Al termine del suo secondo campionato in Ferrari, Sainz fa un bilancio e non nasconde di aver fatto molta fatica.
Carlos Sainz Sr. lo aveva detto al momento della firma del figlio. Pazienza se Carlitos non poteva lottare per il titolo. Ciò che contava era essere diventato pilota della Ferrari. Garanzia di uno stipendio importante e di tanta pubblicità.
Prova ne sono i vari Eddie Irvine, Ruben Barrichello e Felipe Massa. Pur non essendo stati grandi manici sono rimasti nella mente di tutti, quali ottimi scudieri di Michael Schumacher.
Ma siccome ciò che si dice non sempre corrisponde a realtà. Non appena il madrileno si è accorto di avere tra le mani un mezzo in grado di vincere, non ha accettato di accodarsi a Charles Leclerc. E non lo ha fatto nemmeno il genitore che, dall’alto del suo blasone motoristico, ha convinto il boss Mattia Binotto a distribuire pari opportunità.
Il fatto che, invece, sulla carta gli sforzi avrebbero dovuto essere indirizzati al monegasco, ha guastato l’atmosfera interna. E in più di qualche occasione, dal box di Maranello è fuoriuscita qualche indiscrezione di malumori in circolo.
Sainz sotto pressione, ma non tutto è da buttare
Accantonato dalla Red Bull che lo aveva fatto esordire nel Circus nel 2015 con la Toro Rosso, il 28enne aveva dovuto trovare un’alternativa. Prima la Renault e poi la McLaren, gli sono servite per crearsi la fama di buon mestierante. Veloce e costante, seppur privo delle stimmate del leader, è stato chiamato dal Cavallino con l’obiettivo di portare a casa punti pesanti e coprire le spalle al #16.
Non tutto però, è andato secondo i piani. Specialmente in questa annata, partita con l’auspicio di grandi risultati.
“Le prime corse sono state piuttosto complesse“, ha ricordato al sito ufficiale della F1. Dopo un secondo e un terzo posto a Sakhir e Jeddah, sono infatti arrivati due ritiri che psicologicamente, e non solo, si sono fatti sentire. “Ho dovuto affrontare sfide che non mi attendevo“, ha ammesso definendosi poi orgoglioso del suo recupero. “Ma ho comunque tenuto alta la motivazione. nonostante gli alti e i bassi, e le cadute“.
A fine Mondiale 5° della generale conduttori, l’iberico ha decantato la sua abilità di ripresa. “Sono tornato a guidare al livello di un tempo. Per cui ci sono degli aspetti positivi da trarre“, ha detto.
In barba ad una F1-75 più adatta allo stile del collega di marca, è riuscito a raccogliere qualcosa. Ad esempio il successo di Silverstone. Il suo primo in carriera.
“Dal mio esordio nella massima serie, questo è stato l’anno in cui ho imparato di più. Ho avuto periodo più semplici e più difficili. Ma mai ero stato così messo alla prova“, ha confidato entrando poi nei dettagli della questione.
“Nei primi cinque o sei gran premi mi è mancato il passo. Di conseguenza ho dovuto cambiare molte cose sulla macchina e lavorare a fondo su me stesso, alterando il modo in cui guido. Questa operazione non è stata immediata. Ma quando l’ho compiuta, ho avvertito di aver fatto un passo avanti in termini di sviluppo e abilità come pilota“, ha terminato la sua disanima su un campionato rivelatosi complesso per lui sotto diversi punti di vista. Un probabile anticipo di ciò che sarà il 2023 quando, con un nuovo dirigente, la sua figura potrebbe essere relegata definitivamente in secondo piano.