Dopo le dimissioni di Mattia Binotto, i tabloid di tutto il mondo si stanno interrogando sul profilo ideale del futuro team principal della Ferrari.
A Maranello regna sovrano il caos. Più precisamente il nucleo familiare Agnelli-Elkann è finito sotto i riflettori in questa annata per le gestioni di Juventus e Ferrari. Due tra le più importanti società del mondo non solo non hanno portato a casa i risultati sperati, ma hanno fatto parlare di sé anche al di fuori dell’ambito sportivo. I tormentoni Binotto ed Allegri out hanno continuato ad essere in tendenza in ogni weekend, quasi a voler identificare un solo responsabile dei passi indietro del club torinese e del team modenese.
I proclami della vigilia hanno creato una aspettativa enorme nei tifosi. La Ferrari avrebbe dovuto spaccare il mondo nel 2022, lottando su ogni circuito e aprendo un ciclo vincente. Le parole hanno un peso e quelle rilasciate dal Presidente John Elkann, in attesa del cambio regolamentare, sono state altisonanti. La squadra, nel nuovo ciclo tecnico, avrebbe dovuto conseguire una serie di successi. Il termine ciclo non rappresenta nient’altro nel vocabolario italiano. Non sarebbe bastata qualche sporadica vittoria. E di fatto i trionfi di Leclerc in Bahrain, Australia e Austria e quello di Sainz in Inghilterra non hanno salvato Mattia Binotto. Quest’ultimo si è distrutto con le sue stesse mani, nell’estate 2021, affermando che una mancata lotta al vertice sarebbe corrisposta ad un fallimento.
Se dovessimo solo basarci sul filone comunicativo dei vertici della Ferrari il 2022 potrebbe essere inquadrato con l’anno più beffardo della storia recedente della Scuderia. Sarebbe stato meglio non creare aspettative, dopo anni di mancate vittorie, osservando con grande rispetto il lavoro dei competitor nei test. La F1-75 appariva l’auto più agile nei tratti misti, ad inizio stagione, spinta dal poderoso motore Superfast. Quest’ultimo fu subito decantato dall’ingegnere di Losanna con tanto di provocazione sui tecnici stranieri dopo le prime vittorie di Charles. Un manager esperto, forse, avrebbe aspettato prima di frusciarsi. La PU ha lasciato a piedi entrambi i ferraristi nel corso della stagione, risultando non solo poco affidabile sul piano tecnico, ma anche meno performante dei motori giapponesi della Red Bull Racing.
La Ferrari ha perso una marea di punti a causa delle avarie e conseguenti penalità in griglia. Tutto ciò lascia in una posizione poco tranquilla chiunque dovesse sostituire l’ingegnere di Losanna nella prossima stagione. La Rossa ha terminato l’annata con motori depotenziati, il fiato sul collo di una delle peggiori Mercedes della storia della F1 e un distacco di oltre duecento punti dalla vetta. Un gap, difficilmente, colmabile. Al di là degli evidenti errori gestionali, la squadra non è apparsa ancora pronta per lottare per un titolo mondiale contro la Red Bull Racing.
Gli avversari sono più forti e preparati sotto tutti i punti di vista. Binotto si è defilato anche per le incredibili pressioni esterne. “Con il dispiacere che ciò comporta, ho deciso di concludere la mia collaborazione con Ferrari. Lascio un’azienda che amo, della quale faccio parte da 28 anni, con la serenità che viene dalla convinzione di aver compiuto ogni sforzo per raggiungere gli obiettivi prefissati“, ha sancito l’ex TP all’interno del comunicato Ferrari. Si stanno facendo tantissimi nomi, ma ad oggi in Ferrari c’è una grandissima confusione.
Ferrari, nuovo nome all’orizzonte
Binotto è stato messo nella posizione sbagliata, allontanandosi dal reparto tecnico. Un ingegnere alla Binotto non sarà mai un manager alla Wolff. Il profilo ideale potrebbe essere un uomo sullo stampo di Christian Horner. Quest’ultimo, secondo alcune voci rimbalzate all’estero, avrebbe declinato l’offerta. Il nome dell’inglese è stato spesso linkato alla Rossa, ma sempre con scarsi risultati. L’indiziato numero 1 a sostituire Binotto è l’attuale team principal della Sauber, Vasseur. Quest’ultimo conosce bene l’automobilismo, avendo vinto tante nelle categorie minori e lanciato nel circus Leclerc. Il monegasco ha un ottimo rapporto con il tecnico francese. Per la Ferrari è iniziato il processo per identificare il nuovo TP, che dovrebbe concludersi nel nuovo anno. Sulle colonne di Racingnews365 Dieter Rencken si è sbilanciato con un nome a sorpresa.
Paul Hembery sarebbe l’uomo giusto, “esperto di politica italiana, che parla fluentemente l’italiano e che ha vissuto lì per anni prima di lanciarsi in una vita aziendale cosmopolita, che è conosciuto da tutti i principali attori del paddock, che comprende a fondo la politica della F1, che ha gestito un’azienda dai grossi conti e che, soprattutto, è disponibile immediatamente”. Hembery ha lasciato Pirelli nel dicembre 2019 e ha iniziato a lavorare in varie aziende nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Ha anche fondato ULU, ma potrebbe essere pronto ad un passo del genere? Fateci sapere la vostra.