C’è qualcuno che sta mettendo i bastoni tra le ruote per la diffusione delle auto elettriche. E a scoprirlo è il New York Times.
La rivoluzione elettrica nel mondo delle auto continua a passo spedito. Ormai tutti i marchi sono impegnati nel profondo rinnovamento dei propri modelli, con sempre più vetture esclusivamente in modalità elettrica. Uniche eccezioni sono ancora quei marchi sportivi e di lusso come Ferrari che hanno ottenuto una deroga per una “transizione” più dolce rispetto alle altre case. Ma ormai anche qui si accelera con i programmi per arrivare prima del previsto all’abbandono dei motori termici. Una rivoluzione che in Europa partirà tra 13 anni. Infatti la Commissione Europea con il pacchetto Fit for 55 ha stabilito che sarà il 2035 l’anno in cui non saranno più vendute auto a benzina, diesel, gpl, metano e ibride.
Mancherà ancora molto tempo, ma le casse automobilistiche hanno deciso di anticipare già questo cambio epocale, visto che già ora non ha più senso investire sul termico. C’è però chi questa rivoluzione verde proprio non la sta digerendo e parliamo dei Paesi produttori di petrolio, che non vedo di buon occhio questa corsa cosi veloce verso un futuro con sole auto elettriche. Tanto che proprio questi dalla Cop27, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite appena chiusa a Sharm El-Sheik, hanno lanciato un messaggio chiaro: niente chiusure immediate e no a un messaggio di cambiamento forte.
Insomma sarebbero stati questi Paesi a boicottare e mandare a monte la conferenza. Ma c’è di più: infatti il New York Times, fra le pagine di un’inchiesta da poco pubblicata, ha raccontato una storia ben più inquietante dietro al fallimento della Cop27. Merito delle testimonianze di due persone presenti all’ultimo vertice Onu.
Auto elettriche, chi vuole il fallimento?
Stando a quanto riferito dal quotidiano, sarebbero stati i rappresentanti sauditi a spingere perché i combustibili fossili non fossero richiamati nel documento finale stilato dalla Conferenza. In pratica è arrivato un aut-aut chiaro: “Non devono essere menzionati”. Si tratterebbe questo del secondo caso in cui l’Arabia ha chiesto questa cesura. Da quanto emerge già nel marzo scorso, in una riunione sul clima fra gli esperti delle Nazioni Unite, Arabia Saudita e Russia avrebbero posto il veto a un riferimento al riguardo all’uso della terminologia “cambiamento climatico indotto dall’uomo” in un documento ufficiale, negando così di fatto le emissioni dovute proprio all’uomo.
Una politica questa evidentemente diversa da quella che il Paese porta avanti in patria, visto che l’Arabia sta spingendo a sua volta sull’elettrico, vedi le partecipazioni in Lucid e il lancio del marchio di auto elettriche Ceer, oltre ad altre iniziative come la piantumazione di alberi e progetti legati all’idrogeno. Dunque da una parte si va spediti verso una rivoluzione green ma dall’altra si cerca di allungare a livello internazionale la vita dei combustibili fossili, intrecciando accordi con altre Nazioni e aziende. Tra gli obiettivi dell’Arabia, come sottolinea il giornale americano, ci sarebbe quello di diventare meno dipendenti dal greggio ma a sua volta venderne di più su scala globale.
In particolare per il NYT negli ultimi 5 anni la Saudi Aramco, gigante del petrolio, avrebbe finanziato quasi 500 studi che smentiscono fortemente la sostenibilità delle auto elettriche. Si parla di circa 2,5 miliardi di dollari donati alle Università americane negli ultimi 10 anni per provare a gettare fango sulla transizione energetica, compresa quella della mobilità. Ma l’opera di lobbying è a livello globale, infatti il quotidiano americano parla di almeno 160 milioni di investimenti in tal senso in tutto il mondo dal 2016 a oggi per influenzare l’opinione pubblica.
Ma c’è di più: l’Arabia starebbe già collaborando con il dipartimento dell’energia americano per creare motori a combustione più efficienti. In pratica si starebbero studiando soluzioni che catturino i gas di scarico prima che vengano emessi nell’aria. Per ora però sono soluzioni di difficile applicazione, anche per i costi. Ma soprattutto non si parla di emissioni zero ma solo di una riduzione di queste. Ma già questo basterebbe all’Arabia per permettere la sopravvivenza dei motori termici e quindi del petrolio.
I numeri dell’elettrico nel mondo e in Italia
Nel frattempo però, nonostante queste manovre ostruzionistiche, nel mondo si vendono sempre più auto elettriche, con una crescita del 63% nella prima metà del 2022 rispetto allo stesso periodo di un anno fa. A confermarlo BloombergNEF nel suo “Zero-Emission Vehicles Progress Dashboard”. Si parla di 4,3 milioni di unità, con Europa e Cina che occupano una grande fetta del mercato complessivo (84%), anche se i Paesi europei hanno rallentato.
Le auto elettriche pure hanno raggiunto il 71% delle vendite totali, mentre il restante 29% circa del venduto riguarda modelli ibridi plug-in. La fetta di mercato complessiva delle elettriche ha toccato il 13% nei primi sei mesi 2022 e per BloombergNEF tutti i veicoli elettrici quest’anno consentiranno di evitare il consumo di circa 1,7 milioni di barili giornalieri di petrolio.