Il pilota di Faenza, Matteo Nannini, è pronto a lanciarsi in una nuova avventura, dopo le esperienze nelle formule propedeutiche alla Formula 1.
Matteo Nannini è un giovane driver italiano dalle belle speranze. Gli appassionati di quattro ruote ricorderanno l’ex pilota di Formula 1, Alessandro Nannini, fratello minore della cantante Gianna e figlio dell’imprenditore Danilo. Matteo ha iniziato a correre, a sei anni, sui kart, mettendo in mostra uno spiccato talento.
Nannini, classe 2003, ha ottenuto nel 2019 il primo grande successo della sua carriera. Nel campionato di Formula 4 Emirati Arabi Uniti ha vinto 7 gare, conquistando il titolo con 68 punti di vantaggio sul secondo classificato. Il passaggio in F3, l’anno successivo, è stato più complicato del previsto, nella squadra Jenzer Motorsport, chiudendo al diciottesimo posto con 11 punti. Nella stagione successiva, nel team HWA Racelab, partì col botto, conquistando un terzo posto nel primo round in Spagna. Qualche settimana dopo ha festeggiato anche la sua prima vittoria nella categoria, precedendo Enzo Fittipaldi in Ungheria.
La carriera di Matteo Nannini
Nello stesso anno Nannini ha disputato anche delle gare in F2, avendo convinto Alessio Deledda dal team tedesco HWA Racelab. Il suo miglior risultato è stato un decimo posto in Bahrain. Venendo meno il suo sponsor principale, non ebbe la chance di completare la stagione nella categoria propedeutica alla Formula 1. Al suo posto venne selezionato Jack Aitken. Il successivo passaggio alla Campos Racing durò poco e Nannini decise di intraprendere una strada diversa. Il giovane italiano ha scelto di volare negli Stati Uniti. Nel 2022 ha provato i bolidi della Stock car con il Team Stange Racing.
Nel 2023 affronterà la sfida della Indy NXT nella squadra Juncos Hollinger Racing, con un grande sogno nel cassetto. Per chi non la conoscesse, la Indycar è la principale serie di corse a ruote scoperte del Nord America. Per arrivare a gareggiare in futuro tra i piloti più forti della categoria, Nannini prenderà parte alla serie che lancia, ogni anno, una nuova generazione di talenti. Matteo, in ogni caso, continua a seguire le battaglie tra i migliori driver al mondo in F1, avendo una sua opinione chiara sulla Ferrari e sul Motorsport in generale.
La Scuderia Ferrari ha deciso di sostituire Binotto con Vasseur, ritieni che il tecnico francese possa fare bene a Maranello?
“Guardando ai team di sua proprietà nelle categorie minori che sono, sicuramente, tra i migliori che partecipano alle categorie di F2 e F3 hanno un sacco di successo quindi spero che possa portare lo stesso successo che ha avuto nei team di sua proprietà anche alla scuderia dove andrà l’anno prossimo”.
Ti sei ritrovato in F2 a gareggiare anche contro i driver dell’Art Grand Prix, cosa ne pensi?
“L’Art Grand Prix è uno dei team migliori che ci sia in Formula 3 e in Formula 2. Sono categorie monomarca, ma comunque c’è tanta differenza tra i team che vincono e i team che, invece, fanno un pochino più fatica a stare davanti. L’Art è una delle squadre migliori che uno possa scegliere. E’ francese e anche i motori sono francesi e magari questo aiuta anche. Ho avuto modo di fare un test, l’anno scorso, quando Correa non poteva partecipare. Mi hanno chiamato e ho fatto dei test con la sua macchina, sicuramente, è una buona squadra”.
Come ti stai trovando negli Stati Uniti? Cosa ti piace della loro cultura motoristica?
