Sebastian Vettel ha vissuto sei anni a Maranello, con molti alti e altrettanti bassi. Il suo racconto, a distanza di tempo, mette i brividi.
Il nativo di Heppenheim, alla vigilia della sua ultima gara in F1, ha già fatto un bilancio della sua carriera. Dopo 4 titoli mondiali nel team Red Bull Racing, Seb decise di provare una nuova esperienza professionale, sognando di ripercorrere le tappe di Michael Schumacher. Il suo mentore e grande amico conquistò il cuore dei ferraristi a suon di vittorie e titoli mondiali. Dopo i fasti nella squadra austriaca, le aspettative dei tifosi italiani erano molto alte.
Vettel per anni aveva fatto piangere i fan del Cavallino, battendo Fernando Alonso in duelli all’ultima curva. Una volta giunto a Maranello, anche gli appassionati più difficili dovettero ricredersi. Il tedesco, non solo è diventato il terzo pilota con più vittorie nella storia della Scuderia, si è fatto apprezzare anche per la sua personalità. Diretto, onesto e senza peli sulla lingua ha sempre avuto a cuore le sorti del team. Non è riuscito ad esaudire il suo sogno di diventare campione del mondo con la Rossa, tuttavia è tra i piloti più vincenti e rispettati della storia della categoria regina del Motorsport.
Vettel ha ottenuto 53 successi e 122 podi. Il quadriennio di titoli consecutivi in Red Bull Racing è stato favorito da un’auto spaziale, difatti caddero una serie di record. L’arrivo di Daniel Ricciardo cambiò un po’ tutto e il tedesco decise di cogliere al volo la chance di vestirsi di rosso. Il periodo in Ferrari non ha riservato soddisfazioni a livello di trionfi mondiali, ma ha comunque lottato per il titolo contro un Hamilton ed una Mercedes al top della forma. Nel 2017 e nel 2018 ha vissuto le sue migliori annate alla Rossa, senza però arrivare mai a giocarsi un riconoscimento iridato sino all’ultima tappa. L’ultimo anno fu drammatico, a causa dei problemi della SF1000. Il tedesco non ha mai avuto un’auto all’altezza della concorrenza, ma ha commesso anche diversi errori.
Vettel, gli alti e bassi in Ferrari
Gli svarioni di squadra, nel computo complessivo, hanno avuto un peso sull’andamento in pista del quattro volte iridato. A Maranello ha trovato un ambiente che lo ha coccolato in una prima fase, ma anche criticato e pressato enormemente nelle ultime annate. L’esplosione di Leclerc ha segnato, definitivamente, il passaggio di testimone. La carriera gloriosa di Vettel è stata costellata anche da un destino beffardo, eppure sarà sempre ricordato come uno dei ferraristi più attaccati al Cavallino. “Nel 2017 e nel 2018 ho lottato per il campionato del mondo con la Ferrari, ho vinto cinque gare ogni volta, ma alla fine sono arrivato sempre secondo dietro a Lewis Hamilton. Spendere così tante energie – ha dichiarato Vettel a Der Spiegel – per due anni di fila, anche mentalmente, e poi rimanere a bocca asciutta, mi ha fatto venire dei dubbi: Funzionerà ancora? Poi l’arrivo di Leclerc, in cui rivedevo me i primi anni di F1, l’ho visto correre senza peso, mentre il mio obiettivo sembrava irraggiungibile”.
Nonostante fosse trapelata la volontà di andare avanti con la Rossa, i vertici del Cavallino presero una importante decisione, sostituendolo con Carlos Sainz. Il classe ’87 avrebbe desiderato concludere la sua esperienza in ben altro modo. Esaltato dalle performance della RP20, il quattro volte del mondo decise di trasferirsi all’Aston Martin. L’ex team Racing Point ha puntato le fiches sull’esperienza di Seb per indirizzare il progetto e far crescere il figlio del capo, Lance Stroll. Le ultime due annate sono state un incubo. Nel 2021 il tedesco ha chiuso con soli 43 punti. Errori tecnici e strategici hanno limitato le possibilità della squadra inglese. Nel 2022 è andata peggio, con soli 36 punti e nessun podio.
La squadra non ha approfittato del nuovo regolamento tecnico, sbagliando progetto. L’Aston Martin è scivolata in fondo alla classifica costruttori. La Racing Point, ex team AM, aveva copiato molti elementi della Mercedes e per questo motivo aveva ottenuto risultati di tutto rispetto nel 2020, soprattutto con Sergio Perez. F1, Vasseur per salvare Leclerc? Ecco cosa accadrebbe in Ferrari. Date una occhiata anche alla carriera a Maranello di Mattia Binotto.
L’arrivo alla corte del boss Stroll, per il tedesco non è stato un errore. “Scaduto il contratto in Ferrari l’idea del ritiro era molto presente. Però avevo ancora delle domande senza risposte, volevo sapere se fossi ancora bravo per guidare in F1. E l’Aston Martin non è stata una scelta sbagliata, per rispondere ai miei quesiti è stato un passo importante, ma il fatto che al momento non abbia una macchina con cui poter dimostrare ciò che sono effettivamente in grado di fare ha però contribuito al mio ritiro”, ha analizzato il quattro volte iridato.