Jean Alesi non ha mai vinto un Mondiale, ma è sempre stato tra i più amati nel mondo Ferrari e con la Gazzetta ci sono state scintille.
Tra moglie e marito non mettere il dito, è questo che recita un antico e saggio detto popolare che andrebbe sempre rispettato, ma alla fine il nostro lavoro è anche quello di analizzare i fatti e cercare di dare un punto di vista obbiettivo, perché ciò che è successo tra Alesi e la Gazzetta dello Sport è da fuochi d’artificio.
Mettetevi comodi e preparatevi a una lunga storia fatta di frecciatine e in seguito di veri e propri insulti senza troppi giri di parole, dove alla fine chi ci rimette è sempre e solo il popolo ferrarista che risulta essere stordito e confuso.
La lite tra Alesi e la Gazzetta dello Sport è iniziata il giorno in cui la rosea di Milano aveva fatto uscire la notizia di un sicuro allentamento di Mattia Binotto da Maranello, una notizia che era stata prontamente smentita dalla Ferrari.
In realtà tutti quanti sapevamo perfettamente come la notizia fosse più che fondata e, ci spiace per Alesi, ma sappiamo anche benissimo come la Gazzetta dello Sport sia una fonte che definire autorevole e attendibile è riduttivo.
La storia ha dato pienamente ragione allo storico giornale, perché è notizia recentissima la separazione definitiva tra le parti, con Frederic Vasseur che a questo punto sembra essere il candidato numero uno alla successione di Binotto.
Subito dopo la notizia da parte della Gazzetta, ecco però che Alesi si era immediatamente scagliato contro il giornale di Milano, additandolo di essere passato in pochi anni dall’essere un giornale serio a uno…noioso.
Era stata molto dura anche la critica nei confronti della categoria dei giornalisti, con il francese che aveva definito le nuove generazioni vogliose solo di far uscire per primi la notizia, senza conoscere a fondo i dettagli e verificarne la fonte.
Inoltre perché non ricordare i bei tempi andati, perché quando c’era Candido Cannavò tutto andava meglio, la Gazzetta vendeva di più e il sole brillava sempre luminoso su tutti noi.
Dal 23 giugno 2020 il giornale di Milano è in mano a Stefano Barigelli e la penna romana ha deciso di aspettare in riva al fiume, perché stiamo parlando del principale giornale d’Italia in ambito sportivo, e dunque sapeva le sue fonti.
Già prima dell’ufficialità del licenziamento di Binotto, evento che ormai era scontato, ecco che il direttore ha deciso di scrivere un articolo di suo pugno intitolato “Ferrari cambia, lascia a piedi i soliti perdenti”.
Barigelli spiegava come dal suo punto di vista si dovesse lasciar perdere tutte quelle figure che hanno solo fatto il male della Ferrari e di fatto l’hanno fatta sprofondare sempre di più verso il basso, con risultati deludenti e una serie di personaggi inadatti a questo mondo.
Ovviamente è stato fatto riferimento anche a Jean Alesi, definito un pilota insignificante che nella sua vita in Ferrari ha passato più tempo a dover giustificare le sue sconfitte piuttosto che a salire sul gradino più alto del podio, impresa riuscita una sola volta in carriera in Canada nel 1995.
A quel punto non si è fatta di certo attendere la risposta del francese che sui social network si è scagliato ancora una volta contro la Gazzetta.
Gazzetta e Alesi: la lite non ha fine per l’ex Ferrari
Jean ha fatto uno screenshot all’articolo di Barigelli e sopra di esso all’interno delle sue storie ha iniziato ad attaccarlo, dicendo che ancora oggi lui firma tanti autografi e che lui sarà sempre lui mentre alla Gazzetta non saranno un…va bè ci siamo capiti.
Alesi però in questa caso non solo vuole fare la parte del Marchese del Grillo, ma in qualche modo lo impersonifica, perché non poteva di certo aspettarsi petali e carezze dalla Gazzetta dello Sport nel momento in cui questa ha avuto ragione dall’inizio fino alla fine.
E non ci si può nemmeno lamentare del fatto che Barigelli abbia usato parole molto pesanti nei confronti del pilota, perché il primo a calcare la mano e non poco da questo punto di vista era stato proprio lui.
Il direttore della Gazzetta inoltre parla di togliere i perdenti dalla Ferrari e mettere i migliori, in questo caso Charles Leclerc, al centro del villaggio, perché solo così si può tornare a vincere.
E caro Jean, la tua dedizione alla causa ferrarista è stata assolutamente encomiabile, sei stato un punto di riferimento negli anni più duri del Cavallino all’inizio degli anni ’90 e tutti hanno amato il tuo coraggio.
Siamo però d’accordo che la Ferrari per vincere aveva bisogno di Michael Schumacher al tuo posto? E non facciamo partire la storiella del “Eh ma anche Schumi ci ha messo cinque anni per vincere“, perché il terzo posto nel 1996 alle spalle delle due imprendibili Williams di Hill e Villeneuve fu già il primo capolavoro del Kaiser.
Possiamo dire che forse la Gazzetta non avrebbe dovuto scadere al tuo livello di insulti da bar e da adolescenti che si contendono la ragazzetta delle medie, ma chi semina odio si deve aspettare tempesta e oggi, il mio personale e umile parere, è favorevole alla risposta della rosea.