In Spagna Bagnaia ha riscritto la storia del motociclismo italiano. E il CEO della Ducati Domenicali rivela un retroscena importante.
A Valencia domenica pomeriggio è caduto un muro che reggeva dal 2007. Da quel mitico anno in cui Casey Stoner riuscì a portare al successo una Ducati che pareva una bestia da rodeo. Grazie a Francesco Bagnaia, in Spagna, la Rossa di Borgo Panigale, si è presa tre scettri: quello piloti, quello costruttori e quello riservato ai team. Un trionfo totale, figlio di delusioni, cadute, difficoltà e una risalita in versione lumaca.
“E’ un risultato straordinario perché porta la tecnologia del made in Italy alla ribalta nel mondo“, il commento euforico del direttore generale del marchio Claudio Domenicali. “Significa che siamo capaci di fare delle moto straordinariamente performanti. Prova ne è la competitività di Aprilia. Vuol dire che siamo un Paese che nonostante le problematiche è forte e capace di fare industria”.
Ciò che ha reso possibile arrivare ad un simile traguardo, è stato un mix di elementi. Non va dimenticato che in Germania, la coppa sembrava ormai nelle mani di Fabio Quartararo, pronto a fare il bis alla luce dei 91 punti di vantaggio sull’italiano. Ed invece, i tanti errori del francese, sommati al coraggio del box emiliano e alla sua voglia di crederci, oltre all’abilità del rider piemontese, hanno portato al ribaltone.
Domenicali svela il momento topico
Un passo alla volta e l’obiettivo più ambizioso ha cominciato a concretizzarsi. A farsi sempre più vivo. “Abbiamo capito di potercela fare in Austria. Pecco arrivava da tre successi di fila e aveva recuperato parecchio. Poi a Misano ha sbagliato e ad Aragon ha dovuto vedersela con Bastianini. Successivamente è stato un crescendo“, ha analizzato rimarcando come la squadra e il pilota siano addirittura giunti all’ultimo appuntamento con un gran vantaggio.
Ripercorrendo questo lungo periodo di digiuno, il manager si è soffermato sugli ingredienti che hanno reso possibile, un esito storico per la nostra nazione.
“La scuderia si è impegnata con costanza e risolutezza per raggiungere questo secondo titolo“, ha affermato sottolineando la centralità della passione e la spinta dei tifosi stessi, ansiosi di tornare a festeggiare per qualcosa di rilevante.
Dopo essersi complimentato con il torinese per non aver mai mollato, neppure quando tutto pareva remargli contro, il 57enne ha reso omaggio ai “tre moschettieri”, come lui stesso li ha definiti, ovvero Gigi dall’Igna, Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi. La dirigenza del box rosso, senza cui non sarebbe stato possibile arrivare in cima alla classifica.
“Ringrazio anche tutte le ragazze e i ragazzi che hanno lavorato a questa moto incredibile. Nonché coloro che in fabbrica rendono possibili emozioni come queste“, ha aggiunto dedicando proprio a loro e ai fan del brand il campionato. “È stata una lunga rincorsa. Oggi però, possiamo contare su un collettivo forte come non mai. In questa maniera abbiamo eliminato la tensione. E ciò ci servirà per il futuro“, ha concluso definendo il sigillo appena ottenuto, come l’avvio di un’epoca vincente.
Se sarà così lo scopriremo solo vivendo. Per adesso accontentiamoci di ricordare che una doppia coppa targata Italia, mancava dal 1972 con il mitico binomio Agostini ed MV Agusta.