Il team Ombra Racing, ben diretto da Davide Mazzoleni, ha conquistato il titolo di squadra nel monomarca di Porsche Italia nel 2022. In esclusiva ai nostri microfoni ci ha svelato i segreti del successo della sua squadra.
Vi sono squadre vincenti e team destinati a fare numero. E’ la dura legge del Motorsport e per riuscire ad emergere, in qualsiasi categoria, occorre avere una organizzazione di alto profilo. Con piacere abbiamo avuto modo di confrontarci con due grandi professionisti italiani. Ombra Racing è il team campione della Porsche Carrera Cup Italia 2022, grazie alle gesta del pilota Gianmarco Quaresmini, al volante di una Porsche 911 GT3 Cup modello 992. Il driver bresciano ha trovato l’ambiente giusto per dare il meglio di sé, anche grazie al lavoro del manager Davide Mazzoleni.
Al Mugello la compagina lombarda ha festeggiato un titolo strameritato. E’ stata una annata memorabile, ai limiti della perfezione. Gli uomini diretti da Davide Mazzoleni hanno dimostrato di avere una marcia in più rispetto ai competitor. Ombra ha acquisito una esperienza importante, frutto di un duro lavoro, in un campionato, solitamente, molto equilibrato. La veste grafica con il blu Ombra, il rosso e il bianco, grazie alla collaborazione con l’agenzia bergamasca WNDR, è già diventata la più temuta.
Come si diventa dei punti di riferimento in pista? Abbiamo affrontato l’argomento, anche riallacciandoci alla delicata situazione della Scuderia Ferrari in F1. I vertici del Cavallino hanno scelto di rinunciare, al termine del 2022, alla competenza di Mattia Binotto. Le strade si sono separate. Il manager Mazzoleni ci ha spiegato il suo punto di vista e ha accolto con entusiasmo, in questa annata, anche la presenza nel Paddock di una stella come Jorge Lorenzo.
Si è parlato tanto in questi mesi nel mondo della Formula 1 del problema legato al Budget Cap e alle sanzioni che ha subito la Red Bull Racing, ma nella vostra categoria esiste un qualcosa di simile e come riuscite a gestire i costi?
“Non esiste un Budget Cap vero e proprio anche perché la vera complicazione di quella regola è poi essere in grado di controllare e verificare che venga rispettata e lo abbiamo notato con la cronaca recente della Formula 1. Non abbiamo un regolamento di questo tipo e l’obiettivo è quello di ottimizzare i costi e ciò che determina il nostro budget è il mercato dove andiamo ad operare, quindi riusciamo a recuperare dei budget similari e poi sta ai team cercare di spenderli nel miglior modo possibile. Nel nostro caso è un utilizzo molto più simile alla Formula 1 di qualche anno fa dove le macchine giravano tutti i weekend, dove i team avevano anche due collaudatori e anche in piste diverse, per questo noi cerchiamo di investire il budget nei test, nella preparazione dei piloti e ogni volta che andiamo in pista cercare di ottimizzare la comprensione dell’auto. Questa è la voce di budget sulla quale si può investire di più e che può variare di più e i risultati ne beneficiano sempre”.
Starai sicuramente seguendo le dinamiche legate alla Scuderia Ferrari e ciò che è successo a Mattia Binotto, qual è il tuo punto di vista da manager se ritieni opportuno continuare e creare una stabilità o forse è più corretto cambiare?
“E’ sempre complicato in questi casi, soprattutto quando ci sono organizzazioni così grandi e sono dinamiche molto difficili da capire dall’esterno e a maggior ragione in Ferrari che negli anni ha sempre avuto una gestione politica interna molto difficoltosa. Chiaramente come sempre quando le cose non funzionano chi ha un ruolo di responsabilità spesso ne paga le conseguenze, ma detto questo non ritengo una scelta appagante quella di cambiare spesso, basti guardare come lavorano le avversarie dirette, con Christian Horner che è alla Red Bull Racing da quando è nata, anche se è chiaro che ciò è possibile visti i risultati e dà modo di avere la fiducia della società, mentre in Ferrari questo non accade ed è venuto a mancare nell’ultimo periodo. A quel punto l’addio è inevitabile”.
