Intervistiamo il giovane talento italiano Dodò Boggio, ragazzo 15enne che rappresenta il futuro delle nostre moto. Ci farà divertire.
Le due ruote italiane sono assolutamente in buone mani, e dopo il titolo mondiale di MotoGP vinto da Pecco Bagnaia poche settimane fa, oggi andremo a fare un salto tra i giovanissimi. Recentemente, noi di TMW abbiamo avuto la possibilità di intervistare Dodò Boggio, giovane talentino italiano, nato il 12 settembre del 2007 a Torino.
Di lui si parla un gran bene, e c’è da scommettere che sentiremo il suo nome molto a lungo. In questa stagione, Dodò Boggio ha concluso in sesta posizione nel difficilissimo European Talent Cup Championship, chiudendo con 96 punti ed anche due splendide vittorie maturate a Jerez de la Frontera, oltre che una pole position a Portimao ed un giro veloce sempre nella tappa in cui si è imposto.
Dodò ama anche lo sci, e nella sua vita ci sono tante diverse passioni, le quali però non possono competere con le due ruote. Il suo futuro sembra già essere segnato da un talento incredibile, il quale lo porterà ad esplodere nei prossimi anni, sino a farlo arrivare nel Motomondiale.
Dodò Boggio, ecco la sua intervista esclusiva a TMW
Dodò Boggio ha soltanto 15 anni, ma nell’intervista esclusiva che ha concesso a noi di TMW ha dimostrato di avere già una grande maturità, facendo capire di avere intenzioni molto serie per il proprio futuro. Le motivazioni nel rider torinese sono alle stesse, così come è stata grande la gioia di rivedere un pilota italiano vincere il mondiale.
Il giovane talento ci ha raccontato di aver già conosciuto proprio Pecco Bagnaia, nativo della sua stessa regione e che gli ha regalato una grande soddisfazione trionfando in quel di Valencia, proprio davanti a Boggio che si era recato in Spagna proprio per godersi l’ultimo atto della stagione. Ecco cosa ci ha raccontato nelle sue parole.
Essendo tu molto giovane, rimpiangi di non aver vissuto l’epoca d’oro delle due ruote con Rossi, Stoner, Biaggi, Lorenzo e tutti gli altri?
“Credo ci sono tante epoche in cui corrono campioni di un certo livello. Oggi c’è quella di Bagnaia e Quartararo, ma in pista c’è anche Marquez che in fin dei conti ha segnato tutto il decennio precedente. In passato c’è stata quella di Stoner, Valentino e Lorenzo, ed è stato un periodo davvero bellissimo per via della presenza di tutti questi campioni che di certo ci hanno fatto emozionare con le loro battaglia. Come giovane pilota, devo dire che c’è da prendere qualcosa da ognuno di loro: da Valentino la costanza di rendimento, da Stoner lo stile di guida nell’usare il freno posteriore, da Lorenzo la sua capacità incredibile di guidare pulito. Sono convinto che da ognuno di loro bisogna prendere spunto“.
Negli ultimi anni ci sono stati degli incidenti terribile che hanno portato ad un grande cambiamento delle regole. Ciò significa che dovrai attendere sino ai 18 anni per arrivate in Moto 3 e Moto2, che idea hai di questa novità?
“Sicuramente hanno fatto bene, nel senso che prima si faceva correre gente di 15-16 anni nel mondiale. Questa nuova regola non riguarda tanto l’età, ma più l’esperienza che hai sulla moto. Secondo me dovrebbero fare una regola in cui i primi tre che arrivano davanti in una categoria, devono passare immediatamente a quella successiva. Per il momento però, le regole sono queste e noi le rispetteremo, io avevo in programma di andare già in Moto3, ed invece faccio un altro anno di Talent che è comunque importante, arriverò nel Motomondiale molto più pronto“.
L’Italia e la Spagna dominano da sempre nelle due ruote, con la penisola iberica che ha festeggiato tanti campionati consecutivi dal 2013 al 2020 grazie a Marquez, Lorenzo e Mir, striscia poi interrotta da Quartararo e Bagnaia. Avendo tu corso anche in Spagna e contro piloti spagnoli, qual è la differenza di approccio che hai trovato rispetto all’Italia?
