A Mondiale ormai ultimato torna a far discutere la questione del budget cap violato da Red Bull. A qualcuno non va proprio giù.
A far deflagrare la bomba era stato Toto Wolff. Nel contesto del GP di Singapore il responsabile del muretto Mercedes si presentò davanti alla stampa sostenendo che Red Bull e Aston Martin avevano infranto la regola relativa al tetto di spesa del 2021.
Un’affermazione pesante, la sua, che troverà parziale conferma solamente una decina di giorni dopo, ovvero quando la FIA renderà noto il report relativo alla rendicontazione prodotta dai diversi team.
Effettivamente solo la scuderia austriaca sarà beccata in castagna, con un surplus di risorse utilizzate pari a 2,2 milioni di dollari. Un eccesso motivato da Christian Horner e soci, da un errore nella segnalazione del denaro usato per il catering.
Spiegazione onesta o semplice arrampicamento sugli specchi? Il CEO della McLaren Zak Brown propende più per la seconda. Tanto che da subito si fece sentire indirizzando una missiva al presidente della Federazione Mohammed Ben Sulayem, oltre che all’amministratore delegato della F1 Stefano Domenicali.
“La violazione del budget cap costituisce un imbroglio, in quanto offre un vantaggio significativo sotto il profilo tecnico, sportivo e finanziario“, scriveva dando per certo un benefit sul lungo termine.
A questa lettera rispose a distanza il team principal dell’equipe con base a Milton Keynes dichiarandosi scioccato di tante accuse prive di fondamento.
Red Bull ancora nel mirino della McLaren
Ora il proprietario della squadra di Woking, ribadisce il concetto. Chi ha aperto i cordoni della borsa più del dovuto, ha violato la normativa tanto quanto chi ha cercato di fare il furbo con escamotage tecnici. Ecco perché, a suo avviso 7 milioni di dollari di multa, più la riduzione del 10% del monte ore da spendere in galleria del vento, sono solamente una carezza.
Inoltre, il manager americano ha messo in dubbio la motivazione fornita dal boss britannico. E’ impossibile, secondo lui, che possa essere sfuggito un dettaglio del genere. Un gruppo che lavora in F1 sa perfettamente cosa costa di più, e dove è bene mettere un freno. Allo stesso non è fattibile individuare con precisione cosa può aver portato ad andare fuori dal seminato.
“Non credo si possano isolare elementi specifici e sostenere che sia stata proprio quella la causa“, ha asserito decisamente perplesso, anche a fronte di certe esternazioni fatte dal team durante la stagione.
Gli austriaci avrebbero di sovente sostenuto di essere vicini al limite della spesa, cambiando versione successivamente quando cominciarono a dire di essere parecchio al di sotto.
“Come potevano essere lontani dalla quota di ben quattro milioni di dollari? Una scuderia cerca di avvicinarsi al tetto il più possibile. Personalmente mi sarei preoccupato di rientrare nell’arco dei 400.000 dollari“, ha proseguito il 51enne, evidentemente per nulla persuaso dalle molteplici spiegazioni fornite dagli avversari. La sua convinzione è che la violazione sia avvenuta di proposito per avvantaggiarsi sotto il profilo della performance.
“So che si parla di “sandwichgate” (in riferimento al presunto scivolone sul catering), ma credo che si stia sminuendo il fatto“, ha concluso critico con i colleghi.