In un’intervista il team manager Livio Suppo è tornato su una novità che farà il suo esordio nel 2023 in MotoGP e la critica aspramente.
Dopo l’addio improvviso di Suzuki alla MotoGP, ancora non è chiaro cosa ne sarà di Livio Suppo, team manager che era arrivato proprio quest’anno nel team giapponese per risollevarne le sorti dopo un paio di stagioni incolori seguite all’incredibile titolo Mondiale conquistato nel 2020 con Joan Mir. Il manager italiano ha fatto di tutto per far sì che il gruppo di lavoro riuscisse a trovare alternative in altri team, ma per lui e per pochi altri purtroppo per ora non ci sono novità. Ad oggi però rimane ancora uno dei più esperti nel suo campo e c’è da scommetterci che alla prima occasione tornerà nel paddock, dove ha lasciato davvero un pezzo del suo cuore.
C’è da dire che Suppo, dopo anni in Ducati e Honda, era tornato con una situazione molto diversa in MotoGP. Una classe regina sempre più schiava della tecnologia, che si è avvicinata pericolosamente alla F1 e che ora ne sta pagando le conseguenze con soluzioni che ne stanno minando lo spettacolo in pista. Tanti i piloti che ormai si lamentano di quanto sia difficile sorpassare in pista con queste moto.
Ma mentre si discute sui regolamenti futuri, tra le prime mosse di DORNA e dei team c’è da segnalare quella dell’introduzione, come nella F1, delle gare sprint. Un format che farà il suo debutto ufficiale nel 2023 e che si svolgerà il sabato alle ore 15 con giri dimezzati e punti dimezzati (12-9-7-6-5-4-3-2-1) rispetto a quella della domenica. Un po’ come accade con le quattro ruote. E a parlarne a Paddock GP è stato lo stesso Suppo.
Suppo e il suo no alle gare sprint in MotoGP
Vista la sua esperienza, il manager italiano ha criticato la scelta di questa novità in stile F1 introdotta in MotoGP. E ha ammonito i vertici della Federazione: “Qualunque cosa dicano, la partenza non è il momento più spettacolare di una gara ma quello più pericoloso. Il nostro sport è uno sport rischioso quindi certi momenti vanno ridotti. Invece li raddoppiamo“.
Ma è un pericolo anche per un altro fattore: “Ne parlavo con alcuni dei miei meccanici: preparare una moto per una gara è molto più stressante che prepararla per una sessione di test. In gara, la minima negligenza, per esempio una carenatura mal chiusa, rovina tutto. C’è più pressione per i meccanici e anche per i piloti. Fare 42 partenze a livello psicofisico è uno stress mostruoso. Pensando ad un campionato così lungo avrei almeno provato ad inserire la gara sprint in 4 gran premi per capirne gli effetti. Fare tutto in una volta mi sembra un azzardo“.
Suppo che poi si è chiesto quale sia la vera domanda sul perché delle gare sprint: se il vero motivo è fare in modo che più persone guardino la TV il sabato, probabilmente, ha ammesso, la cosa può funzionare perché “una gara attira sicuramente più di una sessione di qualifiche“. Se invece questa modifica è stata fatta nella speranza che aumenti l’interesse per il campionato MotoGP, “allora non avrà alcun effetto“. E ha spiegato il perché: “La prova lampante è la Superbike che ha sempre fatto 2 gare, ora anche 3 e nonostante questo non è diventato un campionato molto seguito. Aumentare il numero delle gare non basta ad aumentare l’interesse“.
Ma le gare sprint non sono l’unico fattore da considerare in MotoGP: “Ho avuto un’idea ispirata alla F1 e che era quella di utilizzare l’abbassatore posteriore solo in alcuni punti quando si segue un pilota, come il DRS. La cosa più spettacolare in MotoGP sono i sorpassi, magari all’ultimo giro. Non c’è niente di meglio di finali come Dovizioso contro Marquez, ti fanno sobbalzare davanti alla tv e ti fanno venire voglia di vedere la prossima gara. Potrebbe essere un’idea copiata dalla F1“. E ha concluso dicendo: “La domanda è come rendere la MotoGP qualcosa che la gente voglia vedere a tutti i costi. La gara sprint non otterrà alcun risultato da questo punto di vista“.