“Diciamo che, per l’esattezza, io faccio l’European Talent Cup, un campionato europeo e non propriamente spagnolo, dove quindi si corre in giro per tutto il continente. Questo campionato è organizzato dalla Dorna, quindi è difficile paragonarlo ad un campionato italiano, ma credo che in quello europeo sia molto più difficile emergere. Tutti sono molto vicini e stare davanti è davvero complicato, credo sia così perché i turni di prove iniziano sin dal giovedì e sono molto lunghi, i piloti hanno così la possibilità di girare tanto ed imparare i segreti delle piste. Riesci a sistemare meglio la moto e raggiungi il 100% con la moto, tutto ciò favorisce l’avvicinamento tra tutti i piloti. Invece, nel campionato italiano i primi quattro fanno una grande differenza, ed in tutte le gare sono nettamente davanti agli altri, c’è molto meno equilibrio in questo senso“.
Come ti supporta la tua famiglia? Sono preoccupati per la tua passione?
“Mio padre mi ha sempre seguito e portato in giro a tutte le gare, anche in Spagna ed all’estero in generale. Mia madre invece, come tutte le madri del resto, si preoccupa molto di più, ma penso che sia normale. Non guarda neanche le corse in diretta e non viene ai circuiti, le rivede più tardi quando conosce già il risultato finale“.
Cosa ha significato per te il titolo di Bagnaia ed il ritorno al vertice di moto e piloti italiani?
“Devo dire che potevo aspettarmi il titolo di Pecco, la Ducati è stata nettamente superiore così come lo era stata già lo scorso anno nella seconda parte di stagione, anche se lo stesso Quartararo ha fatto un grande campionato. Pecco, dal canto suo, è stato bravissimo e per lui sono molto molto felice. Ho avuto la possibilità di conoscerlo ed è un bravo ragazzo, sia come persona che come pilota. Lui è molto forte, poi è anche piemontese come me e questo è stato un motivo d’orgoglio“.
Quando commetti un errore sei più dispiaciuto per il risultato negativo o trovi comunque motivazioni nella possibilità di poter imparare qualcosa dalle brutte giornate?
“Appena sbaglio sono molto arrabbiato e triste per lo sbaglio che ho fatto, ma il giorno dopo, quando rifletto sull’errore che ho fatto mi rendo subito conto di cosa ho sbagliato e cerco di imparare per non ripeterli, ovviamente non è facile ma un pilota deve sempre fare dei passi in avanti dopo un errore“.
Hai detto che conosci Marquez e Bagnaia, dunque, hai già avuto la possibilità di stare con loro e di confrontarti o provi comunque quella timidezza che alla tua età è normale avvicinandoti a questi grandi piloti?
“Più o meno c’è un minimo di timidezza, Marquez non lo conosco di persona, mi sembra un bravo ragazzo, mentre con Pecco ho avuto modo di interfacciarmi ed è stato un bellissimo momento. Li ho visti tutti quest’anno perché sono andato a vedere due gare, una a Misano ed anche l’ultima a Valencia, devo dire che mi sono divertito tantissimo con loro, è stato un momento molto speciale“.
Le moto stanno cambiando tantissimo negli ultimi anni con la crescita dell’aerodinamica, i sorpassi stanno diminuendo e ci sono diverse idee sull’argomento. Tu come la pensi?
“Sono d’accordo, le moto stanno diventando simili alla F1, dove conta di più la macchina rispetto al pilota nella gran parte delle occasioni. Sta diventando una cosa simile, secondo me era meglio come era prima, fino al 2014 e 2015, quando il pilota faceva maggiormente la differenza rispetto ad oggi, il talento poteva emergere di più e credo che quello fosse il periodo migliore“.
Dodò Boggio ha dunque chiuso rimpiangendo il passato, nella speranza che il futuro possa riservarci qualche sorpresa. Da parte della redazione di TMW ci teniamo a ringraziare il nostro giovane talento che ha passato qualche minuto con noi, augurandogli le migliori fortune per la sua carriera. I talenti italiani stanno tornando a farsi valere, ed il titolo mondiale piloti conquistato da Pecco Bagnaia in MotoGP potrebbe essere stato solo l’inizio di un’epoca d’oro per i nostri colori.