Abu Dhabi 2021 continua a bruciare nell’animo di Hamilton. Le parole indirizzate al rivale Verstappen non lasciano spazio ai dubbi.
Da Abu Dhabi 2021 è passato ormai un anno, eppure Lewis Hamilton è ancora là, intrappolato in quel senso di ingiustizia provato dopo essere stato superato da Verstappen sul traguardo dell’ultimo GP stagionale. Pronto a festeggiare l’ingresso definitivo nella storia con l’ottavo sigillo iridato, simbolo di ogni primato superato, il britannico si troverà a dover fare i conti con la situazione opposta.
In quella serata tra gli yatch di Yas Marina, il 37enne vedrà un obiettivo importante allontanarsi e il suo diretto avversario alzare la coppa al suo posto. Tutta colpa della FIA? Non completamente, visto che il sorpasso si verificò per la maggior lungimiranza della Red Bull che, sotto Safety Car, fece rientrare Max per montargli un set fresco di soft, mentre il muretto Mercedes preferì tenere in pista il suo pilota con delle gomme medie ormai usurate.
In ogni caso sul tema si sprecarono fiumi d’inchiostro. E il nuovo presidente Mohammed Ben Sulayem, appena eletto, cercò di mettere una pezza rimuovendo dal ruolo l’allora direttore di gara Michael Masi.
In realtà, alla fine, la toppa si rivelerà peggiore del buco, in quanto come abbiamo potuto toccare con mano, la doppia nomina di Niels Wittich ed Eduardo Freitas, non renderà le decisioni federali meno confusionarie e opinabili.
Uno stato di cose che se per Ham doveva essere un balsamo, non è servito un granché. La sensazione di essere stato truffato e privato di titolo già vinto, tamburella nella sua mente senza sosta. Facendogli pronunciare parole amare.
A rendere la sconfitta ancora più insopportabile, il progetto sbagliato della W13 che ha impedito all’asso di Stevenage di prendersi la rivincita già quest’anno, costringendolo ad assistere allo show del figlio d’arte.
“Non è stato facile assistere al suo dominio. Specialmente vedere quel gigantesco numero uno sul musetto“, ha ammesso a Channel 4, non nascondendo l’amarezza. “Avrei perlomeno voluto essere lì a dire la mia“.
E forse, quello che ha pesato di più all’inglese, è proprio questo. Dopo anni di supremazia della Mercedes, all’improvviso si è trovato tra le mani una monoposto non in grado di insidiarsi in vetta, di duellare, superata pure dalla Ferrari. Da non trascurare a livello psicologico anche l’assenza di successi personali, con l’unico sorriso della Stella ad opera di George Russell in Brasile.
Sfoderando un po’ del carattere vittimistico, il #44 ha poi riflettuto sul confronto in pista con i colleghi. A suo avviso sempre molto fisico e violento.
“Alcuni corridori mi fanno sentire un bersaglio“, si è lamentato. “Basta ascoltare le affermazioni sul mio conto o il modo con cui gli stessi si comportano quando si trovano vicini a me“.
Per far comprendere meglio il suo pensiero, il sette volte iridato ha aggiunto una considerazione: “Non so spiegare il motivo esatto di questo atteggiamento. Penso sia legato alla mia esperienza e al successo che ho avuto nello sport. Del resto, quando ho esordito in F1, i più vincenti erano i miei bersagli e il mio unico obiettivo era batterli“.
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