Alla vigilia dell’ultimo appuntamento iridato, Ferrari è stata raggiunta dalla Mercedes. Ma come è possibile questo recupero fenomenale?
Solo 19 punti separano in classifica Costruttori Ferrari e Mercedes, il tutto con un solo GP ancora da disputare prima che il Mondiale 2022 chiuda definitivamente i battenti. Con le due classifiche dominate dalla Red Bull, rimane questa la sfida che può entusiasmare i tifosi per l’ultimo atto della F1 per quest’anno. Una sfida, quella tra la Rossa e le Frecce d’Argento che sembra incredibile, visto a quanto abbiamo visto almeno fino a questa estate, con le monoposto di Maranello che facevano gara a sè con Max Verstappen e Sergio Perez e le altre a debita distanza.
Tutti ricordano il colpo di teatro della scuderia anglo-tedesca tra le due sessioni di test ad inizio stagione, quando portarono in pista una vettura completamente rivista, soprattutto nelle pance, annunciando il cambio come qualcosa di rivoluzionario, che poteva di nuovo sparigliare le carte e permettere nuovi successi. Invece risultò da subito un progetto complicato e di difficile comprensione quello della W13, che nelle prime gare disse subito addio al sogno iridato.
Ferrari, un recupero monstre della Mercedes: perché?
Se andiamo a guardare la stagione della Mercedes, il distacco da Ferrari e Red Bull in qualifica si attestava tra il secondo o qualche decimo in più, mentre in gara, dopo una prima parte decisamente più lenta di quasi un secondo, la distanza si riduceva anche a pochi decimi. Una situazione questa durata per molto tempo, con sporadici exploit che però non erano realmente avvalorati da controprove nei GP successivi.
I podi arrivavano per Toto Wolff e soci, ma alla fine la W13 rimaneva una vettura ostica da comprendere e sviluppare. Lewis Hamilton è stato tra i più espliciti a inizio stagione, definendo la sua Mercedes la peggiore guidata dall’epoca della McLaren del 2009. Ma anche lo stesso team principal in diretta mondiale ha più volte usato epiteti poco edificante nei confronti della propria monoposto. Poi, dopo mesi a brancolare nel buio, ecco la prima svolta: tra Canada, Gran Bretagna e Austria il primo avvicinamento, grazie ad alcuni accorgimenti particolari. Ma è dal GP di Ungheria che comincia veramente a vedersi un cambiamento di ritmo. E dal Belgio si è voltata davvero pagina.
Mentre la Red Bull è fuggita definitivamente, prendendo il largo, ecco che la Mercedes ha ripreso lentamente ma inesorabilmente la Ferrari, con Charles Leclerc e Carlos Sainz jr costretti sempre a correre sulla difensiva o quasi. E quel 1″2 di vantaggio che c’era per la Rossa a inizio stagione, si è tramutato in Brasile in almeno 2-3 decimi di vantaggio per la scuderia anglo-tedesca. Una cosa mai vista in tutti questi anni di F1, un recupero prodigioso che a molti è sembrato non solo incredibile ma anche…sospetto. Che ha ricordato quello della Red Bull sulla Brawn GP nel 2009. E forse un punto in comune tra le due vicende c’è e riguarda una direttiva tecnica.
All’epoca infatti fu vietato il doppio fondo, che fino a quel momento era stato sfruttato alla grande dalla Brawn GP e questo portò a un deciso calo delle prestazioni, ma non tale da poter rimettere in discussione il titolo Mondiale. Stavolta invece ha influito la ormai famosa direttiva tecnica 39, che per limitare il porpoising ha introdotto dei valori entro di usura e rigidità del fondo da rispettare. E tra le scuderie maggiormente penalizzate c’è proprio la Ferrari, che da quel momento ha cominciato a soffrire soprattutto di un calo netto delle prestazioni della vettura in gara, dovuta a una maggiore usura delle gomme.
Il team principal Mattia Binotto in più di una occasione ha voluto smentire un collegamento tra il calo della Ferrari e l’introduzione della direttiva, ma alla fine i dati parlano chiaro. In Brasile c’è stato un piccolo segnale di riscossa della Rossa, ma potrebbe non bastare. Ad Abu Dhabi potrebbe arrivare quel tanto temuto sorpasso al fotofinish della Mercedes in classifica che sarebbe uno smacco clamoroso per un team che a inizio anno partiva giustamente con i favori del pronostico. E allora basta negare la realtà. Sarà pur vero, come ha detto Binotto, che da tempo a Maranello hanno chiuso i rubinetti per il 2022 in termini di aggiornamenti per la F1-75, ma tutto è cominciato da quella direttiva 39.
Di sicuro si dovrà porre rimedio con nuovo progetto a questo problema, ma nell’immediato c’è da difendersi con le unghie e con i denti da un sorpasso che sarebbe uno smacco tremendo agli occhi del mondo intero. Per poi riflettere a fine stagione su cosa non è andato, anche a livello tecnico. E chissà che qualche testa non rischi di saltare.