E’ uscita su DAZN una docu-serie dedicata all’ex patron della F1 Bernie Ecclestone, dove sta raccontando aneddoti incredibili della sua carriera.
Se pensate alla F1, ad oggi uno dei nomi più conosciuti è quello dell’ex presidente Bernie Ecclestone, che dal 2017 si è defilato dopo la vendita a Liberty Media dei diritti sul campionato per la cifra astronomica di 8 miliardi di dollari. Una vita votata al mondo dei motori quella dell’inglese, classe 1930, che all’inizio provò a costruirsi una carriera da motociclista ma ben presto passò alle quattro ruote, terminando anzitempo la sua carriera per un incidente serio. Un episodio che segnò la sua vita e che lo portò ad una grande svolta, visto che da quel momento si dedicò agli affari.
E nel 1957 Ecclestone decise di tornare nel mondo dell’automobilismo sia come manager del pilota Stuart Lewis-Evans che come acquirente della scuderia Connaught e solo la morte del suo pilota lo tenne di nuovo lontano dalle piste, a cui fece ritorno negli anni Settanta, per non lasciarle più. Un’ascesa incredibile quella del britannico, che è poi diventato il boss incontrastato del Circus, cosa che ha creato non poche polemiche.
Ma dopo l’addio alla F1 sono diverse le vicende giudiziarie che lo hanno visto protagonista. L’ultima lo vede accusato di frode fiscale dal Crown Prosecution Service dopo un esame di un fascicolo inviato al CPS da HM Revenue and Customs che ha riferito di non aver dichiarato attività estere per 400 milioni di sterline.
Ecclestone e le nuove confessioni tv
Ma è di queste settimane l’uscita su DAZN di Lucky!, che non è altro che una docu-serie incentrata sulla figura di Bernie Ecclestone, ideata e diretta da Manish Pandey (sceneggiatore del film Senna) in cui viene ripercorsa la vita del 92enne e il suo rapporto con il Circus attraverso una serie di interviste condotte nel 2020 e nel 2021. Composta da otto capitoli, sta rivelando al momento alcune cose molto interessanti sul suo conto.
Ad esempio nel primo capitolo Bernie racconta di come sono stati i suoi primi contatti con la F1, sport che ha governato per più di quattro decenni e in cui è stato presente sin dalla sua gara d’esordio nel 1950. E racconta che andò a Silverstone con il padre come tifoso, trascorrendo la notte in macchina, sintomo della sua passione per le corse automobilistiche per la quale arrivò anche a gareggiare, nella F3 britannica ma senza grandi risultati. Ma soprattutto ha raccontato le sue esperienze come manager, prima di Stuart Lewis-Evans e poi di Jochen Rindt, entrambi legati da un tragico destino. “Tornai ai miei affari pensando che non mi sarei mai più immischiato in quel mondo“, ricorda Ecclestone dopo la morte dell’inglese nel 1958 e quella dell’austriaco nel 1970. Fu un colpo molto duro per lui, tanto che ha confessato: “A quanto pare ero al suo funerale, anche se non lo ricordo nemmeno. La sua morte è stata una grande perdita per me“.
Prima di dedicarsi alla F1, Ecclestone però ha ricordato che si dedicò, tra l’altro, alla compravendita di auto usate e nella docu-serie ha raccontato un aneddoto di quel periodo che ben riassume il suo carattere: “Una volta comprai un’auto da un uomo e venne fuori che non era il proprietario, quindi ho annullato il suo assegno. L’uomo si presentò per dirmi che voleva che gli firmassi un assegno e tirò fuori una pistola da sotto il maglione. Gli ho detto che non capivo cosa stesse cercando di fare con lei perché se mi avesse sparato non avrebbe potuto incassare l’assegno. Abbiamo parlato, l’abbiamo risolto e poi è diventato un buon cliente“.