La Ferrari ha perso il mondiale per diverse motivazioni, ma la poca affidabilità è stata una delle principali. Ecco i motivi dei problemi.
La situazione in casa Ferrari è sempre più critica, ed il 2023 si avvicina passo dopo passo. Il dilemma è legato alla scelta del nuovo team principal, che verosimilmente non sarà più Mattia Binotto. Le voci della scorsa settimana sono state abbastanza chiare riguardo al suo allontanamento dalla Gestione Sportiva, ed arrivati a questo punto non si può più far finta di nulla.
Il Cavallino, al contrario di quanto accadde dopo il GP del Brasile, ha deciso di non smentire nulla, segno evidente che qualcosa di grosso sta bollend in pentola. Pare, infatti, che a Maranello stiano pensando a conferire la carica di boss del team ad interim all’amministratore delegato Benedetto Vigna, che potrebbe fare da “traghettatore” sino a gennaio, quando verrà annunciato il nuovo TP.
La scelta di Frederic Vasseur non è più così scontata come poteva sembrare all’inizio, dal momento che parliamo di un personaggio che in carriera non ha mai vinto nulla. Anni fa, la sua esperienza in Renault fu molto negativa, ed anche con l’Alfa Romeo Racing non si è distinto più di tanto, vista soprattutta la sua pessima gestione di Antonio Giovinazzi.
Proprio la figura del CEO Vigna sembra essere quella che, maggiormente, pare abbia spinto per l’allontanamento di Binotto. Le sue recenti parole sui risultati del 2022 parlano chiaro, ed è ormai evidente che l’ennesimo secondo posto in classifica non può essere considerato soddisfacente.
La Ferrari, vecchia eccellenza del motorsport, prende sberle da oltre un decennio da Red Bull e Mercedes, squadre che prima del 2005 non esistevano neanche. Il 2022 è stato deludente anche dal punto di vista dell’immagine oltre che dei risultati scadenti maturati dopo il grande inizio di stagione.
Le strategie sbagliate hanno rasantato l’assurdo ed il ridicolo, visto che non si trovano spiegazioni logiche a svarioni di quel tipo. Allo stesso modo, non si capisce come sia possibile che Inaki Rueda, responsabile delle strategie ormai dal lontano 2015, mantenga ancora il proprio posto, ma qui occorre aprire un’ulteriore discussione.
Mandando via il solo Binotto, ovviamente, non si risolveranno tutti i problemi. Assieme a lui, vanno messi alla porta anche Rueda, Laurent Mekies e forse anche Xavi Marcos, l’ingegnere di pista di Charles Leclerc che quest’anno non ne ha azzeccata una. La rabbia dei tifosi, nei confronti del team principal e del direttore sportivo, non deriva soltanto dalle brutte figure fatte in pista, ma anche dalle parole rilasciate alla stampa.
Da parte loro, non sono mai arrivate scuse ufficiali ai tifosi o ammissioni di colpa, ma hanno sempre cercato qualche dettaglio che andasse a loro difesa. Riguardo ai danni d’immagine, è impossibile dimenticare quanto accaduto con i problemi di affidabilità, con Carlos Sainz andato a fuoco in Austria ed il povero Leclerc costretto a perdere due vittorie sicure per l’esplosione della power unit.
Il motore superfast avrebbe dovuto rappresentare una svolta, una rivoluzione positiva, ed invece è stato un disastro clamoroso. La Scuderia modenese, orgoglio per il suo reparto motori sin dai tempi del grande Enzo, ha sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare, ed anche sul fronte tecnico, prima o poi, qualche testa dovrà saltare.
Non è accettabile che un team del genere abbia dovuto correre tutta la seconda parte del campionato con una power unit depotenziata di almeno 30 cavalli per evitare rotture, segno evidente che qualche grave errore è stato commesso. Durante la stagione, Binotto ha detto più volte che problematiche simili non si risolvono con poco tempo, ma questo tempo ormai è scaduto.
Il team principal ha delle responsabilità perché non ha mai messo mano al gruppo di lavoro, confermando tutti anche per il 2023. La speranza dei tifosi è che il cambio al vertice porti anche ad una serie di effetti domino, in modo da poter cambiare buona parte della squadra, altrimenti sarà stato tutto inutile.
Ferrari, la candela la possibile causa dei guai al motore
La Ferrari ha subito ben quattro rotture a livello di power unit nella terribile stagione appena conclusa, ma ora arrivano delle indiscrezioni importanti in vista del 2023. Secondo quanto riportato da “Motorsport.com“, il problema principale del motore Superfast potrebbe essere legato alla candela, ma sembrerebbe che ad Abu Dhabi si sia tornati a sfruttare tutta la cavalleria.
Se tutto ciò è vero o meno ce lo dirà soltanto in meno, ma questa notizia non è del tutto positiva in chiave futura. Infatti, in quel di Abu Dhabi, Charles Leclerc ha comunque concluso ad oltre dieci secondi dalla Red Bull di Max Verstappen, che ha dominato la corsa senza mai essere impensierito dal monegasco.
La sensazione generale è che il campione del mondo stesse gestendo tutto con estrema cautela, e che non abbia mai sfruttato pienamente il potenziale della sua RB18. Inoltre, Abu Dhabi è stata una gara unica, in cui la Ferrari ha potuto aumentare la potenza, ma essendo l’ultima della stagione non ci sono controprove su quanti Gran Premi sarebbe potuto durare con mappature così spinte.
A Maranello persistono dei forti dubbi in chiave futura, e l’unica notizia negativa legata ad un cambio al ponte di comando sarebbe, forse, il fatto di dover sacrificare il 2023. Infatti, quando si applica una rivoluzione del genere, è difficile pensare di poter puntare subito al titolo, come si era ben visto nel 2015 con Maurizio Arrivabene e nel 2019 con lo stesso Mattia Binotto.
Il rovescio della medaglia è legato al fatto che con questo gruppo di lavoro, con ogni probabilità, non si sarebbe mai vinto, e che dunque è meglio iniziare a cercare delle soluzioni sin da subito. Chi reclamava il taglio di Binotto dopo il disastro del 2020, forse, non aveva poi tutti i torti, ed invece l’ingegnere di Losanna è riuscito a conservare il proprio posto per ben quattro anni.
Benedetto Vigna, per fortuna, sta prendendo in mano la situazione, dimostrandosi uno di un’altra pasta rispetto a John Elkann. Ciò che è certo è che i prossimi mesi saranno molto interessanti sul fronte della situazione interna al Cavallino, mentre il progetto 675 cresce di giorno in giorno in fabbrica.