A 66 anni se n’è andato un grande campione del motocross, che con le sue imprese in pista e non solo ha reso questo sport davvero mondiale.
Ad oggi il motocross è uno degli sport motoristici più importanti al mondo. Ancora tutti abbiamo nella mente le imprese del , Tony Cairoli, ritiratosi ufficialmente un anno fa, proprio come in MotoGP ha fatto in contemporanea un altro pezzo di storia delle due ruote come Valentino Rossi. Ma a rendere quelle gare su terra così belle ed emozionanti hanno contribuito prima di Tony tanti altri campioni. Uno in particolare ha reso celebre il motocross ed è André Malherbe, pilota belga, scomparso in queste ore all’età di 66 anni. Lui che per le sue evoluzioni e per il suo carattere estroverso è diventato una vera icona.
Se si parla del belga, ancora oggi se ne ricorda l’eleganza, tanto in pista quanto fuori. Cominciò la sua carriera negli anni Settanta e fin dai suoi esordi un altro mito come Roger De Coster lo designò come l’unico in grado di poter eguagliare i suoi cinque titoli mondiali. E anche se non è riuscito ad eguagliare questo record, è da tutti ricordato come uno dei più grandi, in un’epoca come quella degli anni Ottanta in cui riuscì davvero a esprimere davvero tutto lo spirito del motocross.
Da tutti era ritenuto un pilota strepitoso, capace di andare forte ma anche di saper ragionare in gara, leggendo con grande attenzione tutte le situazioni che si venivano a creare e ad adattarsi. Poteva vincere tantissimo, ma ha anche sbagliato e, rispetto a tanti altri, ha sempre ammesso i suoi errori. Perché per lui nella pista di motocross non c’erano scuse. Se gli altri erano più forti, lui lo ammetteva, senza esitazioni. Ma poi andava dritto per la sua strada, cercando di nuovo di dimostrarsi il più forte.
Malherbe, dai trionfi nel motocross al dramma della Dakar
Il palmares del campione belga di motocross parla chiaro: 3 volte campione del mondo 500 nel 1980, 1981 e 1984, 3 volte vicecampione del mondo 500 nel 1983, 1985 e 1986, vincitore della Coppa FIM 125 nel 1974 e 1975, 3 volte campione del mondo a squadre nel 1977, 1979 e 1980. Inoltre conta 2 vittorie nel Trofeo delle Nazioni nel 1977 e nel 1980, oltre a 26 vittorie nel GP 500 dal 1978 al 1986, 1 vittoria nel GP 250 nel 1977 e 11 vittorie nella Coppa FIM 125 dal 1974 al 1975.
Insomma un curriculum da fare invidia quello di Malherbe, che fu il primo in questo sport a capire l’importanza anche dell’immagine. Fu il primo ad arrivare alle gare con una Ferrari, vestiva poi tute spettacolari in gara. Attirava l’attenzione come pochi altri, ma era sullo sterrato che sapeva dare il meglio di sè. Portò la Honda a grandi livelli, poi, quando la casa giapponese decise di non puntare più su di lui, il belga cambiò vita o quasi. Tentò infatti nel 1987 la carriera sulle monoposto, nel campionato francese di Formula F3000, poi però non resistette al richiamo delle due ruote ma soprattutto di Yamaha, che lo volle alla Parigi-Dakar, la corsa più pericolosa al mondo. Un appuntamento però che lo segnerà per sempre.
Era il 1988 e durante la sesta tappa della corsa, in Algeria, il belga perse il controllo della sua moto e cadde rovinosamente a quasi 150 km/h. Si rese subito conto che la situazione era grave e in ospedale purtroppo ne ebbe la conferma: frattura di tre vertebre cervicali, che lo resero tetraplegico a neanche 32 anni. Ma è qui che davvero è iniziata la sua seconda vita, lontana dalle piste del motocross ma comunque sempre con quella passione viva addosso e una voglia di vivere incredibile. E accanto a lui i suoi amici Jean-Claude, Dan, ma soprattutto la figlia Cassandre. Ha lottato fino all’ultimo il campione di motocross, che resterà per sempre una leggenda di questo sport.