Quali sono gli obiettivi in ottica 2023 dopo una grande stagione come quella 2022?
“Gli obiettivi sono chiari ed è già un buon punto di partenza, perché dopo una stagione vincente in Porsche Carrera Cup Italia l’obiettivo è quello di ripetersi e di schierare una squadra più competitiva possibile. In questo senso abbiamo già fatto un buon lavoro nei test invernali che si sono conclusi ieri a Barcellona per permettere ai nuovi piloti di conoscere meglio l’auto e nel frattempo a noi di continuare lo sviluppo che abbiamo già iniziato nel 2021 con Gianmarco Quaresmini nella Carrera Cup Francia e che poi ha dato i suoi risultati in Carrera Cup Italia e in Supercup 2022. Quindi l’obiettivo in Porsche Carrera Cup Italia è quella di confermarsi per il titolo, anche perché tante volte tra vincere e non vincere sono gli episodi a fare la differenza, quindi quello che conta è essere al top ed essere al vertice e lottare fino all’ultimo. L’obiettivo, inoltre, è quello di ottenerlo sia per la classifica piloti che per quella dei team, un traguardo per noi molto sentito. Dall’altro lato abbiamo vissuto una stagione di debutto in Supercup, complessivamente, molto positiva, considerando il livello molto alto e le condizioni tecniche molto specifiche. Lì l’obiettivo è capitalizzare l’esperienza fatta nelle varie piste per fare il prossimo passo che è quello di poter diventare stabilmente un team da Top 10 e da prime file”.
Ombra Racing Scuderia bergamasca, Gianmarco Quaresmini pilota bresciano, come è nata questa scelta riguardo al pilota e come si sta sviluppando questo rapporto?
“La macchina di Gianmarco è anche supportata con entusiasmo dal Centro Porsche Brescia, quindi è un ulteriore tassello del territorio che fa parte del nostro programma. Il rapporto è nato nel 2021 quando noi come Ombra abbiamo deciso di acquistare una Porsche 992, una vettura che non era ancora stata introdotta in Italia, per correre nella Carrera Cup France. Questa è stata una scelta tecnica per non perdere un anno di sviluppo e di conoscenza dell’auto rispetto ai Team Supercup e ai competitor europei. Quando abbiamo capito che questa macchina era disponibile abbiamo valutato che ci servisse un pilota con esperienza internazionale e con macchine senza ABS e Gianmarco è stato negli anni precedenti un nostro avversario sempre valido, costante, sempre corretto in pista e fuori. Avevamo capito che poteva essere un pilota potenzialmente adatto al nostro team, non solo dal punto di vista della guida, ma anche per l’approccio e per il carattere e l’ottimo rapporto che si è creato tra lui e il team e la famiglia è stato uno dei punti di forza della stagione e ci ha permesso di lavorare con serenità”.
Il modello 992 è dunque una macchina difficile da guidare, ci sono stati dei problemi all’inizio per Gianmarco e lo avete selezionato, soprattutto, per gli ottimi risultati pregressi?
“Si, esatto lui era già campione della Carrera Cup Italia nel 2018, nell’anno del debutto di Ombra in questo campionato, quindi sapevamo che fosse un campione in grado di vincere le gare e i campionati, e poi avendolo avuto come avversario soprattutto nel 2020 dove ha perso il titolo solo per episodi che gli hanno giocato a sfavore, lo avevamo inquadrato come un pilota con il bagaglio di esperienza e la qualità giusta per debuttare in un campionato nuovo come la Carrera Cup France, con una vettura nuova, quindi almeno il pilota non doveva essere un’incognita e doveva essere subito veloce, infatti così è stato”.
