Il pilota della Ferrari, Carlos Sainz, ha voluto mandare un messaggio da brividi al suo ex team principal. Lo spagnolo ha spese delle belle parole.
Si è chiuso un capitolo importante per la squadra di Maranello. Mattia Binotto ha rassegnato le dimissioni dopo un 2022 ricco di alti e bassi. A quanto pare i rapporti con l’a.d. Benedetto Vigna e il Presidente John Elkann non era più idilliaci. L’ingegnere di Losanna è entrato in Ferrari nel lontano 1995. Era una azienda molto diversa rispetto a quella attuale. A soli 26 anni Binotto, dopo essersi laureato in Svizzera e specializzato all’Università dell’autoveicolo di Modena, fu selezionato per l’area motoristica del Cavallino.
Il percorso dell’ex team principal della Ferrari ha rappresentato a pieno la scalata verso la cima della piramide. Impiegato nella squadra test, al fianco di ingegneri del calibro di Mazzola, visse uno dei momenti più belli della F1 e della Scuderia. Erano anni di rinascita del team, sotto la guida del Presidente Montezemolo. Quest’ultimo volle al suo fianco un pistaiolo come Jean Todt. Sebbene il francese provenisse dal mondo off-road trasferì subito la sua esperienza nella categoria regina del Motorsport. Fu creato un team giovane, ma con tecnici di un certo calibro. Brawn e Byrne avevano già fatto la felicità di Michael Schumacher ai tempi della Benetton.
Amalgamati tutti in una squadra internazionale, nella sede di Maranello, si creò una miscela esplosiva. Seppur dietro le quinte, nella crescita delle monoposto e nei continui sviluppi della Ferrari nel quinquennio aureo, si era fatto notare anche un giovane Binotto. Dal 1997 al 2003 l’ingegnere di Losanna svolse il ruolo di motorista nel reparto corse. Il dream team, trascinato in pista da uno spietato Schumacher, riuscì a conquistare ben 6 titoli costruttori di fila. Nel 2004, anno del settimo e ultimo mondiale del Kaiser, Binotto fu selezionato come capo ingegnere. Cinque anni più tardi fu scelto per le operazioni motori e KERS. Dal 2014, invece, divenne responsabile del reparto Power Unit. Per la Rossa iniziò un periodo nero. L’era ibrida della F1 fu una condanna per il Cavallino.
Le migliori stagioni furono quelle 2017 e 2018 in cui Sebastian Vettel ebbe in dote due ottime vetture per lottare per la corona iridata. Mattia Binotto fu premiato a direttore tecnico e poi con l’uscita di scena di Arrivabene, invece, divenne il team principal della Rossa nel 2019. Una delle scelte più difficili fu proprio dire addio al quattro volte iridato tedesco e puntare su Carlos Sainz. Vettel non riuscì a riportare sul tetto del mondo la Rossa. Nel 2021 la scelta si dimostrò corretta. Lo spagnolo riuscì ad essere molto costante e finì la stagione davanti al teammate. E’ risultato giusto che i due “Carli” partissero alla pari sulle nuove auto ad effetto suolo, ma ciò che è avvenuto nel corso della stagione dovrebbe far riflettere in ottica futura.
Uno degli sbagli più grandi della gestione Binotto è stato quello di creare una terribile confusione gerarchia. Leclerc, come ammise lo stesso ingegnere di Losanna, avrebbe potuto vincere molte più gare, ma avrebbe dovuto avere un team pronto a sostenerlo sempre. La squadra ha commesso una serie di strafalcioni strategici che hanno portato a risultati non in linea con le aspettative. Sainz avrà anche vinto il suo primo Gran Premio di F1 a Silverstone, ma quel giorno persero tutti. Binotto finì sui tabloid di tutto il mondo per un dito puntato a Leclerc, mentre il sogno mondiale divenne utopia. L’errore precedente a Monaco e i problemi tecnici nei GP di Spagna e Azerbaijan tagliarono le gambe al #16.
Il saluto di Sainz a Binotto
Binotto ha sempre provato a nascondere i problemi sotto al tappetto, cercando di giustificare sé stesso e il team con un banale “impareremo dai nostri errori”. Un discorso portato avanti dal primo Gran Premio della sua gestione sino all’ultimo. Sainz e Leclerc hanno perso una marea di punti per problemi tecnici che hanno determinato anche una perdita clamorosa di credibilità. Binotto aveva decantato il nuovo motore Superfast subito dopo le vittorie del Bahrain e in Australia, ma in realtà non si è confermato né il più performante né il più affidabile. Binotto fuori: la Ferrari ha cercato un nome clamoroso.
Sainz, dal canto suo, dovrà sempre ringraziare a vita l’ex team principal della Ferrari. Non sarebbe arrivato a Maranello senza la ferma convinzione di Binotto. Quest’ultimo è stato il primo a Maranello a credere nelle potenzialità del madrileno. Leclerc, messaggio di addio a Binotto: belle parole del pilota Ferrari. Il figlio d’arte del Matador, in un post su IG, ha annunciato: “Grazie Mattia. È stato un piacere lavorare al tuo fianco per far progredire la squadra e noi stessi nella buona e nella cattiva sorte. Grazie per i bei ricordi e i momenti che abbiamo condiviso dentro e fuori la pista, ti auguro il meglio per i tuoi futuri impegni”.