In una lunga intervista, Marko è tornato sulla stagione conclusa e non ha risparmiato, come suo stile, delle bacchettate alla Ferrari.
E’ stata una stagione incredibile per la Red Bull in F1. Trionfare in 17 gare su 22 non è cosa da poco, sono il segno di un vero dominio. Il tutto in un’annata cominciata con cinque ritiri in tre gare e una Ferrari che sembrava decisamente in palla e superiore tecnicamente. Ma la scuderia anglo-austriaca è stata bravissima a mettersi a lavoro, a testa bassa, e ricominciare a vincere. E lo ha fatto forse dal GP più importante per la Rossa, quello di Imola, dove la Ferrari voleva dare un segnale chiaro per il Mondiale ma nel quale ha preso uno schiaffo importante, il primo di una lunga serie che ha portato la scuderia italiana poi a capitolare ben prima della fine dell’estate. Un particolare che ha ricordato spesso anche il talent scout e consulente del team Helmut Marko.
Nonostante un rapporto non proprio idilliaco, la Red Bull è stata brava a gestire la situazione interna tra Max Verstappen e Sergio Perez, dando ovviamente precedenza all’olandese e tenendo a bada il messicano in più di una occasione. In questo modo la scuderia è riuscita a portarsi a casa non solo il titolo piloti per il secondo anno consecutivo con Max ma anche quello costruttori, interrompendo la striscia positiva di Mercedes che durava in pratica da tutta l’era turbo-ibrida.
Per Marko poi, seppur da consulente, si tratta come per il team del sesto titolo piloti portato a casa da quando il marchio è sbarcato in F1. E questo forse è stata la stagione maggiormente dominata, come ha ricordato lui stesso in una intervista ad Auto Und Sport. Una chiacchierata dove si è parlato tanto di Red Bull ma anche degli avversari.
Marko torna a “bastonare” la Ferrari
Proprio parlando dei motivi che hanno portato a questo dominio Red Bull, Marko ha confessato che sicuramente una parte importante l’hanno giocata gli “errori strategici” della Ferrari: “Nel corso della stagione hanno sviluppato l’auto in modo tale da richiedere sempre più un consumo delle gomme. Questo è ciò che ci ha reso così fiduciosi in gara. Penso che essere sotto di 46 punti dopo la terza gara ci abbia dato la sensazione di ‘ora o mai più‘”. Ma sicuramente è stato molto importante il lavoro in fabbrica per migliorare la monoposto, che è nata con un sovrappeso di 20 kg che non è stato semplice da risolvere ma che ha portato a grandi risultati.
Marko che ha sottolineato il lavoro fatto da tecnici e ingegneri in galleria del vento, ma ha comunque avuto modo per elogiare ancora una volta il talento di Verstappen: “Quando Max riesce a superare il limite e si sente sicuro, è diverso da chiunque altro si spinge al limite. La nostra macchina è in realtà dov’è Perez. E Perez è un ottimo pilota di Formula 1, ma non è Verstappen“. Una mazzata non da poco per il messicano e le sue ambizioni, anche future.
A fare la differenza poi in Red Bull, secondo il talent scout, anche la situazione all’interno del team. In queste settimane infatti diverse scuderie hanno cambiato team principal e in continuazione ci sono viavai di tecnici. Invece nella squadra anglo-austriaca è tutto molto stabile da diverso tempo. Ed è uno dei segreti per arrivare al successo: “Da noi tutto rimane calmo. I colloqui sono stati tenuti con il nostro nuovo capo, il signor Mintzlaff, e tutti concordano sul fatto che non avrebbe senso ricostruire un pacchetto di successo come la Red Bull Racing. Dove c’è bisogno è in Alpha Tauri, non qui. Il nuovo capo ha assicurato che in gran parte lascerà tutto com’era sotto Mateschitz“.
Marko che poi ha riservato una nuova frecciata alla Rossa, che ora si è affidata a Frederic Vasseur, con Mattia Binotto che è stato il 4 team principal dal 2014 a lasciare il suo posto: “Nel caso della Ferrari, non capisco bene il cambiamento. Considero Binotto un ottimo tecnico e politico. Era semplicemente sopraffatto dal compito. Ma sarebbe bastato dotarlo di un direttore sportivo che lo affiancasse in pista e per la strategia. Con l’uomo nuovo (Vasseur, ndr), che ha tanti altri lavori, vedo un indebolimento per la Ferrari“. Ed è tornato a sottolineare un fatto: “Red Bull e Mercedes sono vincenti attraverso la stabilità e la continuità“. Per questo ha messo la Mercedes come la rivale numero uno il prossimo anno e non la Rossa.
La spinosa questione Honda
Per Red Bull però è già tempo di pensare al 2026, quando cambieranno di nuovo i regolamenti tecnici. E tra le novità c’è che non continuerà la partnership con Honda. Un rapporto in realtà che dallo scorso anno è diventato solo di collaborazione, con i motori ora sviluppati direttamente da Milton Keynes ma supervisionati da un gruppo alle dipendenze di Red Bull ma formato ancora da tecnici giapponesi. Ma tra quattro anno sarà tutto diverso.
“Quando la Honda ha annunciato il suo ritiro due anni fa, non voleva nemmeno fornire il motore esistente. Siamo stati in grado di trasformare gradualmente questa situazione in una cooperazione“, ha confessato Marko. Che poi ha aggiunto: “Quando si è trattato per il 2026, le cose si sono fatte difficili. Si pensava che Honda avrebbe fatto solo la parte elettrica, ma non siamo riusciti a trovare un accordo. Ma vediamo. Presto verrà presa una decisione“. Dunque la separazione sembra ormai vicina, ma non c’è ancora una chiusura totale. Anche se Marko è chiaro: “Quando la Honda tornerà, avrà bisogno di un top team. Non può essere Alpha Tauri, soprattutto se non ci fossero più sinergie con noi. Quando chiedo in giro, ogni costruttore di motori, dall’Audi alla Renault, vuole una seconda squadra. Non è rimasto molto in giro per Honda“. Una sorta di richiamo ai vertici del marchio giapponese per convincerli a rivedere il rapporto con Red Bull? Chissà.