Il direttore sportivo Ducati Ciabatti a cuore aperto. Fresco di doppio successo iridato non ha nascosto alcuni momenti di scoramento.
Domenica scorsa Valencia si è chiuso un cerchio. Dopo una lunga assenza del tetto del mondo, la Ducati ha fatto bottino pieno, portandosi a casa la coppa costruttori e quella piloti con Pecco Bagnaia. Una gioia e un’emozione pazzesche, che tuttavia non hanno oscurato la sofferenza del cammino. Un lungo percorso cominciato nel 2008, quando il successo di Casey Stoner dell’anno precedente aveva dato l’illusione di essere l’inizio di un’epoca gloriosa, trasformandosi invece in un nulla di fatto.
Il peggio però sarebbe arrivato successivamente. Più precisamente nelle stagioni 2011 e 2012 con l’ingaggio di Valentino Rossi. Tanto che Paolo Ciabatti, chiamato nel team nelle vesti di direttore sportivo, si era già preparato a gettare la spugna, demoralizzato dalle sconfitte e dall’enorme pressione sulle sue spalle.
“Non stavamo andando da nessuna parte“, ha dichiarato a Motorsport.com parlando del 2013, quando la line-up era ormai composta da Andrea Dovizioso e Nicky Hayden. “La squadra usciva da due anni negativi con il Dottore. E continuavamo a faticare tanto con la nuova formazione. I media erano molto negativi nei nostri confronti. Dicevano che non stavamo andando da nessuna parte. Il che era vero fino a un certo punto, perché non avevamo una chiara direzione tecnica in quel frangente“.
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Il supporto dell’amministratore delegato Domenicali sarà fondamentale per la lenta risalita. “Lo conosco da oltre un ventennio, quindi non ebbi problemi a parlargli apertamente. Gli dissi che andando avanti di quel passo, l’immagine dell’azienda si sarebbe danneggiata“, le sue parole.
A quel punto si è aperta una porta importante. Quella rappresentata da Dall’Igna. Grande orchestratore delle vittorie Aprilia. Grazie alle sue intuizioni tecniche, piano piano la Desmosedici è diventata sempre meno ingestibile e più addomesticabile.
Sempre a proposito dello scambio in quelle fasi tanto complesse con il CEO della Casa italiana, l’ex SBK ha rivelato come subito apparse chiaro che qualcosa di drastico doveva essere fatto.
“Dovevamo prendere qualcuno in grado di gestire un progetto tecnicamente complesso come la MotoGP. E Claudio fu bravo a convincere Gigi a lasciare Noale. Da allora le cose sono andate molto meglio“, si è soffermato sull’episodio cardine per il destino della scuderia.
“Non è stato facile, perché noi non siamo grandi come i brand giapponesi. Quindi abbiamo dovuto fare affidamento solo sulle sponsorizzazioni e sulle partnership“, ha aggiunto spiegando il tipo di sfida, anche economica, che ha investito il gruppo.
Avere alle spalle tanti tonfi, anche plateali, aveva reso la ricerca delle risorse una vera e propria impresa. Nessuno, in quel periodo, sembrava credere in un futuro più roseo.
“Con Vale erano tutti pronti a sostenerci per ottenere il massimo della pubblicità possibile. Ma avevamo fallito, e fu complicato ricostruire la credibilità. Per quella ci vogliono i risultati. Certo, si possono promettere. Tuttavia se si viene da un contesto non vincente, è dura convincere le persone. A fronte di tutto ciò, si guarda a questi ultimi dieci anni, essere dove siamo ora è davvero una grande cosa“, ha chiosato con orgoglio.