Una stagione sulle montagne russe quella di Pecco Bagnaia, che a giugno sembrava fuori dai giochi e invece ha saputo operare una rimonta da record.
Alla fine a Valencia si è alzato un solo grido: Pecco Bagnaia. Nell’ultimo atto del Mondiale MotoGP 2022 il pilota Ducati è riuscito a difendersi dall’attacco di Fabio Quartararo e ha portato a casa il suo secondo titolo iridato dopo quello in Moto2 nel 2018, il primo di un pilota italiano dal 2009 dopo Valentino Rossi e primo italiano su moto italiana a 50 anni dal duo Giacomo Agostini-MV Agusta. Il risultato di una stagione davvero straordinaria per come si era messa dopo il Sachsenring, che ha visto davvero la riscossa della Rossa di Borgo Panigale e del pilota di Chivasso, capace di rimontare 91 punti per poi portarsi davanti e giocarsi il Mondiale da posizione privilegiata.
Il GP di Valencia ha davvero chiuso un cerchio per Pecco, che ha vissuto un’annata davvero complicata, iniziata da favorito numero uno per il titolo, davanti addirittura al campione in carica Quartararo, visti anche gli esiti dei test invernali. Vuoi la pressione, vuoi qualche errore personale e anche del box Ducati hanno messo a rischio il sogno iridato. Poi però, dopo essersi uniti ancor di più nel momento più duro, le cose sono cambiate. E quella che sembrava una missione impossibile è diventata realtà.
Bagnaia, dal sogno iridato al colpo del Sachsenring
Già in Qatar si era capito che non sarebbe stata una passeggiata, con il nono posto in qualifica e poi una gara in salita, culminata con la scivolata che ha coinvolto Jorge Martin e che gli è costato il primo zero in classifica. E nel dopo-gara anche lo sfogo in cui ha spronato tutta la Ducati a non usarlo come tester anche nel weekend di gara. Un messaggio chiaro, che voleva dire soltanto di tornare al solito metodo di lavoro e di non sprecare tempo a provare più materiale possibile per migliorare una GP22 comunque ottima, ma che aveva bisogno solo di essere svezzata per capire realmente poi i suoi limiti e migliorarli.
In Indonesia un piccolo passo in avanti ma sotto il diluvio poi la domenica l’amara scoperta che il feeling con la Rossa era da dimenticare. Un 15° posto utile solo per mettere in cascina il primo punto iridato, ma è in Argentina e in Texas che arrivano i primi segnali dalla sua Ducati: due top-5 consecutive e nonostante Bastianini sia leader e Quartararo già di un po’ davanti, per Bagnaia arriva una bella iniezione di fiducia. In Portogallo poi la riconferma, con un ottavo posto dopo essere partito dal fondo che gli ha dato ancor più convinzione sul fatto che tutto era possibile. A Jerez il primo squillo, dopo una gara tirata ma una battaglia contro Quartararo portata a compimento che era tutt’altro che semplice.
Sembrava la svolta, invece ecco che a Le Mans arriva un nuovo brusco ko dopo la pole, forse figlio anche di un nervosismo nel duello con Bastianini che non si aspettava così acceso. Ma si sa, i campioni sanno rialzarsi immediatamente e anche Bagnaia lo ha fatto, per di più a casa sua, al Mugello, dove con la vittoria ha dato a tutti un assaggio di quello che poteva essere senza ulteriori problemi. Il guanto di sfida era lanciato, ma ecco che a Barcellona arriva l’ennesimo colpo di sfortuna, con una caduta alla prima curva con Rins e Nakagami davvero dura da digerire.
Purtroppo però non era ancora finita, perché al Sachsenring, dopo un weekend tiratissimo con il rivale, arriva anche la caduta quando è in testa e l’ennesimo zero in classifica. Sembrava davvero il colpo del ko, quello che può chiudere i giochi. Quartararo esulta per la vittoria e si porta a +91 sul rivale, con la Ducati però che è bravissima a chiudersi a riccio attorno al proprio pilota e, insieme a lui, a resettare tutto per ripartire più forti che mai, senza l’assillo di pensare al Mondiale ma di recuperare innanzitutto la propria serenità e tornare a fare del proprio meglio. Un passo alla volta per ricominciare, senza isterismi. Ed è così che Bagnaia e Ducati hanno ripreso la propria marcia.
Assen il punto di svolta che ha portato al Mondiale
In Olanda Pecco arriva con la voglia di cominciare a mettere il primo tassello verso il recupero di una serenità perduta via via correndo. In un colpo ritrova serenità e prestazioni, lì all’università della moto, ad Assen con la pole e la vittoria il pilota italiano chiude prima di andare in vacanza con più tranquillità ma soprattutto con l’animo di chi comunque, da quel momento in poi, penserà solo a se stesso e non al campionato. Per poi fare i conti alla fine. La gara di Quartararo però, che prima mette sotto Aleix Espargarò e poi esce per un altro incidente, gli dà un messaggio chiaro: anche il francese è umano e battibile. Nulla è impossibile.
Alla ripresa, ad agosto, è tutto un altro Bagnaia. Tra Silverstone, Red Bull Ring e Misano centra un tris da sogno, mentre il campione del mondo e leader della generale comincia a dare segni di cedimento preoccupanti. Sotto sotto è qui che Pecco e la Ducati cominciano a crederci con più convinzione. Ad Aragon è secondo dietro Bastianini, ma con Quartararo fuori dopo l’incidente con Marquez il Mondiale è ufficialmente riaperto. Sembra incredibile, ma è così.
Nessuno sembra poter ormai frenare la rimonta del pilota piemontese, che in Giappone però si fa ingolosire troppo e cade. L’ottavo posto di Quartararo rendono meno amaro il tutto, ma è il segnale che ora non si può più sbagliare. E in Thailandia, in condizioni difficili, agguanta un terzo posto che la dice lunga sulla crescita anche mentale del ragazzo, che si porta a un soffio dal leader della classifica. E’ in Australia che i sogni diventano realtà: terzo posto e con il rivale fuori dai giochi per una caduta, arriva addirittura il sorpasso in classifica. Gli ultimi due appuntamenti sono decisivi. Il primo match point addirittura è in Malesia. Sembra un sogno, ma Bagnaia, seppur emozionato, fa il suo dovere, così come Quartararo, che col terzo posto rimanda tutto a Valencia, nell’ultimo GP della stagione. E nonostante uno dei weekend più complicati della carriera, è Pecco a spuntarla, ottenendo un piazzamento che ne sancisce il trionfo che sembrava pura utopia a luglio. Il giusto finale per una stagione al cardiopalma ma che la dice lunga sulla caparbietà di un ragazzo e di un team che hanno reso possibile un sogno grande come il mondo.