Ana Carrasco è stata l’unica quota rosa in questo Motomondiale, con i risultati che purtroppo non l’hanno sostenuta come in passato.
In questa stagione il Motomondiale è tornato ad avere una donna all’interno dei suoi circuiti, con la spagnola Ana Carrasco che ha provato in tutti i modi a poter far volare la sua BOE SKX con la KTM, ma i risultati non sono stati soddisfacenti come in passato, anche se non è stata l’unica a scrivere la storia delle due ruote.
Sono davvero tanti anni nei quali si è parlato in tutti i modi per provare a fare entrare in modo sempre più prepotente una serie di ragazze all’interno del mondo dei motori, dato che questa particolare categoria di sport annullerebbe le differenze fisiche.
In realtà questa è una mezza verità, soprattutto quando il livello si alza con Formula 1 e MotoGP che prevedono un considerevole dispendio fisico che alla fine risulta fatale per molte ragazze.
Quest’anno comunque abbiamo potuto ammirare la ragazza di Murcia, quella Ana Carrasco che dopo 7 anni finalmente ha avuto modo di poter tornare in Moto3 e correre con la sua BOE SKX guidando così la sua storica KTM.
Purtroppo però la stagione è stata avara di soddisfazioni, con i suoi piazzamenti che sono sempre stati ben lontani dalla zona punti, con i migliori risultati che sono arrivati con il diciannovesimo posto in Indonesia e in Giappone.
La Carrasco però fa parte di quella schiera di favolose donne nel mondo del motociclismo che hanno avuto modo di poter ottenere punti in classifica generale, con il 2013 che portò gloria alla spagnola.
Prima il 15esimo posto in Malesia valse un punto leggendario e poi il capolavoro assoluto nella sua Valencia dove tagliò il traguardo con l’ottavo tempo, dandole modo di ottenere in totale 9 punti in classifica.
La Carrasco però non è stata l’unica donna nella storia del MotoMondiale a essere riuscita a strappare dei punti in ottica Mondiale, perché già in passato ci sono state delle leonesse capaci di tenere testa agli ometti.
Il primo storico pilota donna nella storia del motociclismo fu Beryl Tolman, anche se tutti l’hanno conosciuta come Beryl Swain dato che questo era il cognome del marito, con il suo nome che iniziò a circolare nel mondo delle due ruote già negli anni ’60.
Nel 1962 alla fine ebbe però la grande opportunità che stava cercando, dare sfogo alla sua classe anche contro gli uomini e per la grande occasione scelse un evento che è caratterizzato solo da folli e da cuori forti: il Tourist Trophy.
Alla fine ottenne un buon 22esimo posto sui 25 totali, dato che tutti la davano per sicura ultima riuscì a zittire tre suoi colleghi, ma dopo quella bella gara nella classe 50 non corse più in gare ufficiali.
Oltre a lei c’è anche un’altra favolosa leggenda che ha saputo entrare nella storia per il suo incredibile talento e il suo record ancora oggi imbattuto: Gina Bovaird.
La ragazza di Boston infatti non soltanto è stata una di quelle che ha avuto modo di gareggiare nel MotoMondiale, ma addirittura lo ha fatto nella Classe 500, quella che oggi sarebbe la MotoGP.
Con la Suzuki salì in pista in occasione del Gran Premio di Francia e quello è ancora oggi l’unico caso della storia in cui una donna corse nella più importante gara del weekend.
Dunque le due sopra citate sono state le prime che hanno aperto la strada e hanno fatto capire che si poteva in qualche modo aprire il mondo del motociclismo alle donne, ma doveva ancora arrivare un passaggio fondamentale: i primi punti.
A realizzare questa sensazionale impresa ci pensò Taru Riine, una donna finlandese che venne chiamata dalla Honda per poter prendere parte al GP di Francia e incredibilmente strappò un favoloso 14eismo posto che permise così di ottenere due punti in classifica.
Un altro grande nome è quello legato alla giapponese Tomoko Igata, con la classe 125 che ebbe modo di apprezzarla per ben 4 stagioni, dal 1992 al 1995, e in occasione del GP della Repubblica Ceca riuscì a piazzarsi al settimo posto, il miglior risultato di sempre di una donna nel MotoMondiale.
Chiudiamo questa splendida carrellata con la nostra portabandiera, ovvero quella Daniela Tognoli, bergamasca di ferro, che tra il 1993 e il 1994 scese in pista nella 125 in nove occasioni, ma il suo colpo da maestro lo scoccò nel 1992 quando vinse il trofeo Italia della 125.
La Carrasco è una di quelle due donne che ha saputo alzare a tutti gli effetti l’asticella, perché lei ha avuto modo di vincere uno storico titolo Mondiale nella categoria Supersport 300 nel 2018, replicando il successo nel Sidecar di Kirsi Kainulainen nel 2016.
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