Hai citato il 2020 e sappiamo i problemi derivati dalla pandemia per Coronavirus, voi quanti problemi avete avuto da questo punto di vista?
“E’ stato un anno abbastanza critico perché la pandemia e le limitazioni che ne sono conseguite sono iniziate quando noi dovevamo iniziare la stagione. Avevamo fatto il primissimo test a inizio marzo e abbiamo dovuto recuperare il materiale con le auto a Barcellona e da lì l’attività si è fermata per diversi mesi. Già la nostra è un’attività stagionale, perché da dicembre fino a fine febbraio l’attività è ferma per poi avere una fase intensa in primavera e in estate, quindi da un punto di vista aziendale è stato complicato. Noi siamo una delle aziende più strutturate per quanto riguarda il personale fisso e a tempo indeterminato e, dunque, la criticità è stata quella di rendere sostenibile un’attività ferma per diversi mesi. Per fortuna siamo riusciti grazie alla fedeltà dei piloti e degli sponsor di portare avanti i loro impegni e ci hanno permesso così di poter tornare in pista appena possibile. Avere una storia molto lunga come team e società ci ha dato le spalle larghe per poter sostenere queste difficoltà da un punto di vista economico e anche in pista la situazione è stata molto diversa”.
Quali sono stati gli step per poter diventare un manager?
“Io ho iniziato come pilota e da lì ho iniziato abbastanza tardi nel karting, a 13 anni compiuti, con diverse difficoltà all’inizio rispetto ai miei coetanei. Però è stato un periodo determinante per la mia formazione in kart dove ho corso dal 1996 al 2001 a livello nazionale e internazionale. Sapevo che c’erano delle macchine di Formula Junior costruire a Chignolo d’Isola, un Paese vicino alla famiglia di mio padre. Andavo a vederle, accompagnato da mia nonna quando era piccolo, e a quel punto avevo l’età e la preparazione per provare queste macchine. Abbiamo fatto un test che è andato bene e da lì è iniziata la nostra avventura con Ombra. Infatti i miei attuali soci costruivano, letteralmente, le macchine nel loro garage di casa ed erano vetture vincenti con cui abbiamo vinto il campionato italiano nel 2002. Da lì si è sviluppata una breve carriera in auto dal 2002 al 2004, con un passaggio nel campionato italiano di Formula 3 dove abbiamo vinto una gara e lì ci siamo convinti a rendere il team una struttura professionale. Poi nel 2004 non ci sono state più le condizioni per continuare a guidare, ma c’era la possibilità di entrare nel team e ho iniziato a fare un po’ di tutto e in pochi anni sono diventato team manager”.
Quali consigli ti sentiresti di dare per chi vuole seguire le tue orme e diventare anche un pilota professionista in Italia?
“Ci sono diverse strutture dove si può iniziare a muovere i primi passi. Dipende tutto dall’età e dal tipo di programma che si può avviare e in questo momento particolare c’è una prospettiva molto interessante per poter diventare un pilota professionista quando si parla di ruote coperte. Chi segue le formule addestrative saprà che la Federazione ha deciso di creare un percorso unico che parte dalla Formula 4 e arriva fino alla Formula 1 e di dare una credibilità a questo percorso. Solo chi ottiene certi risultati può passare allo step successivo, ma se da un lato ha reso più chiaro i passaggi di questo percorso dall’altro ha generato un aumento dei costi importanti. In Formula 3 ci sono 30 posti in griglia e i piloti vengono da tutto il mondo e non è facile sostenere i costi”.
Ci sono, dunque, ancora oggi dei piloti che pagano per essere inseriti in grandi Academy?
