Il dopo Binotto in Ferrari è già cominciato. L’uscita di scena del team principal non pare aver scosso il marchio. Anzi il contrario.
Era il 2019 quando Mattia Binotto subentrava a Maurizio Arrivabene con la promessa di dare solidità e corpo ad un reparto dirigenziale che pareva aver perso entrambe le caratteristiche. Sulla carta, essendo un tecnico, avrebbe dovuto portare anche competenza. Ed invece l’eccesso di compiti concentrati su una sola persona ha prodotto l’effetto inverso. Anziché aiutare, ha penalizzato. E alla fine la Ferrari è tornata a piombare nella confusione.
Nonostante dal 2020 chiuso in sesta piazza, il team sia cresciuto parecchio, e a provarlo è il secondo posto in entrambe le classifiche generali del 2022, quanto fatto dal boss italo-svizzero non è stato abbastanza.
A lui si rimprovera soprattutto la mancanza di carattere. In particolare il non aver saputo promuovere Charles Leclerc a prima guida, facendo ruotare attorno a lui tutta l’azione.
Binotto fuori non è una preoccupazione
Sebbene pure sul fronte delle strategie e della direzione sportiva non si sia brillato, a saltare, per adesso, è stato solamente l’ingegnere. Qualcosa che pare essere scivolato addosso all’amministratore delegato del brand Benedetto Vigna che, in occasione dell’apertura dell’Anno Accademico del Politecnico di Milano, si è affidato al pensiero del filosofo Eraclito per descrivere la situazione e il suo sentimento in proposito.
“Tutto scorre“, il suo motto, per evitare di entrare nel vivo dell’argomento. Cosa possa non aver funzionato in questi mesi potrebbe invece essere ritrovato nella seconda parte del messaggio del fisico lucano. “In alcune aziende si pensa di sapere tutto. Ma al contrario ciò che conta è stabilire l’equilibrio instabile. L’arroganza, la paura di mettersi a nudo, sono ostacoli veri“.
Più che al Circus, la sua attenzione è focalizzata sul ritorno in pompa magna nel WEC, con l’hypercar 499P che sta già facendo sognare i tifosi. “Quest’auto è il frutto di tante competenze“, ha sostenuto. “La Rossa è tradizione, innovazione e passione. E spesso chi propone idee nuove viene visto come uno che va fuori dal seminato”.
Da quanto si può comprendere dalle sue parole, la progettazione del prototipo che si lancerà alla caccia della 24 Ore di Le Mans, è stata fonte di lacrime, sangue e sudore. Un impegno totale che ha visto maggiormente coinvolto anche il presidente di Stellantis John Elkann, abbastanza trasparente per quanto concerne la F1.
Rimanendo in tema di visionari e avanguardisti, il 53enne ha reso omaggio all’ingegner Mauro Forghieri, di recente scomparso, e padre di molte macchine con soluzioni inedite. “E’ un esempio di innovatore a cui la Scuderia deve tantissimo“.
Tra le diverse intuizioni del genio emiliano, il famoso alettone che poi verrà sdoganato a partire da fine anni ’60. A fargli da spalla, epoca, il padre fondatore. “Mantenere viva la volontà di progresso, è l’eredità che Enzo ci ha lasciato e dobbiamo portarla avanti“, ha rimarcato ribadendo il target del costruttore e dello sport. Ovvero azzerare le emissioni di anidride carbonica entro il 2030.
Infine, il manager di Pietrapertosa ha tenuto a tranquillizzare i cultori del Cavallino. “Non vedrete mai una Ferrari a guida autonoma“, ha detto.