L’indiscrezione è diventata realtà. Da inizio gennaio 2023 Vasseur sarà al vertice del team Ferrari. E molte saranno le cose che cambieranno.
Una cosa è certa, all’interno del box Ferrari saranno state due le reazioni alla notizia diffusa nel giorno di Santa Lucia. Ovvero l’ingresso di Frederic Vasseur nelle vesti di sostituto di Mattia Binotto. Leclerc avrà stappato una bottiglia di quelle buone. Sainz si sarà avvicinato una scatola di kleenex.
Ovviamente non lo possiamo dare per scontato, ma la sensazione è che il presidente John Elkann e l’amministratore delegato del marchio Benedetto Vigna, abbiano voluto puntare su qualcuno che potesse avere il polso per privilegiare lo spagnolo. Ciò che al contrario è mancato all’italo-svizzero.
Forse perché messo sotto pressione da papà Carlos, grande mattatore del WRC anni ’90, il 53enne non ha saputo fare una scelta. O meglio, non ha voluto essere chiaro, specialmente nelle prime gare del 2022 quando il caos regnava sovrano nonostante i buoni risultati.
Conseguenza della confusione sono stati errori a catena da parte dei due corridori, e di chi doveva fare le strategie e non solo. Un momento di particolare tensione, poi si è vissuto a Silverstone, quando alla prima vittoria del madrileno in F1 parte del garage rosso non ha voluto partecipare in quanto pretendeva che tutte le attenzioni fossero rivolte a Charles.
Vasseur in Ferrari: cosa cambia dal 2023
Ebbene, la nomina del transalpino a team principal significa che non ci saranno più simili questioni. Il monegasco da subito sarà nominato prima guida, a dispetto, magari, di quelle che saranno le dichiarazioni di circostanza. E tutta l’azione sarà concentrata su di lui. Si ripresenterà una Scuderia in stile epoca Schumacher? Difficile. Certi incastri non accadono spesso. Tuttavia il 64enne non si porrà problemi a privilegiare un corridore conosciuto quando gareggiava per la sua ART GP in GP3 e poi avuto al debutto in F1.
Carlitos, invece, volente o nolente, dovrà accettare di fare il secondo e accontentarsi delle briciole come un Barrichello qualsiasi.
E’ cosa buona e giusta? Forse è un peccato perché l’iberico ha capacità da non sprecare. Ma la stella della squadra è il #16 e almeno nell’immediato gli sforzi dovranno vertere su di lui nella speranza di porre un freno al digiuno di successi iridati che ci riporta indietro al 2007 per quanto concerne i conduttori, e al 2008 per i costruttori.
Rispetto all’annata terminata il 20 novembre ad Abu Dhabi, la Rossa dovrà mostrarsi più coesa e reattività. Troppo di sovente l’abbiamo vista passiva sia per quanto concerne lo sviluppo, sia davanti al portentoso recupero della concorrenza.
Fred, così lo chiamano nell’ambiente, ha dalla sua un blasone di serietà e professionalità che, in Alfa Romeo, non ha prodotto miracoli, ma almeno qualche passetto avanti.
A lui, dunque, l’arduo compito di traghettare un’equipe, che è anche simbolo di uno sport, verso tempi migliori. Da non sottovalutare nemmeno la ventata di internazionalità che porterà con sé. Dopo Domenicali, Mattiacci, Arrivabene e Binotto, è arrivato il momento per ritentare con uno straniero. Qualcuno che viene da fuori, non sa l’italiano e non legge la nostra stampa, potrebbe rivelarsi una panacea, in quanto meno soggetto alla pressione e alle alte aspettative che in patria si hanno per la Ferrari.