ora però, dopo due anni in pratica con poche gare per lo spagnolo, sta pagando il prezzo di questa scelta con uno sviluppo che in pratica si è fermato. Insomma si è sacrificato incredibilmente il 2022 per puntare a un 2023 che dovrebbe di nuovo invece vedere un ritorno al passato, con una moto “per tutti”. Segno dunque che un errore c’è stato.
C’è però un vero segnale positivo che arriva da tutto questo ed è il ritorno a buoni livelli di Franco Morbidelli. L’italiano infatti nelle ultime uscite è sembrato tornare ad avere un po’ più di fiducia in questa Yamaha, che non riusciva più a comandare. A Sepang, nonostante le due penalità, è entrato comunque in classifica, segno che la competitività sta tornando. La casa giapponese punta forte su uno come lui, vicecampione del mondo nel 2020 con una M1 decisamente vecchia. Per questo sono convinti che possa essere il pilota giusto per l’alto livello. Lo stesso Morbidelli ha confessato che proprio nei test di Misano sembra aver trovato la chiave dei suoi problemi e che guarda già con fiducia al 2023. Che siano questi i sintomi di una rinascita?