La Ferrari può far valere il suo diritto di veto in F1 per cambiare le regole future. Ecco cosa c’è in ballo per i prossimi anni nel Circus.
In questi mesi si deciderà il futuro della Ferrari in F1, per capire quanto tempo si impiegherà per tornare a lottare per il titolo mondiale. Il 2022 sarebbe dovuto essere l’anno del riscatto, quello del ritorno al vertice dopo anni di sconfitte ed umiliazioni. C’è da dire che l’inizio era stato migliore del previsto, con Charles Leclerc in fuga iridata dopo i primi tre appuntamenti.
La Red Bull, tuttavia, non ha di certo mollato, e sviluppando la RB18 si è riguadagnata una superiorità incontrastata, portando Max Verstappen a chiudere i conti iridati con ben un mese e mezzo di anticipo rispetto all’ultimo round di Abu Dhabi. Per la Ferrari è stata una sconfitta durissima da accettare, la quale ha testimoniato il fallimento della gestione di Mattia Binotto.
Tralasciando per un attimo il secondo posto in classifica, ciò che ha fatto riflettere i vertici sono state le modalità con le quali è maturato il grande distacco da Super Max e dal team di Milton Keynes. La Ferrari è uscita distrutta dalla stagione di F1 targata 2022 soprattutto dal punto di vista dell’immagine, principalmente per due motivi.
Il primo è legato agli innumerevoli errori di strategia, che si sono ripetuti, di volta in volta, in maniera clamorosa, senza che si desse mai prova di aver imparato la lezione. Anche nell’ultima gara di Abu Dhabi, nella quale Leclerc ha artigliato uno splendido secondo posto battendo Sergio Perez, gli strateghi avrebbero voluto che il monegasco rientrasse ad effettuare la seconda sosta, ma è stato lo stesso pilota a rifiutarsi.
Fermandosi, Charles avrebbe perso la piazza d’onore, sia in gara che nel mondiale, ma per fortuna è andata in maniera differente, anche se si tratta di una magra consolazione visto come era iniziata la stagione. L’altro motivo che ha causato questo fallimento è stata la poca affidabilità, con la power unit Ferrari che è andata in fumo per 3-4 volte nella fase centrale della stagione.
Per un costruttore come quello di Maranello, che ha sempre fatto dei motori un’eccellenza, vedere dei veri e propri incendi per guasti tecnici rappresenta un duro danno d’immagine, e tutto ciò è stato poi fatale a Binotto. Leclerc e Sainz sono stati costretti a sostituire per svariate volte l’unità propulsiva, incappando in troppe penalità sulla griglia di partenza. In questo modo non si poteva andare avanti, ma ora è tempo di pensare al futuro.
F1, la Ferrari può fare da arbitro sulle nuove power unit
La Ferrari è l’unica squadra che, dal 1950 in avanti, ha sempre preso parte al mondiale di F1. Ciò consente alla Scuderia modenese di avere diversi vantaggi, non solo economici ma anche regolamentari, come la possibilità di utilizzare un diritto di veto. Secondo quanto riporotato da “Motorsport.com“, la Rossa potrebbe farlo valere in relazione all’arrivo delle nuove power unit, previste per il 2026.
Entro il 15 di ottobre scorso, le squadre interessate ad appoggiare il nuovo regolamento tecnico che entrerà in vigore fra poco più di tre anni si sarebbero dovute iscrivere ufficialmente, ma per il momento lo hanno fatto soltanto la Mercedes, la Red Bull e l’Audi, la quale arriverà acquisendo la Sauber.
Le nuove unità propulsive abbandoneranno la complicata MGU-H, e saranno spinte da carburanti ecosostenibili, con la parte elettrica che avranno un’importanza ancor maggiore rispetto ai motori odierni. La F1 va sempre più in direzione di una mobilità sostenibile, e questo regolamento è stato fortemente voluto da Audi e Porsche, anche se quest’ultima non ha ancora trovato un team con cui partecipare.
La nuova data di scadenza, una sorta di deadline, è fissata per il primo gennaio 2023, quando entrerà in vigore il Budget Cap per i nuovi costruttori che entreranno proprio nel 2026. Per ora, la Ferrari, la Renault e la stessa Porsche non hanno ancora fatto sapere le loro intenzioni, ed è ovviamente il silenzio di Maranello che sta facendo fischiare le orecchie alla FIA.
Al momento, pare che la Ferrari non voglia accettare la Red Bull Powertrains come costruttore di motori, ed è proprio qui che potrebbe entrare in vigore il diritto di veto. Dell’utilizzo di questo vantaggio da sempre nelle mani del Cavallino ma raramente sfruttato, si parla da diverse settimane, e per il momento non c’è chiarezza su quelle che saranno le mosse della Scuderia modenese. Entro gennaio è atteso anche il nome del nuovo team principal, e non è da escludere che si stia temporeggiando proprio per questo motivo.