Di Valencia 2022 tutti si ricorderanno del binomio vincente Bagnaia-Ducati. Ma è stato anche l’addio di Suzuki. Che ha chiuso col botto.
Nel giorno di Pecco Bagnaia, in molti forse non ricorderanno più tra qualche tempo che si consumava anche un’altra storia, quella della Suzuki, che chiudeva il suo ennesimo capitolo nella classe regina del Motomondiale con una vittoria, quella di Alex Rins. Un successo amaro per il team che ha portato in pista il marchio e i colori della casa giapponese, che ha chiuso la stagione 2022 e la sua avventura in MotoGP con due vittorie negli ultimi tre GP. Segno che la moto è sicuramente competitiva. E questo fa aumentare il rammarico per un addio che forse è stato troppo avventato.
La realtà però è apparsa fin subito chiara dopo l’annuncio a sorpresa dopo poche corse di questo Mondiale che ci sarebbe stato l’addio a fine anno: la Suzuki vuole per ora dire addio alla sua attività sportiva a causa dei costi aumentati dopo la pandemia, con nuove sfide che ora attendono la casa giapponese e che riguardano lo sviluppo di nuove tecnologie per rimanere al passo con i tempi e una riorganizzazione importante delle proprie strutture.
A far rumore è stato il fatto che non solo si è detto addio alle corse in MotoGP ma anche a tutto il resto, segno che davvero è la fine di un’epoca per la celebre casa nipponica, che ha fatto la storia delle due ruote. Si è pensato a un addio per colpa di risultati che, dopo l’exploit del 2020, non sono più arrivati ma, come detto, le motivazioni sono ben più importanti.
Suzuki, un addio che sembra più un arrivederci
La stagione 2022, seppur partita con difficoltà, ha visto da metà anno in poi una risalita della Suzuki, che ha chiuso in deciso progresso, nonostante lo sviluppo della moto fosse praticamente quasi fermo. E diciamo quasi perché in realtà qualcosa è stato fatto, vedi a Misano negli ultimi test prima di Valencia.
Si è chiusa con la vittoria di Rins un cerchio, ricominciato a girare nel 2014 e che ha visto ogni anno un aumento delle prestazioni. Nel 2016 a Silverstone con Maverick Vinales il ritorno alla vittoria, mentre nel 2020 il Mondiale di Joan Mir ha sancito definitivamente il ritorno tra i grandi del marchio giapponese, che sembrava finalmente poter rimanere stabilmente lì con i migliori. La GSX-RR ancora oggi è una delle moto migliori per maneggevolezza e velocità, ma forse tutto questo non è bastato.
Il destino di Suzuki sembra ricalcare quello di Honda in F1, che ha deciso di dire addio all’improvviso, nonostante un futuro roseo con Red Bull. Un addio che però sembra più un arrivederci, visto che il marchio è comparso recentemente di nuovo sulle vetture (che sfruttano comunque un propulsore giapponese e supervisionato da ex tecnici Honda). Anche perché si parla già di un rientro nel 2026. E chissà che non accada così anche a Suzuki, visto che la mentalità è la stessa. Difficile infatti capire ancora oggi la scelta di dire addio in toto al mondo sportivo, che porta con sè visibilità, oltre alla possibilità di provare soluzioni tecnologiche avanzate da riportare poi sulle moto stradali.
I risultati, nelle varie discipline, parlavano chiaro: la Suzuki poteva essere tra le protagoniste, come sempre. Magari qualche passo falso in meno avrebbe fatto contare fino a dieci i dirigenti, ma con un futuro da rivedere, chissà che alla fine non sia stata la decisione giusta. Magari per tornare più avanti con più forza di prima.