“L’americano è per l’America. Nel mondo dei motori il mio nome era più conosciuto in Europa, in America lo devo ancora far conoscere. Non tutti hanno presente chi sono, infatti, quando abbiamo fatto la presentazione ho ricevuto più domande perché non avevano mai sentito il mio nome nel mondo dei motori. Mi piace anche la loro mentalità, diciamo che da un certo punto di vista sono molto avanti, ma dall’altro sono molto indietro. Mi piace perchè vanno dritti al punto. Quindi se sei bravo ti danno le possibilità, se non sei bravo stai a casa. Secondo me è il modo giusto per fare questo sport”.
In F2, negli ultimi anni, anche in campioni stanno facendo fatica ad arrivare in F1. Cosa ne pensi?
“Si purtroppo, come dicono in America, ‘money is the king’, il danaro è il re. L’abbiamo visto tante volte, anche nel passato, dove comunque è arrivata anche della gente sebbene prima di loro c’era un’altra fila di 20 piloti e, invece in America, è un pochino più difficile da quello che ho visto io o, comunque, arrivi ma dopo se non fai bene ti lasciano a casa. Secondo me questo è il modo giusto di fare, perché vi sono pochi posti in tutto il mondo e in F1 vi sono solo 20 posti e sul pianeta siamo 7 miliardi di persone. C’è gente che sogna ogni giorno di poter arrivare ad avere un sedile e se il posto è occupato così non ha molto senso”.
Secondo te quali sono i problemi legati alle categorie propedeutiche alla Formula 1?
“La politica uccide un po’, però la F2 è il gradino sotto alla F1 e in teoria è da lì che vengono i talenti. Secondo me il mondo americano, sotto questo punto di vista, è più forte e aiuta prima chi vince, poi anche gli altri. Negli States la possibilità di vincere anche dei soldi permette di proseguire il tuo cammino più facilmente”.
Matteo, come hai iniziato a muovere i primi passi nel Motorsport? Hai frequentato una Academy o seguito i consigli di un coach?
“Ho fatto tutto con mio papà, dato che aveva esperienza, correndo in kart e lavorando in team di F1. Nessuno mi ha mai spinto a fare questo sport, proprio mi piaceva. Prima avevo fatto altri sport, ma non ero bravo. Poi ho iniziato con mio papà e mi ha sempre seguito e da lì è iniziato il tutto”.
La F1 ha scelto di gareggiare su circuiti cittadini nuovi, come Miami e Las Vegas. Puoi parlarci dei tracciati storici su cui correrai l’anno prossimo?
“Non vedo l’ora di guidare su piste come St. Petersburg, dove si svolge la prima gara, poi in America i fan possono interagire con i piloti, l’ho visto lo scorso anno quando sono andato a Mid-Ohio. Quindi non è come in Formula 1 dove i fan possono stare solo sulle tribune, almeno che non hanno il pass vip. Qui c’è libero accesso e possono andare dappertutto, sicuramente è un’emozione diversa perché comunque a noi piloti ci fa piacere quando la gente viene a vederti, ti chiede una maglietta o una cartolina. Secondo me è quello che ti fa capire che stai facendo una cosa unica che non tutti possono fare, ma che tanti vorrebbero fare. Il Motorsport americano è più forte, secondo me, per creare le sinergie tra i fan e i piloti”.
Ad eccezione dei rivali alla corona iridata della scorsa annata in F1, Verstappen e Leclerc, cosa ne pensi degli altri giovani emergenti?
“La F1, da sempre, va un po’ a generazioni. C’è stata la generazione Mercedes, vincevano sempre loro, inquadravano sempre loro. Gli altri erano un po’ nascosti. Adesso è il momento generazionale della Red Bull. E’ ripartita, dopo un po’ di anni, però ci sono tanti giovani in F1 che hanno voglia di fare e dimostrare perché non hanno il posto assicurato. Devono per forza fare bene perché sennò poi, l’anno dopo, c’è la possibilità che non gli rinnovino i contratti, a differenza magari di quelli più esperti che hanno contratti a lungo termine. Non hanno questo fuoco sotto il sedile nel dover fare bene per forza”.
