L’addio di Mattia Binotto alla Ferrari ha generato un vuoto di potere che va colmato in fretta. L’esperto non è d’accordo con la scelta.
L’inverno che intervalla le stagioni 2022 e 2023 in casa Ferrari sarà uno dei più turbolenti degli ultimi anni, dal momento che la caccia al team principal che sostituirà Mattia Binotto è tutt’altro che conclusa. Quando, nel gennaio del 2019, fu allontanato Maurizio Arrivabene, fu annunciato nell’immediato l’arrivo al suo posto dell’ingegnere di Losanna, mentre oggi si brancola nel buio.
Binotto manterrà la propria carica sino al 31 di dicembre, ma poi sarà letteralmente svincolato ed in cerca di una nuova squadra, nella quale non potrà accasarsi prima di un anno per via del famoso gardening. Il tecnico, che vive da sempre nel comune di Canossa, ha così detto addio a Maranello, dove lavorava dal lontano 1995.
Ma mandare via Binotto è stato davvero un errore? Giudicando i suoi quattro anni di gestione, verrebbe da dire che non si sarebbe potuto fare diversamente, ma a ben guardare c’è stata una disattenzione non da poco, che indirettamente vi abbiamo già annunciato nelle prime righe.
Un team come la Ferrari non può permettersi di restare senza guida per mesi, e sarebbe stato molto più saggio liberarsi di Binotto avendo già pronta un’alternativa valida. Tuttavia, non sembra essere andata così, ed ora il tempo stringe. Per fortuna, non sembrano esserci problemi legati alla costruzione della nuova monoposto, con Enrico Cardile, David Sanchez ed Enrico Gualtieri che sono al lavoro per ultimare il progetto del telaio e della power unit.
Considerando che il mondiale scatterà il 5 marzo, con due settimane di anticipo rispetto al 2022, è facile immaginare che le vetture verranno presentate a cavallo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, per cui, tra meno di due mesi. Ciò significa che il tempo stringe, e che un’alternativa vada trovata nel più breve tempo possibile.
Le ultime indiscrezioni parlano di un Benedetto Vigna, l’amministratore delegato del Cavallino, che vorrebbe farsi affidare la Gestione Sportiva nella sua totalità, potendo comunque delegare il ruolo di team principal ad un’altra persona. In questo senso, è tornato a farsi sentire il nome di Frederic Vasseur, che negli ultimi giorni aveva visto calare le proprie quotazioni.
Sul nome del futuro però, non ci sono affatto certezze, e le speculazioni continuano ad alternarsi in un vortice che pare non esaurirsi mai. Alcuni dei personaggi proposti, ovviamente, non hanno il minimo senso, come Monisha Kaltenborn e Jonathan Giacobazzi, mentre la pista di Gerhard Berger affascina ma non pare percorribile.
Nel frattempo, il boss della Red Bull, vale a dire Christian Horner, ha fatto capire che mandare via Binotto è stato un errore, e che la Scuderia modenese cambia ormai troppi team principal negli ultimi anni. La stabilità non è un concetto che è ben noto a Maranello, ma quando i risultati non arrivano è anche normale puntare a rinnovare l’ambiente.
Ferrari, Leo Turrini attacca ancora la dirigenza
Uno dei primi ad annunciare l’addio di Mattia Binotto alla Ferrari era stato Leo Turrini, noto insider del Cavallino e da sempre vicinissimo al mondo della squadra più vincente della storia della F1. Il giornalista ha già annunciato che l’addio dell’ingegnere di Losanna è stato un errore, dal momento che la nuova monoposto era nata e cresciuta sotto di lui, e che non era presente un’alternativa di livello assoluto.
Nelle ultime ore, Turrini ha rincarato la dose, attaccando la dirigenza sulla poca conoscenza della squadra di F1. Le sue parole non hanno bisogno di interpretazioni: “Al termine di quest’anno mancano pochi giorni e la squadra non ha né un direttore tecnico né un capo del Reparto Corse, ed il nuovo mondiale si avvicina sempre di più“.
Turrini ha poi aggiunto: “L’addio di Binotto è solo l’ultimo evento che si è aggiunto a tutto questo, ed io sono preoccupato riguardo al presente, l’azionista di maggioranza non sa cosa significhi realmente la Scuderia Ferrari ed il motivo per il quale esso sia così amato da tutti in giro per il mondo. La consapevolezza del valore di questo sentimento che hanno tutti verso questo marchio si sta perdendo, vedo troppa confusione“.
Impossibile dar torto a Turrini, che ha centrato in pieno il problema principale. John Elkann e tutto l’alto comando non hanno mai avuto la più pallida idea di cosa significhi questa squadra per i tifosi e per tutto il mondo dei motori, riducendola a brandelli negli ultimi anni. Binotto non farà più da parafulmine e tutti dovranno prendersi le loro responsabilità, nell’attesa che un nuovo team principal riceva l’incarico per il futuro.