La Scuderia Ferrari è alla ricerca di un nuovo team principal. Dopo le dimissioni di Binotto c’è bisogno di una svolta per non ricadere in un incubo.
Con un messaggio chiaro l’amministratore delegato Benedetto Vigna ha sancito la separazione da Mattia Binotto. Dopo il ringraziamento all’ingegnere di Losanna per i suoi tanti e grandi contributi in 28 anni con la Ferrari, l’ex tecnico della Google ha rinnovato la sfida per vincere il premio finale nel Motorsport. Il riferimento è al titolo mondiale che manca da tanti, troppi anni. La Scuderia più vincente della storia della F1 non conquista il titolo piloti dal 2007, mentre nel 2008 è arrivato l’ultimo riconoscimento nei costruttori.
Kimi Raikkonen e Felipe Massa sono stati gli ultimi protagonisti di un’era gloriosa per il Cavallino. Il fatto che entrambi si siano ritirati la dice lunga sul tempo biblico che è trascorso. L’ultimo periodo storico avaro di soddisfazioni, paragonabile a quello attuale, è quello che portò all’arrivo, a metà del 1993, di Jean Todt. L’ultimo riconoscimento iridato era giunto con Jody Scheckter nel 1979. Il Presidente Montezemolo riuscì a convincere l’ex navigatore di rally ed ex Direttore Sportivo di Peugeot a sposare la causa del team fondato da Enzo Ferrari. Il francese si dimostrò un comandante carismatico, ma si trovò tra le mani una squadra disastrata.
Il nuovo progetto tecnico doveva basarsi su un giovane campione del mondo. Nel 1994 Berger vinse in Germania, mentre Alesi nel 1994 conquistò il suo primo ed unico successo in Canada. Todt ebbe il coraggio di cambiare tutto, puntando sul bicampione del mondo Schumacher e il nordirlandese Irvine. Oggi può sembrare scontato il matrimonio tra i Kaiser e la Ferrari, ma all’epoca fu una scommessa. Il tedesco avrebbe potuto continuare a vincere in Benetton o accettare la corte della McLaren, ma decise di accettare la sfida più ardua. Non fu un salto completo nel vuoto perché a Maranello arrivarono tecnici che avevano fatto le fortune del team guidato da Briatore. Dalla Benetton atterrarono in Ferrari i tecnici Rory Byrne e Ross Brawn, due geni che trasformarono la squadra in una armata pronta a stupire negli anni successivi.
Jean Todt riuscì a costruire un team ad immagine e somiglianza di Michael Schumacher. Quest’ultimo, al di là del talento, era un lavoratore instancabile. Curava il suo fisico come un tempio e, dentro e fuori la pista, era un condottiero. Burbero, spietato e velocissimo Michael pretendeva il massimo da sé stesso e dagli altri. Anni e anni di mancati successi furono spazzati via da una convinzione: la Ferrari sarebbe tornata a vincere. Già nel 1997 il Barone Rosso sfiorò il titolo mondiale, fallendo sul più bello nel duello con Jacques Villeneuve. Quest’ultimo la spuntò a Jerez de la Frontera, dopo un testa a testa all’ultimo bullone con il tedesco. Michael commise un grave errore, cercando di danneggiare il canadese. La penalizzazione rappresentò uno stimolo in più per tornare in lotta con le McLaren nel triennio successivo.
Nel 1998 arrivò ancora una delusione cocente nel finale di stagione, ma nel 1999 la Rossa tornò sul tetto del mondo, grazie al lavoro di tre piloti. Irvine si giocò il titolo con Hakkinen, Schumacher diede un contributo importante ed anche il suo sostituto, dopo l’incidente di Silverstone, Mika Salo fu decisivo. A distanza di 16 anni dal titolo costruttori del 1983, a Maranello scoppiò la festa. Tambay e Arnoux regalarono un ultima immensa gioia ad Enzo Ferrari prima della sua scomparsa nel 1988. Negli anni 2000 la Rossa conquistò cinque campionati mondiali piloti di Formula 1 con il nuovo re Michael Schumacher. Un quinquennio magnifico, sugellato anche dai sei titoli costruttori consecutivi.
Ferrari, dato scioccante all’orizzonte
La Mercedes nell’era ibrida della F1 ha fatto di meglio, riuscendo a raggiungere quota otto. Nel 2006 Todt fu nominato Amministratore Delegato, lasciando spazio a Stefano Domenicali. Il francese continuò a seguire le imprese di Raikkonen e Massa, rassegnando le sue dimissioni nel 2009, dopo 15 anni al servizio del team. Negli anni di Todt si è formato anche un giovane Binotto. F1, Vasseur per salvare Leclerc? Ecco cosa accadrebbe in Ferrari. Date una occhiata anche alla carriera a Maranello di Mattia Binotto.
L’addio dell’ingegnere di Losanna, dopo i fallimenti precedenti, lascerà spazio ad un nuovo team principal che sembra già obbligato a vincere. Il messaggio dell’a.d. Benedetto Vigna è chiarissimo. Il principale indiziato, come ampiamente anticipato dalla nostra redazione, a subentrare a Binotto è Vasseur. Quest’ultimo, però, potrebbe avere un compito molto arduo. La Scuderia avrà solo il 2023 per scongiurare una drammatica statistica. In futuro, infatti, la Ferrari potrebbe eguagliare il suo record storico negativo di annate consecutive senza mondiale. Nel 1999 arrivò il riconoscimento nei costruttori 16 anni dopo quello vinto nel 1983. In caso di mancata vittoria nel 2023, la Rossa eguaglierà i 16 anni più tristi della storia del Cavallino.