In F1 dietro alle big-3 le altre hanno dimostrato un gap preoccupante. A partire da Alpine e McLaren. I promossi e i bocciati del 2022.
Doveva essere l’anno della rivoluzione, quello che rimescolava le carte o quantomeno avvicinava le prestazioni di tutte, un po’ come accaduto negli ultimi anni in MotoGP. E invece la F1 2022 ha visto di nuovo il dominio di 1-2 scuderie (Red Bull e Ferrari), con il rientro dopo metà stagione della Mercedes. Ma le altre? A distanza siderale, senza opportunità di poter davvero mai risalire la china. Insomma qualcosa in questo cambio epocale non ha funzionato. Ma se da una parte a riflettere dovranno essere i vertici della F1, dall’altra dovranno fare lo stesso i team, che avevano iniziato questo Mondiale con ben altre ambizioni.
I numeri non mentono: Red Bull ha fatto campionato a sè, con Ferrari e Mercedes distanti 200 punti, un’enormità. Ma è ancor più clamoroso il gap tra le prime della classe e il resto del gruppo, che dopo l’approvazione dei regolamenti 2022 sembrava impossibile potesse essere così ampio. La prima delle altre è stata l’Alpine con 173 punti, a oltre 300 da Mercedes che ha chiuso sul podio del campionato Costruttori. Segno che qualcosa nei progetti degli altri team non è andato come dovuto e che forse la questione budget cap ha solo messo un tetto alle spese di tutti, ma non ha livellato le prestazioni. Chi è forte continua a rimanere tale, perché il gap va al di là dei soldi spesi.
Alpine F1, McLaren & co: i promossi e i bocciati del 2022
Tra le scuderie maggiormente deluse ci sono, come detto, Alpine e McLaren. La casa francese aveva affidato alla vettura di quest’anno grandi speranze. Lo stesso Fernando Alonso, rientrato lo scorso anno, lo aveva fatto proprio perché le prospettive del team per la “rivoluzione” della F1 erano davvero buone, tanto che sperava di poter lottare di nuovo per il Mondiale. Invece la monoposto transalpina è stata sì competitiva ma non a grandi livelli. Insieme a lei la McLaren, due scuderie che ambivano a grandi traguardi ma che ancora una volta si sono ritrovate in una terra di mezzo che ha significato ben poco. Le prospettive per Alpine e la scuderia inglese sembra ancora difficile da capire. In due un solo podio: migliorare sì, è d’obbligo, ma servirà davvero un grande salto per sperare quantomeno di avvicinare i top-3.
Alfa Romeo e Haas invece, partite con grandi speranze per via della partnership con una Ferrari che a inizio stagione sembrava in grande spolvero, hanno chiuso l’annata in maniera diversa dal punto di vista dei punti ma con una sensazione dolceamara molto simile. Sauber, che gestisce il marchio italiano, ha fatto bene fino a Silverstone per poi ripiombare nell’anonimato come l’anno passato. Unica prospettiva quella di gestire dal 2026 il debutto di Audi nel Mondiale, ma per il resto la sensazione è che si continui ancora a vivacchiare in F1.
Ancora più rapido è stato il passo della Haas, che al pari dei cugini ha alternato lampi a momenti di buio totale e il finale di anno ha mostrato un calo preoccupante. L’addio a Mick Schumacher, che tra sponsor e visibilità ha sicuramente avuto un ottimo impatto, e l’affidarsi a due veterani come Magnussen e Hulkenberg nel 2023 fa capire che c’è bisogno di affidabilità e risultati in questo momento così delicato della F1.
Meglio in termini di crescita l’Aston Martin, che partiva sì con altri obiettivi ma ha capito in corsa che il progetto della monoposto 2022 non era dei migliori. Da metà anno in poi la crescita è stata evidente, ma un marchio del genere, che ora passerà da Vettel ad Alonso, ha bisogno di ben altri risultati. E i grandi acquisti fatti in giro tra i top team è il segno che si vuole davvero cambiare pagina. Infine Alpha Tauri e Williams, due squadre che per motivi diversi erano chiamate a una stagione di alto profilo ma che sono mancate clamorosamente. La prima si è dimostrata ben poco sorella della Red Bull e ha compiuto un deciso passo indietro rispetto al 2021, anche tecnico. Il team inglese di glorioso porta solo il nome. Poche le soddisfazioni per la nuova gestione, che stenta a decollare, colpa anche di due guide come Albon e Latifi che hanno a loro volta deluso.
Insomma tutti rimandati a marzo, ma servirà davvero un cambi di passo radicale. O sarà ancora un Mondiale nel Mondiale.