Rubens Barrichello entra ancora di più nelle storie delle quattro ruote, con il sudamericano che realizza un successo da leggenda.
I campioni sono tali perché hanno la forza di potersi conservare nel corso del tempo, dimostrando tutto il loro talento anche quando l’età e gli acciacchi sembrano ormai essere insostenibili, per questo motivo il trionfo di Rubens Barrichello a 50 anni è un risultato che lo porta ancora di più nel mito.
Quando si compie i 50 anni è praticamente impossibile essere ancora uno sportivo di grande livello, in particolar modo in un mondo così competitivo e difficoltoso come quell’automobilismo.
Pur rimanendo sempre seduti in auto lo sforzo fisico è davvero titanico e dunque la logica vorrebbe al comando dei piloti giovani e che grazie alla loro freschezza possano essere in grado di ottenere i più grandi traguardi.
La gioventù è sicuramente molto importante, ma allo stesso tempo non si può dimenticare anche l’esperienza e soprattutto la classe di certi grandi campioni che sono davvero immortali.
Tra questi non possiamo non citare uno dei grandi miti della Ferrari, ovvero Rubens Barrichello, con il sudamericano che non appena ha terminato la sua carriera in Formula 1 ha deciso di prendere parte allo Stock Car Brasile.
Già nel 2014 era stato in grado di vincere uno storico titolo nazionale, ma da quell’anno in poi le sue partecipazioni erano state prevalentemente ricche solamente di piazzamenti e nulla di più, ma quest’anno è cambiato tutto.
La sua Full Time Sports gli ha dato in mano una Toyota Corolla che è stata brillantemente guidata da Rubinho, riuscendo a vincere in ben tre occasioni durante il campionato, ma i favoriti rimanevano Gabriel Casagrande, pilota della AMattheis Vogel con una Chevrolet Cruize, e Daniel Serra, con la stessa vettura ma per la Eurofarma RC.
Mancavano solo le ultime due prove nel weekend di Interlagos per stabilire chi sarebbe stato il campione brasiliano dell’annata 2022 e Rubinho ha avuto modo di poter mostrare tutto il suo immenso talento per l’ennesima volta in carriera.
La Gara 1 del sabato aveva visto come grandi protagonisti i principali candidati alla lotta al titolo, con il successo che è stato ottenuto dalla Chevrolet di Felipe Baptista, pilota che in questo modo ha potuto entrare nei primi 20 della stagione, ma alle sue spalle è stata vera e propria lotta.
Alla fine il secondo posto lo ha ottenuto Serra proprio davanti a Barrichello, mentre Casagrande si è dovuto accontentare della quarta piazza, riuscendo comunque a consolidarsi al primo posto in vista dell’ultima prova dell’anno.
Ricordiamo infatti come nello Stock Car Brasile la vittoria in Gara 1 valga 30 punti, per poi andare a scalare addirittura fino al ventesimo piazzamento ed è proprio questa regola che è valsa il trionfo a Barrichello.
Pazzesco in Gara 2: Barrichello trionfa con l’undicesimo posto
Nell’ultima gara della stagione è stato davvero un gioco al massacro per i primi piloti che si contendevano il titolo, con Casagrande che è stato fin da subito squalificato non avendo nemmeno modo di poter iniziare la sua prova in pista.
Non è andata però di certo meglio all’altro rivale per il titolo, ovvero quel Daniel Serra che si è ritrovato fin da subito nelle retrovie a causa di una serie di guasti meccanici, concludendo fuori dalla zona punti al 27esimo posto.
Rubinho quindi ha avuto modo di poter gestire la sua domenica in maniera sagace e intelligente, sapendo che ora era davvero tutto nelle sue mani e così ha ragionato e ha corso con la calma olimpica che lo ha sempre contraddistinto.
L’undicesimo posto finale vale dunque il primo posto in classifica, anche perché alla fine della stagione si escludono i quattro peggiori risultati dell’annata, con l’ex Ferrari che dunque ha potuto scartare i due ritiri, la mancata partenza in gara 2 di Rio de Janeiro e il 22esimo posto del secondo weekend dei tre di Interlagos.
Molto diverso il discorso per Serra, dato che oltre al 27esimo posto di domenica ha dovuto rinunciare a ben 19 punti conquistati durante l’anno e dunque si è dovuto accomandare al secondo posto con il divario che è stato di 330 a 316.
Terzo posto invece per Casagrande che nell’ultimo weekend ha dilapidato il suo vantaggio e ora deve leccarsi le ferite riflettendo sui suoi errori e pensando a quello che avrebbe potuto essere e che invece non è stato.
Rubinho dunque torna campione dopo otto anni di distanza dall’ultimo titolo, scalzando così Casagrande dal suo trono, essendo stato campione nel 2021, e togliendo l’occasione a Serra di ottenere il quarto titolo in carriera.
Il risultato si fa inoltre ancora di più grandioso nel momento in cui si realizza come per la prima volta nella storia della competizione un pilota riesca a vincere a bordo di una Toyota, il che porta Barrichello a essere ancora di più un mito.