L’esperienza di Valentino Rossi nel biennio trascorso a Borgo Panigale non fu esaltante. Da allora la selezione dei piloti avviene in modo diverso, come ha sancito Domenicali.
Valentino Rossi lasciò la Yamaha per provare una nuova avventura entusiasmante nel 2011. L’idea era di riportare sul tetto del mondo la Ducati, creando un accoppiamento tutto italiano. La casa di Iwata aveva rappresentato tanto per il Dottore, ma l’idea di vincere su tre moto diverse in MotoGP, sognando un binomio vittorioso, come lo era stato quello fenomenale tra Agostini e la MV Agusta, lo spinse con convinzione in sella alla Rossa.
L’approccio fu subito complicato. Già nei primi test il fenomeno di Tavullia comprese che sarebbe stata una impresa epica anche solo vincere una gara. Rossi dichiarò che, una volta provata la Desmosedici, rivalutò il talento di Casey Stoner. Il verdetto della pista fu impietoso. Nel biennio sulla Rossa, nonostante l’indubbio talento, Valentino ottenne soli tre podi. Un terzo posto nel Gran Premio di Francia, sfruttando la potenza del motore della Desmosedici sui lunghi rettifili di Le Mans e due seconde posizioni nell’annata successiva. Dal punto di vista tecnico, probabilmente, erano le Ducati più complicate della storia in MotoGP. L’irruenza del bolide era tale che un campione dalle qualità di Rossi faceva fatica a gestirla. A Motegi il #46 cadde e si fratturò il quinto dito della mano.
Il 23 ottobre 2011, durante il secondo giro del Gran Premio della Malesia, Rossi fu lo sfortunato protagonista, insieme a Colin Edwards, del crash che portò alla morte di Marco Simoncelli. I due erano amici ed erano cresciuti, battagliando anche sulle moto da cross. Dopo aver sempre concluso nella top 3 in MotoGP, Valentino Rossi dovette accontentarsi di un misero settimo posto in graduatoria con soli 139 punti. In molti iniziarono a parlare di declino del nove volte campione del mondo. Nel 2012 la moto fu rivoluzionata sotto alcuni aspetti, ma i risultati non arrivarono. Il Dottore non si sentì mai a suo agio in sella alla Desmosedici. Il fenomeno di Tavullia capì che sarebbe stato il suo ultimo anno con la casa di Borgo Panigale.
Iniziarono a volare parole grosse. Secondo Rossi l’atteggiamento del gruppo di tecnici di Borgo Panigale, restio ad accogliere le richieste dei piloti, era alla base del fallimento. A Le Mans, sul bagnato, riuscì a strappare una seconda posizione a Casey Stoner all’ultimo giro e conquistò il podio in memoria dell’amico Simoncelli. Nell’estate 2012 il divorzio fu annunciato con il nuovo passaggio di Valentino alla Yamaha. Il rider celebrò un ultimo podio stagionale a Misano, concludendo secondo. A 33 anni il sesto posto in classifica piloti fu letto come la fine di un’era. Risaltato in sella alla Yamaha, nel 2013, arrivò un mesto quarto posto in graduatoria che lasciava presagire un addio.
Valentino Rossi non si perse d’animo e tornò competitivo nelle due annate successive, sfiorando il decimo mondiale nel 2015. Nonostante l’età dimostrò di essere ancora tra i migliori in top class, diventando vice campione del mondo in tre diverse annate. Il matrimonio con la Ducati fu fallimentare, ma in ogni caso il #46 dimostrò a sé stesso e al mondo che il problema non era solo lui. Durante il duro biennio, Rossi si affermò comunque quale migliore ducatista quanto a risultati.
Ducati, Domenicali sulla scelta dei piloti
In occasione della presentazione della festa a Bologna il 15 dicembre, alle 20 in Piazza Maggiore, Claudio Domenicali è tornato, a distanza di 10 anni, sulla questione piloti. La Ducati è cambiata molto rispetto agli anni Rossi. Da 3 anni è diventata la moto da battere in MotoGP. Bagnaia ha vinto nel 2022, ma era da anni che la Desmosedici avrebbe potuto sfatare il tabù Stoner. “I piloti? una scelta sempre sportiva, non guardiamo alla nazionalità o se è un personaggio, cerchiamo di avere a pari livello la marca e il pilota. Poi ovviamente se i piloti raggiungono risultati acquisiscono fama, è naturale”, ha spiegato Domenicali.
Di sicuro Valentino Rossi è stato il più grande personaggio che ha avuto il motociclismo, almeno in era recente. Il passaggio in Ducati non fu fortunato, ma anche a causa di una moto non in linea con le caratteristiche di guida del Dottore. Negli anni recenti la casa di Borgo Panigale ha svoltato con l’arrivo di un tecnico geniale come Dall’Igna. Nella prossima stagione ci sarà una coppia tutta italiana con Bagnaia e Bastianini in sella alla GP23. Il legame tra Rossi e la Rossa di Borgo Panigale non si è mai spezzato del tutto, come testimonia anche la partnership del team VR46 in MotoGP. Valentino Rossi, quali gare correrà nel 2023? Ecco l’elenco completo. Il pesarese, in questa stagione, ha corso al volante di una Audi R8 LMS nel campionato GT.