Il boss Mercedes Wolff dà i numeri. Non in senso letterale, bensì quelli relativi al ritardo del team nei confronti della dominatrice Red Bull.
E’ bastato un ritocco al regolamento per far sprofondare la Mercedes. Dopo una supremazia partita nel 2014, anno d’esordio della motorizzazione ibrida in F1, nel 2022 la Stella ha dovuto cedere entrambi gli scettri alla concorrenza, più brava di lei ad interpretare l’effetto suolo. Ad influenzare questo brusco calo di performance che la sta portando a chiudere al terzo posto complessivo malgrado un livello di competitività altissimo fino a pochi mesi, la sicurezza, forse eccessiva nei propri mezzi, e un disegno azzardato della W13, non in grado di portare i frutti sperati.
Sobbalzi e saltellamenti sono state le due parole chiave della sua prima parte di stagione. Ragion per cui per Hamilton e Russell non è stato possibile mantenere gli standard abituali della scuderia.
La svolta si è verificata in corrispondenza del GP del Canada, quando una parziale revisione delle regole circa l’altezza da terra delle monoposto, ha aiutato il team a rimettersi in carreggiata. E pur senza compiere miracoli, ad avvicinarsi a Red Bull e Ferrari.
Ovviamente, il tempo speso per lavorare sulla vettura attuale. Per cercare di capirla, interpretarla e correggerne i difetti, ha danneggiato lo sviluppo della sorellina del 2023. Una consapevolezza che in parte preoccupa il box di Stoccarda.
Wolff svela l’entità dell’handicap
Cosa non abbia davvero funzionato tra Brackley e Brixworh non è dato sapersi. Tuttavia i vertici dell’equipe germanica hanno confermato ai media che sarebbe stata una decisione presa nell’ottobre 2021 a far precipitare tutto. Ciò significa che lo sbaglio viene da lontano.
“Abbiamo compreso da dove arriva il nostro svantaggio nei confronti degli austriaci. Loro sono stati in grado di rafforzare ulteriormente i loro punti di forza. Noi invece abbiamo perso dagli 8 ai 10 mesi di sviluppo, per tentare di individuare l’origine delle nostre debolezze“, ha commentato a RacingNews365.com. “Sarà dunque una sfida. Noi comunque non ci tiriamo indietro. Come non neppure i nostri driver”.
Il piano del 50enne è di non portare il focus sull’immediato, bensì sulla distanza. tutto ciò per ridare vita ad un’altra epoca d’oro. Il rendimento nel singolo GP, a suo avviso, non ha senso, se non ha un seguito. Intanto con due appuntamenti dal termine dell’annata, l’obiettivo resta quello di spezzare un digiuno. Quello relativo al gradino più alto del podio.
In palio ci sarebbe anche la piazza d’onore tra le marche, considerato che il gap dalla Rossa non eccede le 40 lunghezze. Eppure per il manager viennese si tratterebbe soltanto di un premio di consolazione. “La F1-75 si è rivelata piuttosto competitiva in avvio di Mondiale. Sarebbe quindi ottimo finirle davanti. Ciò nonostante, non è questa la nostra priorità. Il nostro desiderio è avere il pieno controllo del mezzo che portiamo in pista e renderlo veloce“, ha infine declamato i target i immediati di un team, il suo, per un periodo piuttosto ampio sul tetto della classe regina dell’automobilismo e e disturbato da problemi ben diversi dal dover gestire il confronto diretto con un avversario.