In una intervista, il fresco campione Superbike Bautista ha esaltato questo campionato e i suoi piloti, facendo una dichiarazione clamorosa.
La MotoGP? un lontano ricordo ormai. O quasi. Sì perchè Alvaro Bautista ogni tanto usa la classe regina come metro di paragone per commentare le prestazioni nel campionato Superbike, dove si è laureato campione del mondo al termine di questa stagione con la Ducati. Per lo spagnolo è il secondo titolo iridato dopo quello conquistato nel 2006 nella classe 125 cin l’Aprilia, mentre nella 250 è stato vicecampione del mondo nel 2008. Gli è mancato l’acuto nella classe regina, dove ha il quinto posto assoluto della stagione 2012. Sono passati dunque 16 anni tra i due Mondiali dell’iberico, che però ha vissuto in maniera più intensa proprio quest’ultimo, arrivato dopo una stagione fantastica.
“Il primo titolo è stato… non dico che non dovevo lottare per questo, ma mi è venuto in mente perché ero veloce e perché avevo una buona moto e un buon team, Aspar. Stavolta è stato un duro lavoro. Da allora mi sono evoluto come pilota e ho battuto i migliori piloti nella storia della Superbike. Non è stato facile“, ha confessato a Speedweek il pilota Ducati.
Bautista ha cambiato paddock a fine 2018, dopo essere rimasto in MotoGP per nove stagioni nelle quali ha corso per quattro diverse Case: prima con Suzuki (2010-11), poi con Honda (2012-14), poi con Aprilia (2010-11 e 2015-16) e infine sulla Ducati del Team Aspar, squadra dalla quale poi ha deciso di andare via.
Bautista e la confessione sui suoi rivali
Per l’iberico trasferirsi nel campionato del mondo Superbike significava in quel momento un passo indietro nella sua carriera sportiva. Ma alla fine, con il tempo, si è dovuto ricredere eccome. “Ero meno stanco in MotoGP che in Superbike. Forse una Superbike è più indulgente, ma si muove e traballa di più. Hai un sacco di lavoro da fare per controllarla. Una Superbike è una motocicletta di serie che deve funzionare bene per piloti veloci e lenti, per strade veloci e lente o per recarsi al lavoro. Una MotoGP è stata costruita per la pista, ecco. È una moto fatta apposta per andare veloce“.
Ha avuto molti diverbi accesi, vedi con Redding, ma alla fine con tanti altri rivali ha comunque mantenuto un rapporto molto importante e di stima reciproca. E ora crede davvero che il livello sia alto: “Il Mondiale SBK è vistò come la seconda divisione. Ammetto che ci ho pensato prima di cambiare. Ad essere onesti, sono rimasto sorpreso. Già nel primo anno ho visto un campionato davvero fantastico, qualcosa di completamente diverso. L’atmosfera è più reale, più simile ai GP di dieci anni fa. Sei molto più in contatto con i fan. E alla gente piace così perché si sente parte dello spettacolo“.
Anzi, ha aggiunto Bautista: “Penso che i piloti oggi vedano il Mondiale SBK come una vera opzione. Quando mi è stato detto per la prima volta di passare alla SBK, ho rifiutato. Quando mi è stato chiaro che non avrei trovato posto in MotoGP, ho fatto comunque il passo. Sono venuto qui perché volevo continuare a correre, perché mi diverto ancora… Mi sono convinto dicendo: ‘Invece di stare a casa, vai lì, guida una Ducati nel team ufficiale e diventa divertiti’. Ho scoperto un bel campionato“.
E poi ha avuto parole al miele per i suoi rivali. Ma non di circostanza: “Molti diranno: ‘Ha vinto la Superbike, non vale niente’. Ma ti sto dicendo che molti piloti sarebbero sorpresi dal livello qui. Penso che con una moto ufficiale Toprak Razgatlioglu e Jonathan Rea sarebbero sicuramente tra i primi cinque in MotoGP“.