Un personaggio leggendario è scomparso pochi minuti fa, una notizia terribile per i tifosi della Ferrari che lo hanno tanti amato.
Un dramma ha colpito la Ferrari nella mattinata di oggi. All’età di 87 anni, si è spento l’ingegner Mauro Forghieri, storico direttore tecnico del Cavallino, autore delle monoposto vincitrici di tanti titoli mondiali ai tempi di Niki Lauda, Jody Scheckter e Gilles Villeneuve.
Forghieri era nato a Modena il 13 gennaio del 1935, e sotto la sua guida tecnica il Cavallino portò a casa la bellezza di sette titoli mondiali costruttori, un numero impressionante per l’epoca, con una concorrenza aggueritissima fatta da coloro che Enzo Ferrari chiamava i “garagisti” inglesi.
Suo padre lavorò a lungo a Maranello, e nel 1959 anche Mauro entrò presso la Scuderia modenese dopo aver conseguito la laurea. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare nell’Italia di oggi, Forghieri non arrivò alla corte del Drake grazie alle raccomandazioni del genitore, ma per via delle sue strepitose qualità tecniche che colpirono il grande Enzo, il quale non si sarebbe pentito di assumerlo.
Uno dei suoi primi impegni fu la costruzione della 250 GTO, che conquistò tanti successi nel mondiale marche, l’odierno campionato del mondo endurance. La sue esperienza in F1 incontrò i primi successi negli anni Sessanta, con il trionfo di John Surtess al Gran Premio di Germania del 1963 sulla 156 F1-63.
Il primo mondiale fu questione di tempo, con Phil Hill che nel 1964 lo portò a casa in Messico, ed il Cavallino si accaparrò anche l’alloro dedicato ai costruttori, che era stato introdotto da pochi anni. Forghieri era già sul tetto del mondo, anche se in seguito arrivarono diversi anni di sofferenza.
Per ben 11 anni, infatti, la Rossa non riuscì più a vincere, con Clay Regazzoni che nel 1974 venne beffato all’ultima gara dalla McLaren di Emerson Fittipaldi. L’anno dopo fu Niki Lauda a riportare il titolo in Italia, grazie alla 312 T, dotata dell’invenzione del cambio trasversale ideata proprio da Forghieri.
Le vetture della serie T costruite tra il 1975 ed il 1979 garantirono ben quattro titoli costruttori e tre piloti su cinque, con Lauda che riuscì a ripetersi anche nel 1977, cedendo poi il passo a Jody Scheckter che fece il colpaccio due anni più tardi, chiudendo davanti in classifica al grande amico Gilles Villeneuve.
La T5 del 1980 fu invece un disastro, ed a Maranello iniziarono a spostare l’attenzione sul motore turbo, che debuttò l’anno dopo sulla 126 CK. Villeneuve la portò in trionfo a Monte-Carlo ed a Jarama, ma era ancora troppo presto per pensare di vincere il mondiale. La monoposto pensata per farcela fu la 126 C2 del 1982, che come nel 1983 trionfò solo nel costruttori, a seguito dell’infortunio di Didier Pironi in Germania (mentre era lanciato verso l’iride piloti), e della morte di Gilles in Belgio.
La morte di Mauro Forghieri ha sconvolto la Ferrari, alla quale era sempre stato legato a doppio filo. Il progettista lavorò a Maranello sino al 1984, anno successivo all’ultimo mondiale costruttori vinto prima di un lunghissimo digiuno. Non è un caso, infatti, che dopo il suo addio arrivarono dei tempi molto bui, simili a quelli odierni, in cui la Scuderia modenese si ritrovò surclassata da McLaren, Williams e Benetton per quasi due decenni.
Quella di Forghieri è una figura che rappresenta un’Italia ormai andata da molto tempo, un’eccellenza che non siamo più abituati a conoscere. Con lui se ne va anche una parte della Ferrari, che ci fa rimpiangere i bei tempi andati ed i tanti titoli iridati vinti in un passato che non tornerà mai più.
Forghieri, come detto, se n’è andato all’età di 87 anni, dopo una vita vissuta al massimo, e si è spento nella sua amata Modena che gli aveva dato i natali nel 1935. La sua dedizione al lavoro, la passione e la tendenza al sacrificio hanno contraddistinto un’esistenza ricca di vittorie e soddisfazioni, e non è un caso che lo stesso Enzo lo volle fortemente a Maranello per dirigere il reparto tecnico.
Dopo l’esperienza in F1, Mauro era stato anche commentatore televisivo per “Telepiù” al fianco di Paolo Leopizzi, regalandoci delle vere e proprie chicce in cabina di commento. Anche da quel punto di vista, Forghieri è sempre stato un maestro, perché in ogni suo intervento pubblico non rilasciava mai dichiarazioni banali, e la sua voce era come un faro per coloro che volevano avvicinarsi a questo mondo. Da tutta la nostra redazione rivolgiamo le più sentite condoglianze alla sua famiglia, e siamo sicuri che anche il Cavallino vorrà omaggiarlo nei prossimi Gran Premi con qualche iniziativa speciale.
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