A ricordare Mauro Forghieri, il celebre ingegnere Ferrari morto all’età di 87 anni, è stato un ex campione del mondo che deve tanto a lui.
E’ stato davvero uno dei personaggi che più hanno inciso nella F1 moderna, dando il via a tante soluzioni che ancora oggi adottano le monoposto. Parliamo di Mauro Forghieri, scomparso all’età di 87 anni. Ingegnere brillantissimo, che ha legato il suo nome a quello della Ferrari, che ha portato davvero a grandissimi livelli per oltre tre decenni la Rossa, creando delle vetture che hanno fatto la storia. Ma soprattutto che hanno vinto. Con lui responsabile del Reparto Corse sono arrivati 11 Mondiali, 4 piloti e 7 Costruttori, segno che davvero ha fatto la differenza. E non c’erano dubbi, visto che a volerlo lì giovanissimo fu Enzo Ferrari in persona, uno che di talenti se ne intendeva eccome.
Ha creato dei veri capolavori in tutte le competizioni in cui la Ferrari ha partecipato, dai prototipi che poi hanno trionfato a Daytona e Le Mans, passando per quelle che hanno fatto le cronoscalate, passando anche per i modelli stradali. Insomma dove metteva mano lui a un progetto, state certi che quello diventava di successo.
Ma è in F1 che si è esaltato davvero il suo genio. Dalla sua matita sono usciti in particolare i capolavori della serie 312, portata inizialmente al successo da Niki lauda, poi nel suo proseguimento da un campione inaspettato, il sudafricano Jody Scheckter. Uno che sembrava dovesse fare da spalla al genio di Gilles Villeneuve ma che alla fine con la sua costanza di rendimento ottenne quello che il canadese non riuscì mai a conquistare.
Forghieri e l’importanza per Jody Scheckter
Il sudafricano ha portato la 312 T4 di Forghieri al titolo del 1979 e ha descritto a Motorsportmagazine l’ingegnere capo come una “grande parte della storia della Ferrari”. Questi era già in carica da 18 anni quando Scheckter è entrato in Ferrari. Era già considerato un vero mostro sacro in F1 e spesso la sua figura, anche per il suo carattere, incuteva un certo rispetto. Ma il pilota alla fine non si lasciò troppo intimidire. Anzi, per lui è stato un vero punto di riferimento, tanto che ha confessato: “Mauro Forghieri è stato la persona che ha fatto succedere tutto alla Ferrari nel 1979 e nel 1980, e se volevo che si facesse qualcosa io andavo da lui e da nessun’altro“.
“Parlava un buon inglese, era sempre lì per me – ha aggiunto Scheckter -. Quando ho lasciato la Wolf e sono andato alla Ferrari, tutti mi hanno detto che non sarei andato d’accordo con la dirigenza, ma mi sono divertito moltissimo in Ferrari, con Gilles (Villeneuve, ndr), e mi sono divertito molto nonostante tutta la pressione che avevo”. E decisiva è stata proprio la figura di Forghieri e non il Drake: “Ho visto l’ingegnere come una persona importante, non tanto come l’ingegnere che aveva progettato così tante vetture di successo. Come pilota non sempre sapevi cosa stava succedendo dietro le quinte, ma so che ha supervisionato tutto sulle macchine e sui motori. Era un uomo con grande esperienza, sapeva tutto di quei box. Avevo un buon rapporto con lui, era l’uomo da cui andavo quando c’era qualcosa che non andava o per un consiglio”.
In quel periodo la Ferrari era davvero qualcosa di unico, anche per merito dell’ingegnere: “Eravamo davvero una famiglia. La nostra vita era il nostro lavoro, l’impegno totale… con poca paga. Non eravamo solo colleghi, eravamo fratelli. Ci sono stati alcuni giorni in cui il nostro lavoro ha avuto successo e i risultati hanno reso molto felice la Ferrari. C’erano giorni in cui non lo era”.
Dopo la vittoria del campionato di Scheckter sul compagno di squadra Gilles Villeneuve, Forghieri progettò il primo motore turbo della Ferrari, che vinse i campionati costruttori nel 1982 e nel 1983. E il sudafricano ha aggiunto: “Non ci sono dubbi. Se guardi a ciò che ha ottenuto, alcuni dei suoi progetti sono stati brillanti ed è stato assolutamente una parte importante della storia della Ferrari“.