La SBK è arrivata alla fine della stagione, con la Ducati che ha ottenuto risultati unici, con l’Australia che è stato l’ultimo capolavoro.
La stagione 2022 verrà ricordata per sempre come una delle più grandi nella storia della Ducati e anche in Superbike il dominio della casa di Borgo Panigale è stato netto e insindacabile, con l’Australia che ha dato l’opportunità di poter entrare a tutti gli effetti ancora di più nella leggenda.
Erano undici anni che la Ducati doveva continuare a masticare bocconi molto amari in Superbike, con il successo che non ne voleva proprio sapere di arrivare in quel dell’Emilia.
Tanti secondi posti, un dominio della Kawasaki di Jonathan Rea che sembrava dover essere eterno e una Yamaha che era stata la prima nel 2021 a togliere il successo dalle mani del fenomeno nordirlandese.
Da Chaz Davies a Marco Melandri, passando dal primo Alvaro Bautista nel 2019 e a Scott Redding, la maledizione che non voleva portare la Ducati sul gradino più alto del podio in Superbike sembrava dover essere eterna.
Quest’anno però è arrivato il tanto atteso ritorno di Alvaro Bautista con entrambe le parti che hanno messo in disparte le divergenze passate e hanno dato vita a una stagione sensazionale.
Un anno memorabile che ha permesso così all’iberico di poter vincere per la prima volta in carriera il Mondiale Superbike, il secondo di grande prestigio se consideriamo anche il MotoMondiale della Classe 125 nel 2006, riportando così il titolo alla Ducati dopo il trionfo nel 2011 di Carlos Checa.
Quello che però risulta essere ancora di più straordinario in questo 2022 è il modo in cui Bautista ha saputo schiacciare tutti i suoi avversari, con l’ultimo weekend in Australia che ha potuto confermare ancora di più la sua superiorità.
Gara 1 non ha portato grandi soddisfazioni, con il quinto posto finale che dava l’impressione di un Alvaro ormai in vacanza, invece ecco che nella domenica di Phillip Island esce fuori tutta la classe del ducatista.
Strepitosa la scelta della Scuderia di montare nella SuperPole Race le gomme da asciutto quando la pista si stava asciugando, in questo modo l’iniziale ritardo di prestazione è stato ampiamente recuperato negli ultimi cinque giri che hanno dato così il trionfo allo spagnolo.
L’ultimo obbiettivo stagionale era il superamento di quota 600 punti, un risultato storico in Superbike che era riuscito solamente una volta al solito Jonathan Rea nel 2019 in Kawasaki, proprio nell’anno che soffiò il titolo a Bautista.
Per poterlo fare serviva solamente una vittoria e la gara in terra oceanica è stata emozionante e spettacolare, con la Yamaha di Razgatlioglu in grande difficoltà, ma con le Kawasaki di Lowes e Rea in grande spolvero.
Bautista però è riuscito a tenere la prima posizione fino alla fine della gara, interrotta a cinque giri dal termine per la bandiera rossa causata dalla brutta caduta della Ducati di Xavi Fores e della BMW di Eugene Laverty.
Dunque, in maniera del tutto inattesa, è arrivata la bandiera che ha concluso la gara con largo anticipo evitando così l’attacco incessante di uno scatenato Jonathan Rea e siccome la gara era stata percorsa per più di 2/3 si è giunti alla fine.
Con la doppietta SuperPole Race e Gara 2 per Bautista arrivano i punti determinanti per arrivare a quota 601, la prima volta assoluta nella storia della Ducati in Superbike.
La Ducati non vinceva un Mondiale di Superbike dal 2011, dunque in un periodo nella quale si correva solamente Gara 1 e Gara 2 che permettevano di assegnare punti per la classifica finale.
Dunque era praticamente impossibile riuscire a totalizzare oltre 600 punti, tanto è vero che già il risultato di Carlos Checa nel 2011 sembrò straordinario.
Lo spagnolo a suo tempo era infatti stato l’unico ducatista di sempre in grado di superare i 500 punti, con un totale di 500, mentre la maggior parte dei campioni Ducati si erano sempre fermato tra i 400 e i 500.
I terzi che totalizzarono il maggior numero di punti furono Carl Fogarty nel 1999 e Neil Hodgson nel 2003 con un totale di 489, poco meglio ancora una volta di Fogarty a quota 478 nel 1995.
Sopra i 400 ci sono stati anche il leggendario Doug Polen nel 1991 con 432 e Troy Bayliss, in grado di totalizzare 460 nel 2008 e 431 nel 2006.
Molti inoltre hanno vinto con titoli estremamente contesi e sul filo di lana, infatti la Ducati ha il record negativo di punti per la vittoria di un Mondiale di Superbike, ovviamente escludendo le prime due edizioni degli anni ’80.
Dal 1990 a oggi infatti nessuno ha mai vinto con soli 305 punti, ma questo punteggio estremamente risicato bastò a Carl Fogarty per vincere il primo dei suoi quattro titoli Mondiali nel 1994 e dare vita al suo mito.
La Ducati dunque ha una storia epica e leggendaria in Superbike, ma ora tutti quanti avranno Alvaro Bautista come punto di riferimento in quanto a vittorie e punti totalizzati.
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