Tracciando un quadro di quella che è stata la sua carriera in MotoGP, l’esperto tecnico Forcada si è soffermato sulle difficoltà di Dovizioso.
Per trent’anni lo abbiamo visto al fianco dei piloti che, non appena scesi dalla moto, gli raccontavano, sottovoce, quasi fosse un confessore, le sensazioni provate alla guida. In tre lustri, Ramon Forcada ha ascoltato pregi e difetti delle due ruote su cui ha lavorato. Sfoghi amari ed esaltazioni. Accumulando esperienza da vendere.
Poi però, come in ogni bella storia, è arrivata la parola fine. Non che fosse sua intenzione, per la verità. Semplicemente, il team RNF ha scelto di fare a meno di lui. Con il passaggio dalla Yamaha, all’Aprilia, si è infatti preferito dare spazio agli interni di Noale, piuttosto che “importare” personale. Eccolo dunque accettare di fare un passo indietro. E di “scendere” alla Moto3 con la Mir Racing, per fare l’opposto di ciò a cui era abituato. Portare al debutto i ragazzini.
Intervistato da Manuel Pecino per il suo canale YouTube, l’iberico ha però voluto ricordare i grandi nomi che si è trovato a seguire nel suo percorso del tecnico: Carlos Checa, Álex Barros, Jorge Lorenzo, Maverick Viñales e più di recente Franco Morbidelli, sono solo alcuni. Quindi, una riflessione sul 2023.
“Avrei potuto anche rimanere nella top class avendo delle opzioni. Ma non c’era nulla di davvero serio e allora ho chiuso la porta“, ha affermato evidenziando poi una situazione poco proficua per chi fa il suo lavoro. Il Covid ha fatto traballare ogni cosa. Influenzando anche lo sport in maniera negativa.
“Nel 2021 ho lavorato con cinque piloti. Credo che sia un record!“, ha considerato con amarezza, rimarcando come il peggio sia stata propria la mancanza di continuità che di fatto impedisce il raggiungimento dei risultati.
Forcada vuota il sacco su Dovizioso
Tra i centauri con cui ha collaborato lo spagnolo, Andrea Dovizioso è stato l’ultimo. Come noto, il forlivese, incapace di trovare la quadra, ha optato per lasciare la classe regina a campionato in corso, salutando la compagnia in occasione del GP di Misano. Una vera disfatta. Una sconfitta, che ha lasciato l’amaro in bocca a lui e al suo box.
Ma cosa non ha funzionato? Cosa ha impedito all’italiano di essere competitivo nel 2022? Per il capotecnico la ragione della débâcle sta tutta nella mancanza di feeling con la M1.
“Mi disse che i risultati non sarebbero arrivati, perché non si sentiva a suo agio in sella, ma in Yamaha fecero finta di niente“, il racconto del 65enne.
Siccome morto un papa se ne fa un altro, non appena il 36enne ha detto addio, il costruttore nipponico ha immediatamente promosso al suo posto il tester Cal Crutcholw.
Una decisione per Ramon non ottimale, anche se sempre meglio che piazzare un esterno. “La strada dei collaudatori è quella più gettonata. Lo ha fatto Honda con Bradl. E pure Savadori e Pirro hanno disputato alcune corse. Tuttavia, così facendo si rischia di rallentare lo sviluppo“, ha valutato.
In ultimo un flash sul proprio ruolo e su come avviene il confronto con i rider durante i weekend in pista. “Io faccio una pianificazione di come si svolgerà il fine settimana. I giri fattibili, gli orari, quanto si sta fermi. I piloti, invece, si concentrano maggiormente sul comportamento della moto, per quanto concerne le gomme e il carburante“.