Secondo te cosa manca per rivedere un pilota italiano in F1?
“Beh Antonio Giovinazzi è stato messo in Formula 1, in Australia, dove ha fatto la sua prima gara. Non aveva fatto prove ed ha sbattuto. Ci sta e non ci sta, ma le monoposto di Formula 1 rappresentano il massimo che puoi guidare e non sono così facili, come tanti pensano. Il Motorsport è tutto italiano perché se pensiamo alle più grandi case, ovvero Ferrari, Lamborghini, Maserati, Ducati sono italiane, le gomme sono italiane e l’elettronica Magneti Marelli è italiana, però non c’è un pilota italiano. E’ brutto anche per gli altri Paesi che ci guardano e non capiscono cosa non va, anche perchè è pieno di piloti. Antonio è solo uno degli ultimi esempi, ma avevamo anche Valsecchi e tanti altri. Davide Valsecchi, tra l’altro, aveva anche vinto il campionato (di GP2 oggi F2, ndr). Manca, forse, ciò che hanno i francesi e non solo, ovvero il nazionalismo. I francesi spingono per i francesi. Nell’Academy della Ferrari c’era anche Antonio Fuoco, oggi invece è pilota ufficiale Ferrari con AF Corse. Dovrebbe il Paese aiutarci e sostenere di più i piloti italiani che stanno cercando di arrivare sino alla Formula 1”.
Cosa ne pensi del Motorsport elettrico?
“Le auto devono far rumore perché sennò non creano quell’emozione che i motori creano dentro di noi. Qui ho provato un go kart elettrico ed è molto più divertente di un go kart a motore perché comunque la trazione, cioè è proprio tutta un’altra cosa, molto più veloce, molto divertente anche da gestire ed è molto più facile. Basta caricarlo, schiacci un pulsante e via, anziché guardare la candela, l’olio, la miscela, i getti, la carburazione e tutte queste cose qui. Secondo me il suono ci deve essere e non può essere un suono rimpiazzato da una cassa finta. Non può essere un suono artificiale, ma deve essere un suono di un motore vero”.
Quali sono gli obiettivi della prossima stagione? Ti sei dato delle scadenze?
“Il mio obiettivo nell’Indy NXT è quello di vincere il campionato così da fare il salto nella categoria principale in IndyCar. So di avere le carte giuste per potercela fare”.
Ti piacerebbe correre anche in categorie a ruote coperte?
“Il mio obiettivo principale è quello di fare bene nelle ruote scoperte, visto che ho ancora tempo e ancora anni avanti per provarci. Altre categorie motoristiche potrei valutarle in un futuro lontano della mia carriera. Adesso il mio obiettivo è fare la Indy e tutto il resto non esiste”.
Hai un pilota da cui trai ispirazione?
“Sinceramente no, so quello che voglio e che vorrei raggiungere e fare. Il mio obiettivo più grande che vorrei realizzare, nel breve tempo, è vincere la Indy 500, anche se la prima volta che ho visto un on-board devo ammettere che, di solito li guardo e non mi impressionano, ma quello mi ha impressionato davvero, perché si vede che la macchina è veloce e fare 250 giri, girando sempre a sinistra per due ore, non deve essere così facile. Poi dopo quello vediamo cosa succederà”.
Da parte di tutta la redazione di Tuttomotoriweb un saluto e un ringraziamento speciale a Matteo Nannini. Rimanete sintonizzati sulle nostre frequenze per altre interviste esclusive a giovani ragazzi italiani che si stanno ritagliando uno spazio importante nel Motorsport. Lasciatevi ispirare dalla voglia di emergere di Filippo Farioli, neo pilota della Moto3. Date una occhiata anche all’appello di Carlo Tamburini a TMW: “L’Italia deve investire nel Motorsport”. Seguiremo con attenzione Matteo Nannini e, per ora, gli facciamo un grosso in bocca al lupo per la sua nuova avventura in Indy NXT, nella speranza di rivedere un grande talento italiano emergere negli States.