“Sì, è sempre stato così e i costi sono molto alti. Quando ci sono così tanti piloti viene data la possibilità di crescere a chi ha un talento fuori dal normale e viene sostenuto anche senza particolari risorse economiche. Buona parte degli altri accede a questa opportunità investendo del loro. L’automobilismo non sarà mai uno sport economico, però certe categorie si stanno portando su cifre difficili da accedere, ma essendo un mercato mondiale permette di trovare 30 piloti e Scuderie che possono sostenere questi costi. Dunque per loro il mercato sta funzionando anche se è molto difficile”.
Nelle tante categorie a ruote coperte ci sarebbe un risparmio di budget e più meritocrazia?
“Sì, è un mondo più vicino alla realtà quotidiana e dove c’è molta possibilità di poter mettersi in mostra anche perché negli ultimi anni le gare GT sono esplose per quanto riguarda l’interesse, di costruttori e di team, dunque si sono ampliate le opportunità per i piloti. Questo dà modo a molti ragazzi di poter avere delle occasioni ed è un mondo più accessibile e chi riesce a ottenere certi risultati raggiunge un livello professionale appagante per chi aveva questo scopo. Non esiste solo la F1, anzi ci sono realtà molto appaganti che permettono di vivere bene”.
Quest’anno avete avuto una figura rivelante come Jorge Lorenzo, è un aiuto alla categoria oppure può essere un problema e va a distogliere l’attenzione sui piloti più giovani?
“Sono convinto che sia stata e che sarà un’ottima opportunità per la nostra categoria, tra l’altro Jorge si è approcciato al Paddock della Carrera Cup in modo estremamente piacevole, un ragazzo appassionato a cui piace vivere il Paddock da pilota e non da superstar della MotoGP qual è. Quando facciamo i test e le gare quando non c’è pubblico si vede che si diverte e gli piace, senza avere atteggiamenti che si vedono in figure che hanno vinto molto meno di lui. Sicuramente è stato molto positivo dal punto di vista del rapporto che ha saputo creare e per l’attenzione che ha saputo portare nel campionato. Ovviamente quando lui lotta in pista con altri piloti le persone che lo seguono in quella circostanza iniziano a conoscere anche gli altri, dunque è sicuramente molto positivo per la categoria. Spero e penso che rimarrà nel 2023 e sono certo che rimarrà anche molto competitivo”.
Il Motorsport sta andando anche nella direzione dell’elettrico. Cosa accadrà in questo senso nei prossimi anni con Porsche?
“Dire cosa accadrà è veramente difficile perché nonostante noi abbiamo l’opportunità come team di lavorare a stretto contatto con un costruttore come Porsche all’avanguardia per quanto riguarda l’elettrico. Abbiamo avuto modo di constatare come nemmeno loro abbiano l’idea chiara di come e quando e in quale entità verrà introdotto nel Motorsport (a 360°, in Formula E sono presenti, ndr). Infatti poi la questione diventa legata al budget e se vediamo le vetture di Formula 1 che hanno una grossa componente elettrica sono delle auto molto affascinanti, al di là della questione del rumore, ma hanno delle efficienze incredibili e raggiungo risultati eccezionali. Dal mio punto di vista la Formula 1 sta adempiendo al suo scopo dello sviluppo dell’automobile e portarlo nella nostra categoria che si basa su basi economiche molto differenti è più complicato e non si prevede a breve termine di dare vita al passaggio all’elettrico, non tanto per una questione tecnica ma per la complicazione da un punto di vista tecnico”.
Da parte mia Davide Russo e a nome di tutta la redazione di Tuttomotoriweb un saluto e un ringraziamento speciale al manager Davide Mazzoleni e al driver Gianmarco Quaresmini. Non perdetevi le nostre chiacchierate esclusive a giovani ragazzi italiani che si stanno ritagliando uno spazio importante nel mondo dei motori. Lasciatevi ispirare dalla voglia di emergere di Filippo Farioli, neo pilota della Moto3. Date una occhiata all’appello di Carlo Tamburini a TMW: “L’Italia deve investire nel Motorsport”. Rimanete connessi sulle nostre frequenze per future interviste.
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