L’aerodinamica è diventato un argomento di dibattito anche in MotoGP. L’otto volte iridato Marquez lancia l’allarme. Ecco qual è il rischio.
Nelle ultime stagioni della MotoGP la presenza di dispositivi ed escamotage tecnici per migliorare l’aerodinamica delle moto è aumentata in maniera esponenziale, generando dibattito e polemiche all’interno del gruppo. In alcuni casi, le discussioni sono state talmente vive, da portare alla messa al bando di tali strumenti.
Solidale a questo atteggiamento severo nei confronti dell’uso della tecnologia si è mostrato Marc Marquez. In Safety Commission in molti hanno espresso delle perplessità sui suddetti trucchetti, e lo spagnolo ha ammesso di condividere la preoccupazione, per un mero fatto di merito.
Il rischio, a suo avviso, che la top class del motomondiale, si trasformi in una specie di F1, dove i corridori sono quasi ridotti ad un accessorio, e hanno limitata influenza sulle performance.
“Attualmente i piloti di vertice sono anche i più veloci, ma ogni campionato che passa, la moto acquisisce maggiore importanza“, ha denunciato ad Autosport la sua paura di un ribaltamento dello status quo, il che, se si verificasse, porterebbe non il centauro più competitivo a trionfare, ma il mezzo meccanico. Oscurando magari chi è capace se non ha tra le mani il bolide più in forma del momento.
Marquez in ansia: la MotoGP si avvicina alla F1
Insomma, il pericolo di finire come il Circus, in cui si creano delle situazioni di supremazia di un marchio e tutti gli altri soccombono, è latente.
“Ho ripetuto in diversi meeting della Commissione di Sicurezza che dobbiamo prestare attenzione a certi aspetti, in quanto ritengo necessario il mantenimento dell’idea che chi è alla guida sia più importante di ciò che ha a disposizione“, ha ribadito il concetto. “Oggi in vetta abbiamo i vari Enea Bastianini, Pecco Bagnaia, Fabio Quartararo ed Aleix Espargaro, che effettivamente sono i più validi del lotto. Vedremo in futuro come andrà”.
E’ chiaro che nella mente del #93 ci sia il timore di navigare nelle retrovie a causa di una Honda non più grandiosa come un tempo.
Ma che cosa distingue davvero i bolidi attuali, da quelli di qualche annata fa? Per il Cabroncito, essenzialmente la massiccia presenza dell’elettronica, che ha un po’ livellato le forze in campo.
“Anni fa la differenza tra le ufficiali e le moto satellite era rilevante. Adesso invece sono uguali. Il materiale di cui dispongono le due realtà, è il medesimo“, ha valutato non particolarmente entusiasta dell’andamento dello sport.
Entrando nel dettaglio del tema, il 29enne ha fatto un esempio pratico per rendere lo stato delle cose più comprensibile. “Prima che arrivassi in MotoGP, quando mettevi la quarta marcia in rettilineo non eri subito al massimo perché dovevi gestire il freno posteriore, con la coppia, piuttosto che con la posizione del corpo“, ha analizzato. “Adesso, al contrario, si esce già in seconda e terza. Tramite il dispositivo che comprime il baricentro e l’aerodinamica, si ha immediatamente la coppia massima ed è come essere su una Moto3. Prima, buona parte delle operazioni erano affidate al rider e si commettevano più errori, facendo più fatica a spremere il mezzo al 100%. Ora è tutto più semplice con i limiti definiti”, ha chiosato.