I distacchi rimediati in Messico hanno riportato alla mente un passato in Ferrari che nessuno vuole rivivere. Ma che rischiamo sia la prossima realtà.
Un GP horror, a ridosso di Halloween, la Ferrari proprio non se lo aspettava. Si temeva l’altitudine di Città del Messico ma non che arrivasse una debacle del genere. Per un weekend la Rossa è tornata a vivere i suoi peggiori incubi, correndo in difesa e prendendo distacchi abissali dalla concorrenza. Un qualcosa a cui la F1-75 non ci aveva proprio abituato quest’anno, ma i cui campanelli d’allarme erano arrivati già in estate, in particolare a Spa. E forse è proprio da lì che qualcosa nel team italiano ha cominciato a scricchiolare sempre di più.
La Mercedes negli ultimi mesi si è avvicinata pericolosamente e la Rossa c’ha messo in più di una occasione una pezza. Ma ormai il calo della Ferrari è evidente e in Messico è esploso in tutta la sua gravità.
Carlos Sainz si è detto comunque soddisfatto della sua vettura, che ha sofferto, a quanto pare, solo l’altitudine. E intanto, con il sorriso, ha preso 58″ da Verstappen in 71 giri, 43 da Hamilton con una W13 a cui fino almeno a metà stagione rifilava quasi 8″ decimi al giro in gara. Peggio è andata a Charles Leclerc, che in questo weekend non ha mai trovato la quadra, con un bilanciamento sballato e problemi al motore che lo hanno nettamente limitato. Per lui addirittura 1’08”, ultimo pilota a non essere doppiato. Cosa che avrebbe sicuramente fatto ancor più clamore, qualora fosse successo.
Ferrari, un crollo che fa veramente paura
Adesso c’è da analizzare il perché di questa disfatta, perché le proporzioni hanno davvero preoccupato piloti e tifosi. Per un attimo in Messico è sembrato di rivivere uno dei GP del 2021, con Red Bull e Mercedes davanti a tutti e la Ferrari nella terra di mezzo, troppo forte per il resto del gruppo (ma i regolamenti 2022 non dovevano livellare le differenze tra tutti i team?) ma decisamente lontana dai migliori. Solo un caso, un mix di sfortuna condita da problemi che ormai sono cronici (vedi consumi delle gomme e guidabilità)? Oppure c’è dell’altro?
La sensazione è che la Rossa debba davvero cominciare a pensare seriamente a fare autocritica su quello che non è andato. Detto di errori al muretto che hanno inciso in diverse occasioni, la questione qui è tecnica. La direttiva introdotta dal Belgio ha messo a soqquadro l’equilibrio che gli ingegneri avevano trovato sulla F1-75. Ma se altri sono riusciti a trovare poi alla fine un compromesso e metterci una toppa, la Ferrari non lo ha fatto. Perché? Troppo costoso e inutile farlo ora, meglio investire sul 2023? E poi: perché gli altri riescono a portare ogni volta una serie di aggiornamenti importanti e da Maranello arriva sempre tutto col contagocce? Non può essere solo questione di budget cap, perché è un problema cronico che persiste dai tempi di Arrivabene.
E poi c’è il discorso motore: doveva essere il punto di forza della Ferrari quest’anno e per gli anni a venire, si è rivelato finora un flop clamoroso. Le continue rotture e ora anche una potenza che sembra decisamente frenata in nome dell’affidabilità. Possibile che non si sia riusciti a trovare la quadra e risolvere finalmente il problema? Per il Brasile ora è di nuovo Sainz a correre il rischio di un cambio, il sesto in stagione. E non è che questo non sia oneroso, di più. Allora è per questo che la Rossa non ha avuto la possibilità di evolvere? Perché la questione motori ha in pratica “succhiato” denaro dalle casse e non ha permesso di sviluppare la F1-75?
Binotto per ora dice che non si spiegano il perché di questo calo. Ma la verità forse è che servirebbe davvero un mea culpa serio e ripartire, con le idee chiare. Perché il futuro, a ben vedere, è già deciso. Ad ottobre le vetture 2023 sono belle che sviluppate, e se questi sono i chiari di luna, per la Ferrari si prospetta un futuro nebuloso.