Malgrado i risultati ottenuti non abbiano rispettato le attese, il team principal Mercedes Wolff è rimasto conquistato dalle prestazioni di Hamilton.
La sua volontà era di continuare a dominare come stava facendo dall’inizio dell’era ibrida ed invece la Mercedes è scivolata sull’ingresso dell’effetto suolo, perdendosi a causa di un progetto un po’ troppo azzardato. L’eccessiva sicurezza di sé, data da un ruolino di marcia da record, l’ha portata a sottovalutare il livello della sfida imposta dalla rivoluzione tecnica, costringendo Hamilton e Russell a lottare per piazzamenti ben al di sotto di quelli abituali.
Le pance ridotte all’osso della W13 hanno infatti amplificato, più che su altre vetture, il problema dei saltellamenti, influenzando negativamente la velocità dell’auto.
Di conseguenza, solamente l’intervento della Federazione Internazionale, con la direttiva TD039 resa effettiva a partire dal GP del Belgio, consentirà al team tedesco di recuperare terreno e chiudere leggermente il gap da Red Bull e Ferrari.
Unica vera nota positiva, l’aver avuto l’opportunità di apportare modifiche sulla macchina, anche in ottica 2023, fino a praticamente il termine dell’annata. Una chance che in qualche modo ha reso meno amara la sconfitta nel duello con la Rossa per la seconda piazza costruttori.
Al di là delle criticità incontrate, il 2022 della Stella ha portato anche ad una novità assoluta. Dal suo esordio in F1 avvenuto nel 2007, Lewis, aveva sempre lasciato il segno almeno in una gara. Una costanza, sfortunatamente per lui, venuta meno quest’anno. Ciò malgrado, per il responsabile del muretto Toto Wolff la condotta in pista del suo pilota è stata sopraffina più che in precedenza.
Nel 2022 un Hamilton senza pari
Secondo il manager austriaco, l’assenza di vittorie e pole position da parte del sette volte iridato, non ha incrinato il suo valore. Al contrario le tante problematiche incontrate lo hanno reso più evidenti le sue capacità. Sulla scia del principio secondo cui i veri campioni si vedono quando tra le mani hanno un mezzo non particolarmente competitivo, lui il 37enne si è ben difeso, malgrado la classifica non dica così.
Rispetto al giovane George, quarto assoluto con 275 punti, il britannico è giunto sesto con 240. Una discreta differenza, che fa comprendere come abbia sofferto più del collega di marca i deficit della monoposto.
Numeri a parte per il dirigente il Mondiale disputato dal #44 è stato ottimo. Come previsto dopo l’amaro episodio di Abu Dhabi 2021, l’asso di Stevenage ha saputo rialzarsi, ma a mancare è stata la vettura. Motivo per cui non ha avuto l’occasione di rifarsi come avrebbe voluto e meritato.
“Sinceramente in alcune fasi della stagione ci ha stupito per il livello di energia mostrato“, ha spiegato il 50enne. “Ad esempio quando trascorreva ore e ore in sala riunioni con i suoi ingegneri. O quando, nelle giornate per lui più complesse, cercava sempre di motivare e incoraggiare tutti“.
“Il primato relativo ai successi ottenuti ogni anno che ha corso era qualcosa di particolare, ma non credo ci tenesse più di tanto. Credo fosse più interessato a mettere macchina e tecnici sulla buona strada in vista del mondiale venturo. E questo è stato il suo vero centro“, ha chiosato orgoglioso del suo pilota, per il carattere trascinante dimostrato nei tempi oscuri.