La Red Bull e la Ferrari hanno realizzato le migliori F1 ad effetto suolo della stagione, ma la Rossa è poi crollata. Horner è chiaro.
La F1 ha visto la disputa della prima stagione della sua nuova era, e c’è da dire che il bilancio non è poi così positivo. Dopo un 2021 tiratissimo, con la Red Bull che aveva raggiunto il livello tecnico della Mercedes permettendo a Max Verstappen di detronizzare Lewis Hamilton, si è tornati al solito dominio di una singola squadra, in barba allo spettacolo.
Il team di Milton Keynes ha tirato fuori un missile come la RB18, che dopo una partenza zoppicante ha messo tutti in riga, chiudendo entrambi i mondiali con un mese di anticipo. Le gare spettacolari non sono mancate, ma i titoli erano già decisi praticamente dopo Baku, a seguito della seconda disfatta Ferrari per motivi di affidabilità.
Charles Leclerc, che aveva aperto la stagione dominando in Bahrain ed in Australia, ha comandato il campionato per due mesi, ma da Barcellona in poi c’è stato solo Verstappen davanti a tutti, così come la Red Bull tra i costruttori. La Scuderia modenese ha concluso al secondo posto con un margine piuttosto ristretto sulla Mercedes, la quale poteva contare su una F1 W13 lontana di oltre un secondo al giro ad inizio anno dalle rivali.
La forza della Red Bull nello sviluppare la RB18 non ha permesso agli altri di giocarsela sino in fondo, e tutto ciò è costato il posto a Mattia Binotto. Il team principal deve arrendersi all’evidenza di non aver saputo gestire la squadra, fatta di persone sbagliate messe nel posto più errato possibile.
La rivoluzione partita a Maranello in questi ultimi giorni dovrà, per forza di cose, cambiare anche altri valori in campo, portando alla defenestrazione di Inaki Rueda e di tutti coloro che in questi anni hanno commesso gravi errori. Il 2022, nonostante una monoposto sicuramente più forte rispetto al passato, ha messo a nudo tutte quelle fragilità del team che erano rimaste nascoste nell’ultimo biennio, quando non si lottava mai per il podio.
Alla Ferrari è bastato avere un’auto veloce per mostrare a tutti l’inadeguatezza di gran parte del personale, e nella seconda parte del campionato anche il livello tecnico della monoposto è crollato. A Maranello, ormai da oltre un decennio, ci sono sempre le stesse debolezze, e ciò che spaventa è l’incapacità di intervenire per correggerle.
La speranza dei tifosi è che Binotto non abbia pagato per tutti, e che John Elkann e Benedetto Vigna intervengano ora anche negli altri ruoli. Per sfidare dei colossi come Red Bull e Mercedes occorre la perfezione assoluta, e non è certo cambiando solo e soltanto il team principal che si risolve tutto.
F1, Horner non è sorpreso dall’addio di Binotto
Christian Horner è sempre stato il team principal della Red Bull, sin dall’esordio del team di Milton Keynes datato 2005 in F1. Dietrich Mateschitz ha creduto fortemente nel manager britannico, dimostrando di avere grande fiducia in lui anche quando le cose non andavano come previsto.
La Mercedes, rientrata in F1 nel 2010, ha prima puntato su Ross Brawn, che alla fine del 2014 ha ceduto il passo a Toto Wolff. La Ferrari, invece, non sa dove sia di casa la stabilità dopo l’addio di Jean Todt al termine del 2007, e da quel momento in poi ha cambiato ben quattro team principal.
Al francese ha fatto seguito Stefano Domenicali, rimpiazzato nel 2014 dal “traghettatore” Marco Mattiacci. Dal 2015 al 2018 è stato il turno di Maurizio Arrivabene, e poi di Mattia Binotto. Al momento, non è ancora noto il sostituto dell’ingegnere di Losanna, ma Horner ha comunque fatto capire che la Ferrari, negli ultimi anni, ha commesso forse troppi errori considerando il proprio blasone.
Ecco le parole del boss della Red Bull: “Non sono per nulal sorpreso che Binotto se ne sia andato. È una scelta della Ferrari. Penso che il team principal che arriverà sarà il sesto capo della squadra Ferrari con cui avrò a che fare da quando mi sono ritrovato a gestire la Red Bull. È difficile per Mattia, ma quest’anno avevano una macchina fantastica ed erano molto competitivi, poi non è andata come volevano, ma queste sono le corse“.
Quelle di Horner sono parole che non lasciano spazio all’immaginazione, ma è la semplice realtà dei fatti. Il nuovo team principal avrà un compito molto difficile, soprattutto nel 2023, quando dovrà proseguire un lavoro iniziato da altri. In queste condizioni, lottare per il titolo sarà pura utopia, a meno che la nuova vettura non sia chiaramente superiore al resto della griglia.