Uscito dalla F1 al termine del 2016, Rosberg si è ormai converito al ruolo di patron di un team di Extreme E e non pare avere rimpianti.
Fresco di vittoria iridata arrivata dopo uno snervante testa a testa con il compagno di squadra Lewis Hamilton, Nico Rosberg decideva di dire basta. Era il novembre 2016. Il tedesco, da poco smontato dall’aereo che da Abu Dhabi lo aveva condotto a Francoforte, scelse di comunicare via telefono la notizia bomba al boss Toto Wolff, nonostante fosse con lui in viaggio. A distanza di pochi giorni, il suo eclatante ritiro, sarebbe diventato patrimonio comune e diffuso.
Un taglio netto con il passato, con ciò a cui era abituato, che lo ha rasserenato. E che oggi è ben contento di aver operato. I motivi sono essenzialmente due. Gareggiare nel Circus prevedeva inflessibilità e impegno. Due esigenze non conciliabili con il suo essere marito e padre.
Meglio dunuque fare il commentatore tv/ youtuber ed eventualmente buttarsi nel mondo dell’elettrico, facendo da partner della Formula E e da proprietario di un team schierato nella serie al 100% verde dedicata agli off-road, dove sta piuttosto ben figurando.
“Ho voluto ingaggiarmi in questo genere di serie non per amore della vittoria, che non è sufficiente come sprone, ma per il tema della sosteniblità“, ha confidato a Marca.
Rosberg tornerà mai in F1?
Ed infatti sin dai primi mesi del 2017, il campione della top class ha dimostrato di essere attratto dall’argomento, presenziando a diversi round della serie a ruote scoperte creata da Agag, prima del grande passo a team manager per i fuoristrada.
Un compito inedito per lui, che sta comunque portando avanti con grande abilità. Anche per questo, più di qualcuno gli avrebbe domandato di adoperarsi alla stessa maniera nel suo ex sport. Quello abbandonato di gran fretta per un eccesso di pressione sopportato, che ad un certo punto lo ha fatto esplodere.
“Vedendo come stiamo andando bene in Extreme E, diverse persone mi hanno sollecitato a dirigere una scuderia di F1. E io chiaramente ho risposto sempre di no. La cosa positiva di questa categoria è che non ha tanti round. Attualmente sono 5 all’anno, contro i 24 della classe regina. Ciò significa doversi dedicare completamente“, ha spiegato la ragione per cui non lo vedremo mai più, in nessuna veste implicato nel paddock più ambito al mondo.
“Essere lì significa dover rinunciare al tempo da trascorrere con la famiglia e gli amici. Io l’ho già fatto in passato. E non ho alcuna intenzione di tornare sui miei passi. Amo la mia vita di adesso, per cui non accetterei mai di nuovo una full immersion“, ha infine precisato.
Non è la prima volta che il 37enne si mostra così netto nei confronti del suo lavoro precedente. E’ evidente che, al di là dello scontro fratricida e fortemente impattante sul fronte psicologico con Ham, la mancanza di libertà abbia pesato molto nel suo animo.
Correre in mezzo a tanti affamati di successo ed affermazione personale, equivale ad adattare la propria esistenza con il bisogno e la necessità di svettare e primeggiare. Un compito arduo, a cui Nico, con grande onestà intellettuale, ha negato di volersi piegare ancora.