Lewis Hamilton è il più vincente della storia della F1, e gli è stato chiesto se sia in grado di definirsi il migliore. La replica stupisce.
Lewis Hamilton ha condotto una gara splendida ad Austin, ma la vittoria numero 104 nella sua carriera in F1 è sfumata a soli sette passaggi dal termine. Max Verstappen è riuscito a soffiargli il gradino più alto del podio quando ormai sembrava davvero fatta, dimostrandosi un cannibale all’altezza del suo predecessore.
Un vero appassionato di F1 conosce bene il livello di questi due ragazzi, e dobbiamo ammettere che sarebbe stato fantastico poter assistere ad un altro duello per la conquista del mondiale dopo un 2021 da sballo. Ad impedirlo ci ha pensato una Red Bull fenomenale nella realizzazione della RB18 ed una Mercedes non all’altezza, che non è riuscita a confermarsi sui livelli del passato con il nuovo regolamento.
Toto Wolff, uomo che non si accontenta di finire una stagione senza vincere nulla, ha già avvisato la concorrenza, assicurando che il team di Brackley tornerà in gran forma per la prossima stagione. Tuttavia, la freccia d’argento ha diversi problemi da risolvere, tra cui quello dell’eccessivo drag che le impedisce di raggiungere delle velocità di punta adeguate in rettilineo per sfidare la Red Bull.
Dopo la beffa maturata in Texas, Hamilton ha affermato che la sua Mercedes perde circa 3-4 decimi al giro sugli allunghi, e quando la RB18 apre il DRS il gap è ancora maggiore. In curva invece, l’eliminazione del porpoising ha decisamente migliorato il comportamento della freccia d’argento, portando anche ad un passo in avanti sul fronte della gestione gomma. La strada per tornare al top è comunque ancora molto lunga.
Lewis Hamilton ha sfiorato la prima vittoria stagionale ad Austin, ritrovandosi beffato dal suo più grande incubo, vale a dire Max Verstappen. L’olandese sembra essere arrivato in F1 appositamente per chiudere il ciclo Mercedes, e c’è da dire che ce l’ha fatta senza troppi problemi.
Tornando a quel 12 dicembre del 2021, nel quale il figlio di Jos strappò l’ottavo mondiale a Sir Lewis, è bene porsi una domanda: tutti sarebbero stati in grado di portare quell’attacco, al netto del vantaggio di gomma? La risposta la lasciamo a voi, perché a Super Max va comunque riconosciuta la freddezza in quei momenti dove non erano permessi errori, ed in cui non c’era a disposizione neanche in DRS, che nel Circus di oggi è uno strumento fondamentale per pensare di superare.
La sconfitta di Abu Dhabi non costituisce una macchia nella carriera di Hamilton, perché quando ha vinto sette mondiali, ottenuto 103 vittorie ed altrettante pole position è il tuo curriculum a parlare al posto tuo. Senza dubbio, come era accaduto nel 2016 con Nico Rosberg e nel 2007 con Kimi Raikkonen, perdere un titolo all’ultima gara è sempre molto doloroso, come lo è stato non poter replicare quest’anno a causa di una Mercedes poco pimpante, al contrario degli ultimi anni.
Negli ultimi giorni, Sir Lewis ha avuto una conversazione con la star televisiva americana Jimmy Kimmel, che nel paddock di Austin gli ha rivolto la domanda che tutti vorrebbero fargli. Il conduttore ha chiesto al britannico se si considera il migliore di sempre, e Lewis ha risposto in maniera molto chiara.
Ecco le sue parole: “So cosa sono e mi reputo al corrente di quanto sono bravo ma non mi piace molto parlarne. Mi piace solo far parlare la pista e lasciarle le giuste risposte. Questo è quello che diceva sempre mio padre. Quando ero un bambino, quando ho iniziato a correre, siamo stati oggetto di molte discriminazioni perché eravamo le uniche persone di colore in pista. Mio padre ha detto di non rispondere e di lasciare che fossero i miei risultati a parlare per me“.
La leggenda della F1 ha deciso, dunque, di non dare una risposta definitiva, pur essendo consapevole del grandissimo talento di cui è a disposizione: “Quindi, anche oggi non sento di dover dire niente. Lascio semplicemente parlare di quello che sto facendo sul circuito, e non ha senso dare un parere fuori dai confini della pista“.
La vita di Hamilton, almeno durante la sua giovinezza, non è stata per nulla facile. Gli episodi di razzismo e bullismo subiti, i tanti sacrifici di papà Anthony ed altre sofferenze lo hanno però spinto a diventare ancora più forte, sino ad essere ciò che è oggi. Non ci sono dubbi sul fatto che quando uno come lui si ritirerà perderemo qualcosa di importante, tralasciando per un attimo il tifo e le nostre preferenze personali.
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