Dopo la decisione della Federazione di punire la Red Bull per la vicenda budget cap violato, il talent scout Marko ammette di avere dei timori.
Nella giornata di venerdì è stata scritta la parola fine alla questione tetto di spesa violato da parte della Red Bull. La FIA ha reso noto che il team austriaco avrebbe utilizzato 1,8 milioni di sterline extra, a quanto pare indirizzati al catering, ignorando di inserirli nel report con il dettaglio dei costi.
In poche parole, a Milton Keynes non avrebbero imbrogliato dal punto di vista tecnico per avvantaggiarsi, bensì avrebbero fatto male i calcoli per quanto riguarda cibo e bevande dedicati allo staff. Anche per questo, l’ente governativo avrebbe adottato un provvedimento blando, infliggendo alla squadra una multa di 7 milioni di dollari e un taglio del 10% del tempo a disposizione in galleria del vento.
“Una misura draconiana“, ha affermato allarmato il boss Christian Horner. Non dello stesso avviso l’omologo della Mercedes Toto Wolff che tuttavia si è detto soddisfatto di aver assistito all’assegnazione di una punizione, con tanto di danno d’immagine per l’equipe rivale.
Decisamente meno sorridente il direttore sportivo Ferrari Laurent Mekies, secondo cui si tratta solo di solletico viste le prestazioni delle ultime due vetture sviluppate dal brand austriaco.
Ha invece parlato di “favole che non meritano di essere ascoltate“, un fortemente indispettito capo della McLaren Andreas Seidl circa la conferenza stampa tenuta dal responsabile del muretto energetico.
Se come al solito piuttosto che niente, è meglio qualcosa, la sanzione operata dal collegio federale lascia l’amaro in bocca ai concorrenti.
Marko in agitazione: colpa della FIA
Sulla scia di quanto sostenuto da Horner, pure Helmut Marko si è professato scioccato da una mano tanto pesante. In realtà, dati alla mano le ore da dedicare all’aerodinamica per la monoposto del 2023 restano 202, contro le 240 della Rossa e le 256 della Stella. Comunque non poche. Eppure, la paura di perdere quel margine che il team si è guadagnato in queste ultime stagioni di rincorsa è alta.
“Per noi rappresenterà un enorme handicap“, ha asserito a Sky Deutchland spiegando che a pesare sarà anche il carattere vetusto della loro wind tunnel. “La nostra è una delle prime costruite. Di conseguenza impiega di più ad entrare nella giusta finestra in termini di temperatura”.
Per il manager di Graz Marko questa condizione li obbligherà ad essere perfetti. “Non potremo permetterci neppure un inciampo“, il suo grido.
Tornando al marito di Ginger Spice, oltre ad aver dichiarato di esigere le scuse da parte dei competitor per l’accusa di frode, il britannico ha ribadito che una riduzione del genere per quanto concerne la galleria del vento, significa doversi rimboccare le maniche come mai prima. “C’erano altre penalizzazioni a disposizione della FIA. Ma i nostri rivali hanno fatto pressione perché la sanzione si facesse sentire“, il suo sfogo. “Alcuni di loro sono andati di corsa a farsi intervistare. E sono certo che non considerino la penalità sufficiente. Probabilmente non lo sarebbe neppure se la nostra struttura venisse abbattuta“, ha concluso con rabbia, difendendo l’operato dei suoi. Ed evidentemente prendendo le distanze dall’accusa di essere un truffatore.
Red Bull invidiata dalla concorrenza?
Il quesito che molti si pongono è come mai il Circus si sia dimostrato tanto unito, come raramente gli abbiamo visto fare, spingendo per il massimo della pena. Che cosa ha dato fastidio del team basato a Milton Keynes? Che sia stato l’unico a raggiungere la Mercedes? Che abbia vinto con Verstappen il titolo 2021 in un GP di Abu Dhabi che grida ancora vendetta? Non lo sappiamo.
Di certo Yas Marina è ancora vivo nei cuori della Stella, così come di Hamilton. Benché il britannico continui a sostenere che è bene passare oltre e guardare avanti, è chiaro che gli ultimi cinque giri dello scorso campionato gli fanno ancora male.
In quel frangente, come tutti ricorderanno, l’allora direttore di gara Michael Masi gestì in manera impropria il periodo sotto Safety Car seguito all’incidente occorso al canadese della Williams Nicholas Latifi. Stretto nella morsa dei diversi muretti, l’australiano, decise di dare il via libera a una tornata dalla bandiera a scacchi, senza seguire la corretta procedura relativa agli sdoppiaggi. A quel punto, Verstappen, su gomme gomme soft fresche, succhiò la scia di Lewis superandolo e andandosi a prendere successo di tappa e primo iride in carriera.
Per questa condotta opinabile, il manager di Syndey verrà dapprima rimosso dal ruolo dal neo presidente federale Mohammed Ben Sulayem, e successivamente licenziato. Responsabile o meno della disfatta delle Frecce d’Argento il manager ha dovuto ricostruirsi una vita agli antipodi, mentre Ham e soci hanno cercato di farsene una ragione.
Sta di fatto che, quasi fosse un effetto domino, da quell’eposidio la squadra di Stoccarda non si è più ripresa. E per il 2022 ha prodotto una W13 fallimentare, leggermente più performante soltanto nella seconda parte di annata.
Verstappen replica ad Hamilton
Allo stesso modo anche il rapporto tra i due protagonisti non è stato più lo stesso. Tanto che Mad Max, da Città del Messico si è lamentato dell’atteggiamento del britannico. “Mi dicono che non vuole nemmeno pronunciare il mio nome quando parla di me“, si è sfogato al The Mail on Sunday. “Ho sempre ritenuto giusto rispettare chi ha ottenuto qualcosa nello sport. E per me Ham resta uno dei migliori della storia“.
“So bene che non vale soltanto la macchina che si guida. Certo, è di aiuto. Ma occorre battere il proprio compagno di squadra e lui ci è riuscito costantemente. Ha fatto un lavoro magnifico“, si è messo la maschera del santarellino, sebbene in passato avesse dichiarato che chiunque dotato di una Mercedes avrebbe potuto dominare.
“In ogni caso so di non poter piacere a tutti. E certe notizie non mi rovinano la giornata. La gente può sostenere quello che vuole. Io sono qui per fare bene in pista“, ha aggiunto.
A proposito di sé stesso e di quanto essere bicampione abbia aumentato la propria popolarità, il 25enne ha fatto spallucce. “La fama non è ciò che cercavo da bambino. Non ho mai desiderato essere noto. Anzi, speravo di poter camminare senza essere riconosciuto“.
“Prima di Suzuka sono stato a Tokyo e non molti mi hanno fermato. E’ stato fantastico. Non ricordo neppure l’ultima volta in cui ero riuscito a camminare tranquillamente in una grande città. Capisco che le persone vogliano qualcosa. A me però piacerebbe essere lasciato in pace“, ha chiosato il pupillo di Marko.