La Ferrari ha subito un crollo tecnico notevole nella seconda parte di stagione, ma c’è chi pensa che non si debba cambiare. Ecco perché.
C’è fermento in casa Ferrari dopo le tante voci che hanno riguardato Mattia Binotto in questi giorni. Il team principal della Scuderia modenese ha parlato per la prima volta della vicenda nel sabato mattina di Abu Dhabi, nella consueta conferenza stampa riservata ai grandi capi delle varie squadre.
Binotto si è detto tranquillo sulla sua situazione, ribadendo di aver chiacchierato con John Elkann in questi giorni e di aver ricevuto un attestato di fiducia. Tuttavia, i dubbi riguardano i suoi collaboratori, come Laurent Mekies e, soprattutto, Inaki Rueda, che in un’azienda normale non potrebbe neanche sognarsi di mantenere il proprio ruolo a capo delle strategie.
La Ferrari viaggia verso il 2023 con tanti dubbi, anche se attorno alla nuova monoposto aleggia un cauto ottimismo. L’obiettivo è quello di risolvere le problematiche che hanno rallentato l’auto di quest’anno, che tanto aveva fatto ben sperare inizialmente per poi crollare alla distanza. La questione sviluppi, ancora una volta, è stata fatale, cosa che si ripete dal 2009 a questa parte, nonostante le tante gestioni diverse che ci sono state.
La Mercedes, che ad inizio anno si prendeva un secondo dalle Rosse, è ormai nettamente superiore sul passo gara, ma anche in qualifica non c’è più quella differenza a cui eravamo abituati. La sensazione è che il team di Brackley abbia trovato la quadra, mentre a Maranello hanno gettato al vento una grande occasione. Il 2023 sarà un anno critico, ma nel frattempo occorre sapere chi dirigerà questa squadra.
La Ferrari era partita in maniera perfetta in questa stagione, con Charles Leclerc in fuga nel mondiale dopo i primi tre appuntamenti, in cui aveva portato a casa due vittorie ed altrettante pole position, un secondo posto e tre giri veloci. A quel punto, il margine su Max Verstappen era di ben 46 punti, praticamente due gare complete, ma poi il tutto è andato peggiorando.
La Red Bull ha recuperato e le Rosse hanno iniziato a soffrire di gravi problemi di affidabilità sulle power unit, ed a tutto ciò si sono aggiunte anche le follie strategiche da parte del muretto. Tuttavia, sino all’estate la monoposto è rimasta forse la migliore del lotto, ma qualcosa è cambiato da Spa-Francorchamps in poi.
La TD39, la direttiva tecnica introdotta per controllare la flessione dei fondi ed il porpoising fortemente voluta dalla Mercedes, ha tagliato le gambe al Cavallino, mentre la Red Bull ha continuato a volare scavando un gap enorme con la concorrenza. Tutti si sono chiesti sin da subito se la causa del crollo della Scuderia modenese non fosse proprio questo cambiamento in corsa, ed a rispondere ci ha provato Leo Turrini, storico insider di Maranello.
Secondo lui, i grandi problemi derivano dal fatto che la power unit è stata depotenziata dopo i gravi guasti tecnici avvenuti tra Barcellona e Spielberg: “Ufficialmente, la direttiva tecnica arrivata in Belgio è da considerarsi come trascurabile, in quanto ha colpito tutte le squadre, è una regola che vale per ogni team“.
“La questione principale riguarda la power unit della Ferrari, che non ha mai girato al massimo, pagando circa 25/30 cavalli rispetto a quelli che poteva sprigionare, l’equivalente di 6/7 decimi al giro, un gran bel margine che è andato perduto. Tuttavia, a Maranello hanno lavorato duramente per migliorare in maniera significativa in chiave 2023“.
Turrini ha poi affrontato la questione sviluppi, che sulla vettura di quest’anno sono ormai fermi da tempo: “Circa quattro decimi dello sviluppo sulla monoposto attuale sono stati sacrificati per spostare l’attenzione sulla prossima vettura. Ci saranno molte novità sul prossimo progetto, il 675, che andrà a migliorare in maniera importante il carico aerodinamico, sfruttando anche tutta la potenza disponibile sul fronte motoristico. Se questi obiettivi verranno rispettati, non c’è motivo per non essere ottimisti. Potremmo avere una fantastica lotta a tre il prossimo anno“.
Qualche giorno fa, Turrini aveva annunciato che l’era di Mattia Binotto era giunta al capolinea, ma intervenendo a Radio24 nella trasmissione “Tutti convocati“, si era detto in disaccordo con tale scelta, dal momento che la monoposto del 2023 è ormai quasi pronta e che tutto il lavoro svolto da questo team di sviluppo sarebbe stato compromesso.
La verità sul futuro di Binotto la sapremo tra poche settimane, ma a Maranello sembra esserci fiducia riguardo alla nuova monoposto. Tuttavia, Red Bull e Mercedes non staranno di certo ferme, e vorranno allungare ancor di più il margine creato sulle Rosse in questo finale di stagione.
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