In un mercato che ormai punta all’elettrico, Kawasaki e Toyota hanno deciso di unire le forze per provare una strada diversa.
Il mercato dell’auto ha deciso ormai da diversi anni di puntare in maniera decisa sull’elettrico, prima nella sua versione Hybrid e ora con più forza sulle versioni 100% “green”. Una idea questa che ora, inevitabilmente, sta coinvolgendo anche le casa motociclistiche, il cui futuro sembra essere indissolubilmente legato all’elettricità. I motori a combustione scompariranno progressivamente anche nelle due ruote, con l’inasprimento delle normative antinquinamento vigenti in ogni mercato. C’è da dire però che se è vero che i motori elettrici sono chiaramente il futuro, c’è ancora sul tavolo un problema di difficile soluzione per quanto riguarda le moto, ossia la capacità delle batterie e il peso elevato che, nel caso delle moto, si deve avere se si vuole un’autonomia comunque dignitosa.
Tra le aziende più attive in questo momento c’è Kawasaki, simbolo di sportività (accentuato negli ultimi anni anche dai successi a ripetizione nel Mondiale Superbike con Jonathan Rea) che si è posta l’obiettivo di abbandonare completamente i motori a benzina entro il 2035. Ma sebbene abbia già la sua prima motocicletta 100% elettrica in uno stato di sviluppo molto avanzato e che ha già mostrato al pubblico durante l’ultima edizione della 8 Ore di Suzuka, il marchio giapponese vuole inserire anche l’idrogeno tra i suoi piani futuri, per avere una moto davvero a zero emissioni.
Kawasaki e Toyota unite dall’idrogeno
In tal senso, secondo i media giapponesi la Kawasaki ha appena firmato un accordo di collaborazione con Toyota per esplorare congiuntamente la tecnologia delle celle a combustibile nei veicoli a quattro e due ruote. La Toyota è attualmente la più grande casa automobilistica del mondo con una produzione annua di oltre 10 milioni di veicoli (dati 202) e ha già in listino un veicolo alimentato a idrogeno, la Mirai, attualmente in vendita in Spagna al prezzo ben poco accessibile di 68.900 euro.
Quest’auto monta un motore elettrico da 182 CV alimentato da una cella a combustibile a idrogeno invece di utilizzare un pacco batteria come nel caso della maggior parte delle auto elettriche. Il serbatoio di idrogeno ha in questo caso una capacità di 5,6 kg, con un’autonomia di oltre 650 chilometri, visto che i consumi con questa tecnologia sono di soli 0,8 kg di idrogeno ogni 100 chilometri. Il vantaggio? Innanzitutto il rifornimento può essere effettuato in modo simile a quello di un motore a combustione in un generatore di idrogeno. Fare il pieno è semplice e veloce, visto che ci vogliono dai 3 ai 5 minuti, inoltre non montando batterie il peso del veicolo si riduce in maniera importante.
Ci sono però dei contro: infatti l’idrogeno non è un elemento che può essere raccolto direttamente e naturalmente ma deve essere prodotto, e questo è ancora costoso. Attualmente il più utilizzato prevede l’estrazione dell’idrogeno da combustibili fossili come il carbone, ma c’è anche l’idrogeno blu che si ottiene attraverso la manipolazione del gas naturale. Ma c’è anche l’elettrolisi, metodo però finora utilizzato solo nel 5% della produzione mondiale e che comporta la decomposizione delle molecole d’acqua (H2O) in ossigeno (O2) e idrogeno (H2), un processo che richiede una grande quantità di energia elettrica e che, molte volte, non è redditizio per il prezzo che si paga attualmente per kWh.
Tecnologia valida?
La tecnologia che sta sviluppando Kawasaki con Toyota va in questa direzione. E sarebbe una vera rivoluzione per il mercato delle moto. Infatti un serbatoio di 3 kg di idrogeno permetterebbe a questi mezzi di percorrere quasi 500 km con un pieno e godrebbe di tutti i vantaggi offerti da un motore elettrico: zero emissioni, coppia istantanea e un tempo di rifornimento inferiore a cinque minuti.
Come detto però i costi per ora non sarebbero così vantaggiosi: infatti ad oggi si paga quasi 12 €/kg e per un serbatoio di 3 kg si dovrebbero sborsare 36 euro. C’è da dire però che alla lunga sarebbe un vantaggio, visto che si avrebbe maggiore autonomia rispetto a una moto con motore termico, inoltre le previsioni sono di un calo netto del prezzo dell’idrogeno.