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Qual era la macchina di Eddie Guerrero? Il ricordo del Latino Heat

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Francesco Domenighini

Eddie Guerrero è stato uno dei più grandi wrestler della storia e il suo nome viene anche ricordato per il suo bizzarro e strano ingresso.

Chiunque sia nato negli anni ’90, come del resto il sottoscritto, non può non essere cresciuto con il mito del wrestling, di SmackDown, di Giacomo Ciccio Valenti e Christian Recalcati e ovviamente dei grandi miti del ring. Proprio per questo boom che ha coinvolto una generazione intera quando ancora era in fase adolescenziale, se non addirittura pre, qualcuno pensa che sia una lotta finta adatta solo per far divertire i bambini ma vi garantisco che è molto, ma molto di più. Uno dei grandi idoli che riuscì a scrivere la storia della disciplina in quel periodo fu un guascone messicano che a noi italiani piaceva tanto per il suo modo di fare: Eddie Guerrero.

Eddie Guerrero (LaPresse)

Descrivere Eddie Guerrero non è assolutamente facile, perché stiamo parlando dello zio di tutti quei ragazzi che accedevano Italia 1 con la speranza di poter vedere una sua Frog Splash dal paletto o perché no una delle sue tante genialate per eludere l’arbitro.

Era il bello del wrestling e rappresentava un po’ tutti noi, con un fisico ovviamente scolpito, ma ben lontano dall’essere un colosso come potevano essere i vari Big Show, Mark Henry o anche lo stesso Undertaker.

Eddie era così nel ring come nella vita reale, questo è quello che hanno sempre raccontato i suoi colleghi e in particolar modo l’amico fraterno Rey Mysterio, con i due messicani, o per meglio dire statunitensi di origine messicana, che sono diventati davvero come dei parenti per tutti noi.

Il ricordo di No Way Out 2004 quando Eddie Guerrero riuscì a vincere per la prima volta il titolo mondiale, battendo un giovanissimo Brock Lesnar, è uno dei momenti più belli di sempre, secondo solo a quello che sarebbe accaduto un mese dopo con la festa a WrestleMania XX per la vittoria su Kurt Angle.

Scusatemi la nostalgia e il ricordo di quello che sarà sempre un simbolo e un eroe di quella che ritengo una delle discipline più affascinanti al mondo, perché quel bambino che aspettava SmackDown non ha perso quella passione, ma allora qualcuno di voi si starà chiedendo: ma perché parlare di Eddie Guerrero in questa sede?

Bene, dovete sapere che il Latino Heat era solito entrare nel ring con una particolare macchina che, bonariamente, il telecronista Ciccio Valenti la definiva da “tamarro”.

La vettura in questione era una Chevrolet Impala Mexican Green, una versione particolare che però aveva una modifica importante, ovvero aveva le sospensioni che gli permettevano di potersi molleggiare, un gesto che faceva andare in visibilio il pubblico.

Bene, questo tipo di vettura ha un nome ben preciso, e sono le “Lowrider” e adesso andiamo a conoscerle meglio.

Cosa sono le Lowrider? La macchina di Eddie Guerrero

Qualcuno di voi può pensare al fatto che le Lowrider siano una “americanata” e da un certo punto di vista non mi sento nemmeno di biasimarvi.

La nascita di questa particolare vettura risale tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta, un periodo nel quale c’è stata una grande espansione della vendita delle automobili in tutto il mondo.

La Ford provò in qualche modo a realizzare questi modelli, ma in realtà non spinse mai sull’acceleratore per diventare leader nel settore, mentre divenne famosa la grande produzione che fece partire la Chevrolet.

La sede di Detroit infatti iniziò a realizzare sempre di più questa tipologia di vetture che ovviamente non potevano avere solamente queste particolari sospensioni che davano modo all’automobile di alzarsi sempre di più, ma allo stesso tempo dovevano anche colpire immediatamente la vista.

Ecco allora come mai la Chevrolet puntava moltissimo su colori forti e accesi, in tanti casi realizzando dei veri e propri disegni artistici che permettevano così di poter assistere a una sorta di murales in modo tale da essere ancora più evidenti e appariscenti.

Parliamo adesso un attimo della Impala di Eddie Guerrero, con Mexican Green che era la prosecuzione del nome dettato dal suo colore e questo fa capire l’importanza di questo dettaglio.

Si tratta comunque di una vettura con un’ottima potenza, tanto è vero che può portarsi fino a 194 cavalli di potenza e il suo anno di costruzione è il 1963, ma ancora oggi sono diversi coloro che la vogliono acquistare, tanto è vero che i prezzi variano dai 25 ai 30 mila euro.

Insomma si tratta di una macchina speciale per un personaggio davvero unico nel suo genere che è riuscito a modo suo a entrare nel mito assoluto della storia di questa disciplina e che purtroppo si è spento troppo presto, ma quelle molle sulla Chevrolet Impala ci mancano tantissimo.

 

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Francesco Domenighini

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