La Ferrari, prima di diventare il marchio automobilistico più noto al mondo, ha prodotto una moto che in pochi conoscono.
Il marchio Ferrari è un brand iconico, anche grazie alla Scuderia più vincente della storia della F1. Perché non lanciarsi nel mercato delle moto? Del resto vi sono altri marchi prestigiosi come BMW che hanno fatto scuola sia nel campo delle due ruote, oltre che in quello delle quattro ruote. In alcuni casi è possibile riuscire a spaziare nel variegato mondo dei motori, ma l’immagine di Enzo Ferrari sarà sempre ricondotta alle auto.
“Chiedete a un bimbo di disegnare un’auto, la farà rossa”, diceva sempre il Drake. E se il bimbo dovesse colorare una moto? In effetti diventerebbe una Ducati. La casa di Borgo Panigale è conosciuta in ogni angolo della terra, al pari della Scuderia. Il mitico Enzo iniziò con le automobili dell’Alfa Romeo, essendo un appassionato e un manico eccellente. Gestendo il reparto sportivo del Biscione, agli albori del Motorsport, comprese il potenziale di quel mondo e decise di fondare il suo personale marchio. Il Cavallino è diventato sinonimo di eccellenza e di auto sportive iconiche. I risultati in pista permisero al business di esplodere. In epoca recente la Ferrari non è più il punto di riferimento in F1, ma il suo fascino rimane ineguagliabile.
Gli appassionati di due ruote avranno sognato a lungo di poter provare le emozioni dei possessori di supercar. In pochi ricordano un modello di Ferrari che nacque nel periodo di collaborazione con il reparto corse Alfa Romeo. Enzo stimava molto i piloti delle due ruote e credeva potesse rappresentare un allenamento per i driver. Sebbene il suo core rimanessero le quattro ruote, all’epoca c’erano stati campioni che erano passati dal motociclismo all’automobilismo. Il caso più eclatante fu John Surtees. Il “figlio del vento” fu il primo e unico pilota nella storia a conquistare il titolo mondiale sia con le due che con le quattro ruote.
Dopo aver vinto titoli in 350 e nella 500 tra il 1956 e il 1960, con la MV Agusta, riuscì a togliersi la soddisfazione di conquistare la corona iridata in F1 nel 1964 con la Rossa. Anche Tazio Nuvolari ed Achille Varzi, legati a loro volta alla Scuderia, si erano cimentati sulle due ruote. Enzo Ferrari puntò sulla messa a punto di moto inglesi. La Rudge e la Norton erano eccellenze dell’epoca, avendo un grosso successo anche in pista. Le gesta del reparto motociclistico della Scuderia Ferrari, voluto da Enzo Ferrari e gestito dal 1932 al 1934 in Viale Trento e Trieste 11 a Modena, durò poco. Gli interessi si spostarono e, giustamente, sulle quattro ruote.
La Ferrari 900, bolide costosissimo
Dopo la morte del “Vecchio”, la Ferrari ritrovò la voglia di interessarsi alle due ruote. Piero, figlio di Enzo, diede il consenso alla realizzazione di un bolide con il marchio del Cavallino. L’americano David Kay, entusiasmato dall’idea di poter realizzare una moto special, contattò la casa modenese. Il facoltoso americano propose un’idea di moto che avrebbe potuto costruire, seguendo lo spirito del marchio italiano. Ci vollero quattro anni di intensi lavori prima di svelare la Ferrari 900. Il mezzo era equipaggiato da un quattro cilindri in linea raffreddato ad aria da 900 cc a 16 valvole ad iniezione, rendendo possibile il raggiungimento di 265 km/h. Le caratteristiche Ferrari dovevano rendere la moto unica, ma sul piano estetico il progetto non fu indimenticabile.
Le caratteristiche erano al passo con gli anni ’90: telaio in tubi di alluminio; ammortizzatori Wps; forcella a steli rovesciati realizzata da Forcelle Italia, freni a disco Brembo con pinze a sei pistoncini; cerchi da 17 pollici; parafanghi in carbonio e carter motore in magnesio. Quest’ultima caratteristica non era usuale. Sul piano della tecnologia la 900 era il top per l’epoca. Pensate che grazie all’adozione di materiali leggeri pesava solo 172 kg, mentre aveva persino una strumentazione digitale. Sul telaio e sul motore era presente la sigla SF-01M, ma a lasciare i fan della Rossa a bocca aperta era il logo del Cavallino Rampante.
Oltre ai 105 CV e alle performance da brividi, la moto presentava una serie di riferimenti alle supercar Ferrari dell’epoca. I più esperti, guardando il video in basso del canale YouTube di Sebastian Pulgarin Velez, riscontreranno subito delle similitudini con il tratto stilistico della Testarossa. Quest’ultima era la supercar dei sogni negli anni ’90, mentre la moto rendeva omaggio alle mitiche fiancate della vettura italiana. Rimarrete sconvolti dalla superficialità con la quale sono state distrutte questi gioielli della casa modenese. Ferrari, incidente assurdo: distrugge un modello rarissimo (VIDEO). Date una occhiata anche al crash di una Rossa special da 3 milioni (VIDEO).
La Ferrari decise di non avviare una produzione del modello. La 900 di Kay non lasciò il segno sul piano estetico, ma l’unicità del modello la rese molto ricercata dai collezionisti. Fu battuta all’asta dalla Bonhams per 110k dollari nel 2012. L’autenticità del mezzo fu assicurata dal sigillo del figlio di Enzo Ferrari.